Armonium: differenze tra le versioni

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Lungi dall’essere etichettato come un “parente povero” dell’organo, l'armonium di tipo francese si ricavò così un posto stabile, oltre che nelle chiese, anche nei salotti, accanto al pianoforte. Proprio per questa ragione, per questo strumento vennero scritti anche brani non esclusivamente pertinenti all’ambito sacro, che costituiscono un repertorio importante per qualità e ricchezza musicale. Compositori che scrissero specificamente per ''harmonium'' furono [[Saint-Saëns]], [[Guilmant]], [[Louis James Alfred Lefébure-Wély]] e, in Germania, [[Sigfrid Karg-Elert]].
 
L’''harmonium'' francese venne ripreso in Italia, a partire dalla fine dell’Ottocento, da [[Graziano Tubi]], diche Lecco,nel che1860 costituì a Lecco una casa di produzione di strumenti molto curati per fattura e qualità timbrica: Tubi, multiforme personalità di imprenditore, si servì di ance provenienti da Parigi (le celebri ance Estève) e si basò sui modelli francesi per la produzione dei propri strumenti. L’azienda ebbe vita fino agli anni Settanta del ‘900, prima di chiudere definitivamente la propria attività.
 
Altri produttori italiani di armonium (che presero a modello sia strumenti di tipo francese sia di tipo americano) sono Giuseppe Mola (1837-1928, di Torino: menzione di merito all’[[Esposizione Universale]] di [[Parigi]], 1867), Egidio Galvan (1873-1944, di Trento: medaglia di bronzo all’Esposizione Universale di [[Liegi]], 1905), Iginio Delmarco e Arcangelo Bozzetta (attivi a [[Tesero]] dal 1920), Giovanni Lanzani (attivo a [[Seveso]] dal 1926), Achille Radice (attivo pure a Seveso dal 1929: noto anche col marchio AREF), Enrico Ciresa (1922-1991, di Tesero, in attività dal 1952), Arienti.