Giacomo Cavalli (vescovo): differenze tra le versioni

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In risposta a questa lettera, l'[[antipapa Clemente VII]] decretò che tutti gli appelli contro le sentenze del vescovo di Vercelli emanati dalla sede metropolitana di Milano venissero considerati nulli; stabiliva inoltre che da allora in poi ogni appello contro il vescovo di Vercelli fosse inoltrato direttamente alla Curia pontificia di Avignone. Lo stesso giorno, con una seconda bolla, l'antipapa concesse al vescovo Cavalli l'autorità di assolvere e di reintegrare nei loro benefici quei sostenitori di [[papa Urbano VI]], che fossero passati alla obbedienza avignonese. Il 18 agosto successivo, infine, il vescovo di Vercelli ottenne l'autorizzazione di concedere in feudo alcuni diritti appartenenti alla sua Chiesa. L'antipapa Clemente VII lo nominò collettore pontificio per la Lombardia e la Liguria il 30 novembre [[1385]], diventando così uno dei principali riferimenti per la curia avignonese in Nord Italia.
 
 
Il 2 agosto [[1386]], per fermare l'espansione dei [[Visconti]] di Milano, si accordò con [[Amedeo VII di Savoia|Amedeo VII]], conte di Savoia, per regolare i loro diritti sulla città e sul territorio di [[Biella]] verso cui si volgevano appunto le mire milanesi: nelle trattative si era fatto rappresentare, fra gli altri, dal vescovo di Moriana e dal cancelliere di Savoia.