Sublime porta: differenze tra le versioni

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Nell'antica società turco-mongola la soglia della tenda del khan era il luogo della giustizia, dove il sovrano sedeva per giudicare. Era protetta dalla divinità tanto che calpestarla era un delitto punito con la condanna a morte, come sperimentò un compagno di Guglielmo da Rubruck che, dopo averla toccata con un piede, riuscì a salvarsi solo sostenendo di non conoscere quella legge<ref>Rubruck, G (1987), ''Viaggio nell'impero dei Mongoli, 1253-1255'', Roma, pp. 118, 128, 174, 176, 252-253.</ref><ref>Roux, JP (1988), ''Storia dei Turchi'', Milano, p. 83</ref>.
 
Nell'impero ottomano il termine "Sublime Porta" (''Bābı ‘Āli)'' fu utilizzato prima di tutto per indicare il palazzo imperiale, il luogo dove si riuniva il consiglio di stato (''[[Dîvân-i humâyûn|divan]]'') e in particolare la terza porta detta anche "Porta della Felicità". Al di là di essa stava l'inaccessibile residenza imperiale il cui simbolismo rimandava al Paradiso islamico<ref>Necipoğlu, G (1991), ''Architecture, Ceremonial ndand Power. The Topkapı Palace in the Fifteenth and Sixteenth Centuries'', Cambridge–Londra, The MIT Press, p. 90</ref>.
 
Come sinonimo di stato ottomano esso fu usato solo in seguito. Dopo il 1654 il ''divan'' non si riunì più nel Topkapı, bensì nel palazzo dei gran visir cui vennero delegati i poteri stessi del sultano. "Sublime Porta" fu definita quindi, in un primo tempo, la residenza ufficiale del gran visir e, dall'ultimo quarto del [[XVIII secolo]], anche l'Impero stesso<ref>Deny, J (1979), ''Bāb-i ‘Āli'', in ''The Encyclopedia of Islām'', I, Leida, p. 836.</ref><ref>Mantran, R (1978), ''Ḳapı'', in ''The Encyclopaedia'', IV, Leida, p. 568.</ref><ref>Mantran, R (1985), ''La vita quotidiana a Costantinopoli ai tempi di Solimano il Magnifico'', Milano, Rizzoli, p. 111</ref>.