Leo Longanesi: differenze tra le versioni

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{{Citazione|Descrivere la vita di Longanesi equivale a percorrere la storia delle vicende politiche, letterarie ed artistiche d'Italia dal 1926 ad oggi. Ci si accorge di come la storia di Longanesi sia legata alle fortune spirituali del nostro paese.|G. Raimondi, ''Il Selvaggio'', n. 4-5-6/1942, p. 10.}}
 
Nella Bologna del primo dopoguerra, Longanesi gode di benessere materiale, veste e consuma alla moda e adotta l'estetica nazionalista come sistema di pensiero. Benché adolescente, frequenta già i caffè letterari; si inserisce nel giro dei nottambuli e del ''demi-monde'' cittadino. In breve tempo accede a intellettuali e fascisti più vecchianziani di lui di almeno una generazione. Conosce [[Bruno Cicognani]], [[Galvano Della Volpe]], [[Gustavo Del Vecchio]] e soprattutto [[Giorgio Morandi]], che lo prende sotto la sua ala protettiva. Morandi lo presenta a [[Giuseppe Raimondi (scrittore)|Giuseppe Raimondi]] e a [[Vincenzo Cardarelli]], che Longanesi prende come esempio di intellettuale brillante e affabulatore. Frequenta inoltre i gerarchi fascisti [[Leandro Arpinati]] e [[Dino Grandi]]; con [[Italo Balbo]] stringe una duratura amicizia.
 
Nel [[1924]] inizia a collaborare con ''[[L'Assalto]]'' (1920-1943), organo della federazione [[fascismo|fascista]] di Bologna. Nello stesso anno trascorre un paio di mesi a [[Roma]], entrando per la prima volta in contatto con l'ambiente culturale capitolino<ref>{{DBI
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|accesso = 17 febbraio 2017
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}}</ref>. Conosce il pittore e incisore [[Mino Maccari]], con cui scrive la [[commedia]] teatrale ''Due servi''. Maccari introduce Longanesi in [[Strapaese]], un movimento che intende il fascismo come mantenimento della tradizione e della genuinità paesana. Maccari fonda la rivista ''[[Il Selvaggio (rivista)|Il Selvaggio]]'', a cui Longanesi presterà la propria collaborazione<ref>La collaborazione di Longanesi durerà dal 1925 al 1929.</ref>.
 
Tornato a Bologna, il [[1926]] è un anno di svolta per Longanesi: fonda una rivista, scrive il suo primo libro e lascia gli studi universitari per dedicarsi completamente all'editoria. Il 14 gennaio 1926 esce il primo numero de ''[[L'Italiano (rivista letteraria)|L'Italiano]]'', [[settimanale]] di cultura artistico-letteraria. Il nome di Longanesi inizia a diffondersi presso l'Italia colta. Collaborano alla rivista, tra gli altri, Cardarelli, [[Giovanni Comisso]], [[Henry Furst]] e Mino Maccari. ''L'Italiano'' nasce in un momento di intenso dibattito circa il rapporto tra [[arte]] e [[fascismo]], e si caratterizza per una presa di posizione nettamente contraria all'esistenza di un'arte fascista:
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Nel [[1929]] inizia una proficua collaborazione con [[Giovanni Ansaldo (giornalista)|Giovanni Ansaldo]], con cui era in corrispondenza fin dal 1926<ref>Ansaldo collaborerà a tutte le testate create da Longanesi, sia nell'anteguerra, sia nel dopoguerra.</ref>. Quell'anno Longanesi si presenta alle elezioni, senza essere eletto. Il 6 luglio accetta la direzione del periodico ''[[L'Assalto]]'', cui collabora fin dal 1924. Nel [[1930]] appaiono sul mensile bolognese le prime fotografie che Longanesi pubblica su un suo giornale (e dal 1931 anche su ''L'Italiano''). Il 14 maggio [[1931]], al Teatro Comunale di Bologna, [[Arturo Toscanini]] è vittima di un'aggressione squadrista. Il maestro viene schiaffeggiato per non aver voluto intonare ''[[Giovinezza (inno)|Giovinezza]]''. Longanesi era presente<ref>Girerà la voce, peraltro infondata, che sia stato proprio lui l'estensore dello schiaffo.</ref>. In autunno rassegna volontariamente le dimissioni da ''L'Assalto'': Longanesi paga per un articolo irriverente contro il senatore [[Giuseppe Tanari]], finanziatore dello squadrismo bolognese.
 
Si trasferisce a Roma con i genitori e i nonni. Fissa la propria residenza in [[Corso Vittorio Emanuele II (Roma)|Corso Vittorio Emanuele]]. Trasferisce nella capitale anche la direzione de ''L'Italiano''. Oltre al suo giornale, si dedica maggiormente a ''Il Selvaggio'', giungendo a compilarlo praticamente da solo. Nel [[1929]], in occasione di un'esposizione di libri a [[Barcellona]], si era occupato dell'allestimento del padiglione della stampa letteraria. I lusinghieri risultati ottenuti gli procurano, tre anni dopo, l'incarico di allestire la "Sala T", interamente dedicata a Mussolini, nell'ambito della Mostra del decennale della Rivoluzione fascista, inaugurata il 28 ottobre [[1932]]. Longanesi cura anche la propaganda per la [[Guerra d'Etiopia]] ([[1935]]).
[[File:Leo Longanesi e la moglie.jpg|thumb|Longanesi e la moglie ([[1939]]).]]
 
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Il 1940 è anche l'anno in cui l'Italia entra nella [[seconda guerra mondiale]]. Bastano due anni a Longanesi per capire come andrà a finire: «Si ha molta fiducia nella nostra incapacità; e dicono "La nostra cara patria, la nostra Italia" con una commozione turistica, familiare e ipocrita che non lascia più speranza»<ref name="fabbrica"/>. Ma con la sua tipica versatilità, su richiesta di Mussolini, si dedica alla propaganda bellica e conia i famosi [[slogan]]: «Taci! Il nemico ti ascolta», «La patria si serve anche facendo la sentinella ad un bidone di benzina», «Una pistola puntata contro l'Italia»<ref>[http://www.lagrandestoria.rai.it/dl/portali/site/puntata/ContentItem-4aadf6c8-b694-44dd-8116-6f9634ba637d.html Longanesi, un italiano contro], ''La Grande Storia Magazine'', Rai 3, 13 agosto 2011</ref>. Disegna molte copertine e pagine interne per la rivista ''[[Primato (rivista)|Primato]]''.
 
A Roma Longanesi usa per la prima volta, nel 1941, il suo nome come marchio editoriale. Pubblica autori, oltre che italiani, anche francesi ([[Gustave Flaubert|Flaubert]], [[Guy de Maupassant|Maupassant]], [[Alexis de Tocqueville|Tocqueville]]), russi ([[Lev Tolstoj|Tolstoj]], [[Fëdor Dostoevskij|Dostoevskij]]) e anglo-americani (Caldwell, Isherwood e Cain). Nel [[1942]] crea le collane ''La Gaja Scienza'', ''Il Cammeo'' e ''La Buona Società'', che riprenderà nella nuova casa editrice fondata a Milano nel dopoguerra.
 
=== Gli anni della guerra ===