Cinquecentina: differenze tra le versioni

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Con '''cinquecentina''' s'intende un'edizione [[Stampa|stampata]] nel [[XVI secolo]]. Il termine è conio piuttosto recente, nato in ambito [[Biblioteconomia|biblioteconomico]].<ref>Se ci riferiamo, ad esempio, al [[Grande dizionario della lingua italiana]], esso compare solo nel ''Supplemento'' 2004. </ref>
 
==DescrizioneStoria==
Nella prima metà del [[XVI secolo]] la città dove si sviluppò maggiormente la stampa dei libri fu [[Venezia]]. La presenza di capitali e materie prime, prima fra tutte lasoprattutto carta, permetteva agli stampatori - fra cui il famoso [[Aldo Manuzio]] - di portare a compimento numerose iniziative [[Editoria|editoriali]]. L'alto livello culturale della committenza lagunare, assieme al vasto contesto di libertà civili di cui godeva la [[repubblica veneziana]], permisero tale significativo sviluppo. Si stima che in questo periodo [[Venezia]] abbia prodotto la metà circa di tutti i libri stampati in [[Italia.]]<ref>M. Infelise, ''I padroni dei libri. Il controllo sulla stampa nella prima età moderna'', Roma, Laterza, 2014, tab. 1.</ref> anche se ormai il [[Bel paese|Belpaese]] aveva perso il primato assoluto di [https://en.wikipedia.org/wiki/Incunable#/media/File:Incunabula_distribution_by_region.png produzione] in [[Europa]] risalente all'epoca degli [[Incunabolo|incunaboli]].
 
A partire dalla seconda metà del secolo, alcuni fattori quali la [[Colonizzazione europea delle Americhe|scoperta dell'America]], la riforma [[Protestantesimo|protestante]], l'istituzione dell'[[Indice dei libri proibiti]], contribuirono a modificare la distribuzione geografica dei centri editoriali in [[Europa]]. Emergono nuovi attori importanti come, ad esempio, gli [[Henri Estienne|Estienne]] in [[Francia]] e [[Christophe Plantin|Plantin]] (cattolico) ed [[Elsevier|Elzevier]] (protestante) nei [[Paesi Bassi]].
A Venezia giunsero [[stampatore|stampatori]] da ogni parte d'[[Europa]]: dalla [[Germania]], dalla [[Francia]], come il celebre [[Nicolas Jenson]], nonché da varie regioni italiane. Ciascun [[tipografo]] adottò un particolare segno grafico detto "[[Marca (marketing)|marca]]", per identificare ciascuna copia stampata.
 
Le [[tiratura|tirature]] variavano dalle poche centinaia di copie sino ad alcune migliaia (celebre il caso dei ''Colloquia'' di [[Erasmo da Rotterdam|Erasmo]] la cui terza edizione stampata nel [[1522]] da [[Johann Froben|Froben]] vendette 24.000 esemplari);<ref>P. Rossi, ''La Memoria del sapere: forme di conservazione e strutture organizzative dall'antichità a ogg''i, Roma, Laterza, 1988, p. 142.</ref> il trend, rispetto al secolo precedente, è comunque di un generale aumento quantitativo, necessario agli editori per ammortizzare i costi fissi.<ref>H.J. Martin, ''Pour une histoire du livre (XVe-XVIIIe siècles). Cinq conférences'', Napoli, Bibliopolis, 1987, 13-14.</ref> Nel corso del [[XVI secolo]] furono dati alle stampe in Europa, secondo una stima verosimilmente in difetto, oltre 217.000.000 titolivolumi.<ref>J.L. van Zanden, E. Buringh, ''Charting the "Rise of the West": Manuscripts and Printed Books in Europe, a Long-Term Perspective from the Sixth through the Eighteenth Centuries'', <<Journal of Economic History>> 69, 2 (2009), pp. 409-445: 417 (tab. 2).</ref>
Dai torchi uscivano libri di differenti tipologie: testi antichi di [[diritto]], libri di [[medicina]], [[messale|messali]] finemente decorati e [[libro liturgico|libri liturgici]], classici della [[letteratura latina]], testi universitari, opuscoli d'occasione, fogli volanti con [[notizia|notizie]] di attualità o contenenti [[preghiera|preghiere]], libri rari ristampati e testi sui più vari argomenti, sia in [[lingua latina|latino]] che in [[Lingua volgare|volgare]].
 
==Sviluppo tecnico==
Le [[tiratura|tirature]] variavano dalle poche centinaia di copie sino ad alcune migliaia (celebre il caso dei ''Colloquia'' di [[Erasmo da Rotterdam|Erasmo]] la cui terza edizione stampata nel [[1522]] da [[Johann Froben|Froben]] vendette 24.000 esemplari);<ref>P. Rossi, ''La Memoria del sapere: forme di conservazione e strutture organizzative dall'antichità a ogg''i, Roma, Laterza, 1988, p. 142.</ref> il trend, rispetto al secolo precedente, è comunque di un generale aumento quantitativo, necessario agli editori per ammortizzare i costi fissi.<ref>H.J. Martin, ''Pour une histoire du livre (XVe-XVIIIe siècles). Cinq conférences'', Napoli, Bibliopolis, 1987, 13-14.</ref> Nel corso del [[XVI secolo]] furono dati alle stampe in Europa, secondo una stima verosimilmente in difetto, oltre 217.000 titoli.<ref>J.L. van Zanden, E. Buringh, ''Charting the "Rise of the West": Manuscripts and Printed Books in Europe, a Long-Term Perspective from the Sixth through the Eighteenth Centuries'', <<Journal of Economic History>> 69, 2 (2009), pp. 409-445: 417 (tab. 2).</ref>
Il periodo degli [[Incunabolo|incunaboli]], non aveva portato grandi modifiche esteriori rispetto al [[Manoscritto|manoscritto]]. A partire dalla fine del [[Secolo XV|Quattrocento]], e sempre piú nel corso del [[Secolo XVI|Cinquecento]], diventa invece costante l'inserimento di tutti quegli elementi [[Paratesto|paratestuali]] che rendono il [[Libro|libro]] moderno, differenziandolo dal [[Codex|codex]]: [[Frontespizio|frontespizio]], [[Indice analitico|indici]], [[Nota tipografica|note tipografiche]], [[Paginazione|paginazione]] e [[titolo corrente|titoli correnti]], marche editoriali, [[Punteggiatura|punteggiatura]], eccetera.
 
A partire dagli ''enchiridia'' ([[1501]]) di [[Aldo Manuzio|Manuzio]] il formato tascabile trova largo favore di pubblico; si delineano alcuni caratteri tipografici tuttora in uso (come il [[corsivo]], creato da [[Francesco Griffo]] e il [[Garamond (carattere)|garamond]], derivato dalle pubblicazioni di [[Simon de Colines]]); l'[[illustrazione]] (inizialmente [[Xilografia|xilografica]] e poi sempre piú [[Calcografia|calcografica]]) diviene una presenza significativa fra le pagine; aumenta la percentuale dei testi stampati in [[Lingua volgare|volgare]] rispetto a quelli in [[Lingua latina|latino]]<ref>M. Santoro, ''Storia del libro italiano'', Milano, Bibliografica, 2008, 134</ref> e dei titoli "secolari" rispetto a quelli religiosi.
 
== Bibliografia ==