Aldo Lampredi: differenze tra le versioni
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* Nel [[1997]] [[Massimo Caprara]], già segretario particolare di [[Palmiro Togliatti]] per vent'anni e in seguito uscito dal [[Partito Comunista Italiano|PCI]] per fondare il gruppo del “[[il manifesto|Manifesto]]”, sostenne l'ipotesi che a uccidere Mussolini fosse stato Aldo Lampredi e non Walter Audisio. Caprara, nel volume “Quando le Botteghe erano Oscure”, pur senza citare il nome di battaglia dell'autore dell'esecuzione, dichiara di aver raccolto, in proposito, le confidenze dello stesso Togliatti e di [[Celeste Negarville]], all'epoca direttore de [[l'Unità]]. A domanda, Togliatti avrebbe risposto al suo segretario: ''“No, non è lui'' (Audisio, n.d.r.). ''Abbiamo deciso di coprire l'autore dell'esecuzione di Mussolini. L'uomo che ha sparato è Lampredi”''<ref>Massimo Caprara, ''Quando le Botteghe erano Oscure. 1944-1969. Uomini e storie del comunismo italiano'', Il Saggiatore, Milano, 1997, p. 71.</ref>.
:Successivamente Negarville confermò l'attribuzione dell'esecuzione a Lampredi, svelando anche i retroscena dell'insabbiamento: “(Togliatti) ''si premurò d'una cosa soprattutto: proteggere il funzionario kominternista che è Lampredi. Non solo sottraendolo alla curiosità della gente, ma salvandolo da una auto-esaltazione che avrebbe potuto travolgerlo: sentirsi all'improvviso il vendicatore-eroe, dopo una vita grigia e ingrata. Lui ha sparato a Mussolini. Con la Petacci non c'entra. Si limitò a prelevare Mussolini da casa De Maria e a portarlo con lo stivale rotto fino al cancello di Villa Belmonte. Queste cose le riferì a [[Luigi Longo]] il responsabile di partito per tutta l'operazione: [[Dante Gorreri]]''”<ref>Massimo Caprara, ''Quando le Botteghe erano Oscure'', op.cit., p. 72.</ref>.
:Pochi mesi prima su ''Storia Illustrata'' Caprara aveva raccontato: "Walter Audisio era poco più di un
:Massimo Caprara definì Lampredi "un professionista agente del Comintern", l'uomo a cui Secchia "aveva affidato l'esecuzione di Mussolini e non, come si volle far credere, a Walter Auisio, che era un insignificante ragioniere della Borsalino".<ref>Alberto Mazzuca, ''Penne al vetriolo'', op.cit., p. 426.</ref>
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