Dialetto veneziano: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Annullata la modifica 91208257 di Yehuda.abramson (discussione)
veneziano in veneto e veneziano si scrive venexian da Venexia e si pronuncia "venessian"
Riga 22:
|estratto=
}}
Il '''veneto lagunare''' o '''veneziano''' (in veneziano ''venessianvenexian'') la variante del [[Lingua veneta|veneto]] parlata nella città di [[Venezia]] e nei territori limitrofi della laguna e della terraferma.
 
== Diffusione e varianti ==
Riga 35:
[[Immagine:Marin Sanudo.jpg|thumb|upright=1.4|[[Manoscritto|Pagine manoscritte]] tratte dalle opere di [[Marin Sanudo il giovane|Marin Sanudo]], redatte in Veneziano.]]
 
Come quasi tutti gli altri dialetti parlati nella penisola italiana, il dialetto veneziano nacque dall'evoluzione del [[Lingua latina|latino]] [[lingua volgare|volgare]], sviluppatosi a sua volta sulla base del substrato linguistico parlato nella zona prima della romanizzazione. In particolare, il dialetto veneziano si diffuse assieme alla presenza veneziana nelle colonie dell'[[mare Adriatico|Adriatico]] e del [[Mediterraneo orientale]] nei [[XI secolo|secoli XI]] e [[XIII secolo|XIII]], arricchendosi di apporti di altre lingue e continuando la sua evoluzione.
 
I documenti pubblici della Repubblica di Venezia, [[legge|leggi]], [[decreto|decreti]] e [[relazione (testo)|relazioni]], furono prodotti in latino sino alla fine del [[Medioevo]], dopo di che vennero redatti in italiano standard, con alcune incertezze grafiche, lessicali e grammaticali che collocano la lingua a metà strada tra l'italiano standard e il dialetto vero e proprio. Particolarmente interessanti, tuttavia, risultano le numerosissime relazioni presentate in [[Consiglio dei Pregadi|Senato]] dagli [[ambasciatore|ambasciatori]] veneziani di rientro dalle missioni diplomatiche: tali opere, in dialetto, riportavano infatti minute descrizioni dei paesi visitati, delle loro condizioni sociali, culturali e soprattutto politiche.
Riga 49:
[[Immagine:Carlo Goldoni.jpg|thumb|left|[[Carlo Goldoni]], grande [[commediografo]] [[venezia]]no di fine [[XVIII secolo|Settecento]].]]
 
Nel corso del [[XVIII secolo]] il dialetto veneziano cominciò a sentire un influsso più marcato da parte della [[lingua italiana]], che nel contesto della cultura [[Illuminismo|illuminista]] si affermava come lingua della comunicazione in tutta la Penisola. È questa l'epoca in cui il [[commediografo]] [[Carlo Goldoni]] portava sui [[palcoscenico|palcoscenici]] spaccati di vita popolare veneziana. Era più che normale che le rappresentazioni della [[Commedia dell'arte]] fossero recitate in dialetto: la novità di Goldoni non consistette dunque nell'introduzione del dialetto nella recitazione teatrale, ma nella stesura di un [[copione]] scritto e vincolante anche per la commedia buffa. Il dialetto veneziano usato da Goldoni, per quanto addolcito e italianizzato (e non poteva essere altrimenti, dato che anche per Goldoni produrre un testo letterario scritto in dialetto restava una sperimentazione), è comunque un idioma concreto e caratterizzato, diversificato dagli strati sociali dei personaggi che lo utilizzano. Nelle opere di Goldoni compare anche la varietà dialettale del ''Veneto de mar'', come il [[dialetto chioggiotto]] presentato nella famosa opera ''[[Le baruffe chiozzotte]]''.
 
Dopo la [[caduta della Repubblica di Venezia]] nel [[1797]], il veneziano subì un'opera di recupero, ma al contempo di cristallizzazione ad opera di numerosi letterati:
Riga 227:
|}
 
Il veneziano inteso come dialetto parlato nell'ambito strettamente cittadino (ossia il [[Venezia|centro storico insulare]] e le isole della [[Giudecca (isola)|Giudecca]] e del [[Lido di Venezia|Lido]], oltre che a [[Mestre]], [[Marghera]] e in altre zone della [[terraferma veneziana]], dove si è verificata una forte immigrazione dal centro storico) si differenzia rispetto agli altri dialetti della lingua veneto principalmente per quanto riguarda intonazione e pronuncia. La cadenza generale è quella tipica comune a tutti i dialetti della [[lingua veneta]], ma nel veneziano cittadino il ritmo cantilenante in generale è meno pronunciato.
 
Assolutamente caratteristiche del dialetto cittadino sono anche alcune varianti di pronuncia che non si riscontrano negli altri dialetti veneti e in parte nemmeno nelle varianti parlate nelle altre isole della laguna:
Riga 243:
* L'uso pressoché esclusivo della forma interrogativa non contratta per la seconda persona singolare del verbo ''èser'' ("essere") per cui si dice ''ti xé sicuro?'' ("sei sicuro?") invece di ''sito sicuro?'', ''ti gèri sicuro?'' invece di ''jèri-to sicuro?'' e così via. La forma contratta (''sis-tu sicuro?''), esistente e usata nel passato, è ormai prevalentemente scomparsa dall'uso comune, diventando così un arcaismo; tale forma è invece ancora usata correntemente nelle città di [[Chioggia]] e [[Caorle]] e nel comune di [[Cavallino-Treporti]].
* Nella coniugazione della seconda persona singolare si usa sempre il prefisso pronominale ''ti'' anziché ''te'' (es. "(tu) hai visto" diventa ''(ti) ti ga visto'' e non ''(ti) te ga visto'' come negli altri dialetti veneti).
* Nella coniugazione della terza persona singolare i prefissi pronominali ''el'' (maschile) e ''la'' (femminile) stanno gradualmente sparendo dall'uso comune per effetto di italianizzazione. La forma corretta è però quella che li mantiene: Bepi, el ga dito; Maria, la ga fato... ecc. così come al plurale: i fioi i xe 'ndai...
* Nell'indicativo futuro la seconda persona singolare si coniuga allo stesso modo della terza, distinta sempre dal prefisso pronominale ''ti'', per esempio: ''ti farà'' invece che ''te faré''.
* Nei verbi ausiliari (''èser'', ''avér'') e nei verbi servili (''podér'', ''volér'', ''avér da'') la seconda persona singolare dell'indicativo presente si declina allo stesso modo della terza, distinta sempre dal prefisso pronominale ''ti'', per cui si dice ''ti xé'' invece di ''te sì'', ''ti gà (da)'' invece di ''te ghé (da)'', ''ti pól'' invece di ''te pòi'', ''ti vól'' invece di ''te vòi''.