Castelcivita: differenze tra le versioni

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==Storia==
Il paese, conosciuto nell'antichità con il nome di oppido Alburno, presenta un impianto urbanistico minoico-miceneo, databile al XV-XIV sec. a. C., ma le sue origini sono ancora più antiche. Ha la sua rocca nel succorpo della chiesa parrocchiale di S. Cono v. e m. intorno alla quale gravitano quattro quartieri disposti in modo ortogonale su due assi stradali principali.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=G. Figliolia Forziati|anno=2016|titolo=L'Oriente abita l'Occidente. Castelcivita: ritrovati importanti reperti micenei, minoici, cicladici e sumeri|rivista=|editore=Centro Culturale Studi Storici - "Il Saggio"|numero=|pp=36|lingua=italiano}}</ref> Nell' VIII-IX secolo rinacque intorno al monastero greco-bizantino di S. Cono (rione La Terra), come testimonia la toponomastica longobarda dei rioni Case la Terra, Casale e Casaline.<ref>{{Cita libro|autore=G. Figliolia Forziati|titolo=Castelcivita, la piccola Assisi degli Alburni|dataoriginale=2015|anno=|editore=Arci Postiglione|pp=616}}</ref> E' indicato nei documenti [[angioini]] e in età [[aragonesi|aragonese]], con il nome di Castelluccia, probabilmente per indicare, già dal [[XIII secolo]], un piccolo centro fortificato. Si pensa che la recinzione totale di Castelcivita sia opera di [[Pandolfo di Fasanella]], gran feudatario, il quale la fece costruire per ordine di [[Carlo I d'Angiò]]. Il centro storico presenta l'antica struttura di fortezze e infatti è caratterizzato da vie e viuzze che si intersecano tra di loro e da innumerevoli scalini interrotti di tanto in tanto da qualche spiazzo seguendo l'andamento toponomastico del territorio. Interessanti sono i portali con [[architrave|architravi]] in pietra calcarea locale e [[Piperno (roccia)|piperno]] sui quali si possono ancora ammirare gli stemmi di nobili famiglie e pregevoli giochi geometrici.
 
Nel corso del 1799 Castelcivita fu teatro di alcuni importanti eventi che segnarono la breve esistenza della [[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica Napoletana]]. In seguito alla [[Campagna d'Italia (1796-1797)|Campagna d'Italia]] combattuta dalla Francia rivoluzionaria contro le potenze monarchiche europee dell'Antico regime, sorsero sul territorio italiano, numerose repubbliche filofrancesi e giacobine quali la [[Repubblica Ligure]] e la [[Repubblica Cisalpina]] nel [[1797]], la [[Repubblica Romana (1798-1799)|Repubblica Romana]] nel [[1798]] e la [[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica Napoletana]] nel [[1799]]. La vita della Repubblica Napoletana fu però particolarmente travagliata, mancò sin dall'inizio l'adesione popolare alla rivoluzione la quale coinvolse soltanto le personalità di maggiore cultura del napoletano che non riuscirono a trasmettere alla gente comune il senso della rivoluzione. Di conseguenza, nelle province non occupate dall'esercito francese, il Governo provvisorio, al fine di contenere i movimenti controrivoluzionari, fedeli al re [[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando IV di Borbone]], diede luogo ad una dura repressione contro gli oppositori della neonata Repubblica. In tale contesto, il Governo repubblicano inviò vari contingenti armati nelle province, e tra questi vi era la colonna armata guidata dal Generale [[Giuseppe Schifani]] che aveva lo scopo di giungere in Calabria attraversando il salernitano. Le truppe del Generale Schifani, dopo aver attraversato i territori amici di Salerno, Eboli ed [[Albanella (Italia)|Albanella]], giunsero nei territori dei monti Alburni che erano rimasti fedeli ai Borboni. Il Generale Schifani, dopo aver liberato dai filo-borbonici la vicina [[Roccadaspide]] si diresse verso Castelcivita dove però incontrò la tenace resistenza della popolazione capeggiata da [[Gerardo Curcio]] di Polla detto Sciarpa, che riuscì a respingere l'avanzata delle truppe franco-napoletane. Nelle settimane successive, abbandonata dai francesi, la [[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica Napoletana]]. capitolerà di fronte all'avanzata da Sud del Cardinale [[Fabrizio Ruffo]] fedele al re [[Ferdinando I delle Due Sicilie|Ferdinando IV di Borbone]].<ref>{{cita libro| Franco Savelli| Il meridione d’Italia Borbone di fine ‘700, Parte II: La fine della Repubblica Partenopea - La Sardegna}}</ref><ref>{{cita libro| Mario Battaglini| Il Monitore Napoletano 1799}}</ref><ref>{{cita libro| Vincenzo Cuoco|Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799 (1801) - Capitolo XXXIII}}</ref>