Gian Carlo Pajetta: differenze tra le versioni

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ho cambiato il raconto dei funerali che non corrispondeva al vero. io vi partecipai e furono come li ho descritti. Roberto Caielli - sesto calende varese, già sindaco di Sesto Calende
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La firma di Pajetta era costantemente presente sulla stampa comunista, sia su ''[[l'Unità]]'' che su ''[[Rinascita (rivista)|Rinascita]]''. Ma fu solo negli anni ottanta, alla fine della sua carriera politica, che, liberato (pur controvoglia) dagli impegni politici pressanti, cominciò a scrivere libri, dalla forte caratterizzazione autobiografica. Pajetta morì all'improvviso la notte del 13 settembre del [[1990]] nella sua casa di [[Roma]], di ritorno da una [[Festa de l'Unità|Festa dell'Unità]], prima di vedere la fine del suo partito.
 
Volle essere sepolto nel paese di Megolo, in [[Val d'Ossola|Valdossola]] [[VCO|(VCO)]] luogo caro alla storia partigiana e dove è sepolto il fratello Gaspare caduto in battaglia contro i tedeschi nel 1943. Il funerale fu accompagnato dalle note di [[Bella ciao|''Bella Ciao'']] de ''[[L'Internazionale]]'' e di ''[[Bandiera rossa (canzone)|Bandiera Rossa]]'' e la sua [[bara]] fu seguita da gonfaloni della città di Torino e di altre Città e Comuni e dalle bandiere partigiane proprio come lui aveva sempre immaginato. L'orazione funebre fu tenuta da [[Ugo Pecchioli]]. Alla cerimonia parteciparono migliaia di persone raccolte nel piccolo paese sui monti dell'Ossola. <ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/09/16/ultimo-addio-nullo-dove-fiori-la.html L' ULTIMO ADDIO A NULLO DOVE FIORI' LA RESISTENZA], ''Repubblica'', 16 settembre 1990</ref>

[[Miriam Mafai]], giornalista e scrittrice, è stata per gran parte della sua vita la sua compagna, dal [[1962]] fino alla morte.
 
== Opere ==