Sanremo: differenze tra le versioni

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[[File:Regio IX Liguria.jpg|miniatura|Il territorio della [[Regio IX Liguria]] Augustea, de [[Nizza]] a [[La Spezia]].]]
[[File:Meyers b9 s0067b.jpg|miniatura|left|Sanremo nel Italia romana. [[Regio IX Liguria]] de [[Nizza]] a [[La Spezia]].]]
[[File:Sanremo-Mappa Matteo Vinzoni (1773).jpg|thumb|Mappa del cartografo [[Matteo Vinzoni]] del [[1773]]]]
 
Sanremo presenta tracce di attività umana fin da tempi remoti, come testimoniato dal ritrovamento di insediamenti del [[Paleolitico]]. Tuttavia è dall'[[epoca romana]] che la città comincia a svilupparsi come insediamento significativo. Viene quindi fondata in epoca romana lungo la ''Via Julia Augusta'', (proseguimento della via consolare Aurelia) e intitolata probabilmente a [[Caio Matucio|Caio Matutio]], che intorno all'''oppidum'' primitivo, rilevato nelle vicinanze dell'attuale Casinò, costruì una sontuosa villa, attorno alla quale crebbe l'abitato detto [[Villa Matutia]]. Un'altra interpretazione fa riferimento alla divinità romana ''[[Mater Matuta]]'', dea dell'[[Aurora (giorno)|Aurora]], mutato quindi in ''Matutia'' e quindi ''Villa Matutiæ''.
[[File:Sanremo0002.jpg|thumb|left|La Pigna, centro storico di Sanremo]]
Quale che ne sia l'origine, tuttavia è certo che, dopo la conversione della popolazione al [[Cristianesimo]] da parte del beato [[Ormisda]], del diacono Siro<ref>http://www.parrocchiasansiro.it/site/12711/default.aspx</ref> (poi Vescovo di Genova) e del Vescovo [[San Romolo di Genova|San Romolo]]<ref>http://www.parrocchiasansiro.it/site/12409/default.aspx</ref> (poi eremita), nel [[IX secolo]] la città fu oggetto di attacchi continui da parte di pirati [[saraceni]], che costrinsero la popolazione a rifugiarsi sui monti. Passato tale periodo di devastazioni, il borgo primitivo venne rifondato sulla costa, nell'attuale zona di ''San Siro'' e della ''Pigna'' (così detta per la forma "ad avvolgimento" con cui venne costruita per motivi difensivi), circondato da mura e difeso da un castello, e quindi dedicato a San Romolo. Risale infatti al [[979]] un documento in cui alcune famiglie chiedono al vescovo [[Teodolfo]] un appezzamento di terreno a basso costo di affitto<ref>A. Canepa, ''Illustrazione di antichi documenti riferentesi al Castello di S. Romolo'', Albenga, 1935</ref>, che prese il nome di ''castrum Sancti Romuli'', dedicato al vescovo che ''"ormai considerato santo e venerato dalla popolazione che nella sua tomba prega ed invoca la protezione divina contro i nemici, che continuavano a saccheggiare e ad uccidere"''<ref>* N. Calvini, ''Pagine di storia sanremasca'', Casabianca, Sanremo, 1978</ref>.
 
La città appartenne prima alla [[diocesi di Albenga]], quindi ai conti di [[Ventimiglia]], e infine passò sotto il controllo dei vescovi di [[Genova]]. Nel [[1170]] la città prese parte a una battaglia marittima, accanto alla [[Repubblica di Genova]], contro la [[Repubblica di Pisa]], con una [[galea]] costruita con il legno ricavato dai boschi circostanti l'attuale frazione di [[San Romolo (Sanremo)|San Romolo]].
 
[[File:Italy Lothar II.svg|miniatura|left|Sanremo nel [[Regno d'Italia (781-1014)]].]]
[[File:Italia 1494-es.svg|miniatura|Sanremo nella [[Repubblica di Genova]]. La Liguria occidentale annessa per il [[Ducato di Savoia]] en 1388.]]
 
Nel [[1297]] Sanremo venne venduta alle famiglie nobili genovesi di [[Oberto Doria]] e [[Giorgio De Mari]], che modificarono l'amministrazione cittadina e lo statuto comunale<ref>* E. Bernardini, ''San Remo, storia e anima di una città'', De Agostini, Novara, 1987</ref>; nel [[1361]] passò sotto la [[Repubblica di Genova]], fin quando nel [[1367]] la popolazione fece una colletta per riscattarsi e diventare libero comune, sempre sotto la protezione di [[Genova]], ma con proprio statuto.
 
La città, a partire dal [[Medioevo]], fece della navigazione marittima un suo punto d'orgoglio. In particolare, visto che il clima era particolarmente mite, ed era fiorente la coltivazione degli [[agrume|agrumi]], veniva effettuato il commercio di tali frutti quasi esclusivamente via mare, poiché le strade erano all'epoca alquanto disastrate e pericolose. A conferma dell'abilità marinara, un vecchio detto provenzale diceva che ''Li gens de San Rëmu navigou san remu'' (la gente di Sanremo naviga senza usare i remi), in quanto esperta nell'uso delle vele. Gli annali di Sanremo riportano infatti, a partire dal [[1435]], un costante ampliamento e ammodernamento del porto, di cui all'epoca si diceva ''"non vi è spiaggia in tutto il dominio della Serenissima più numerosa di barche... come di gente marinara".''
 
[[File:Italy Lothar II.svg|miniatura|left|Sanremo nel [[Regno d'Italia (781-1014)]].]]
[[File:Italia 1494-es.svg|miniatura|Sanremo nella [[Repubblica di Genova]]. La Liguria occidentale annessa per il [[Ducato di Savoia]] en 1388.]]
 
Il [[XVI secolo]] è per Sanremo, e tutta la [[Riviera di Ponente|Riviera]] e la [[Costa Azzurra]], il periodo delle incursioni [[saraceni|saracene]] (tra cui quelle del [[Ariadeno Barbarossa|corsaro barbaresco Barbarossa]], che nel [[1544]] saccheggiò la città e depredò la chiesa di San Siro), che avrebbero afflitto la zona per più di cento anni. In quel periodo, inoltre, la lotta tra [[Francia]] e [[Spagna]], ossia tra [[Francesco I di Francia|Francesco I]] e [[Carlo V]], portò la Francia ad allearsi con i [[Turchia|Turchi]], e la cosa sfociò in ulteriori sconquassi (e va ricordato che nel [[1538]] Sanremo ospitò il [[Papa Paolo III]] che si recava in Francia per tentare di mediare).
 
La battaglia della Parà è uno dei momenti gloriosi della storia cittadina nella lotta ai [[Corsari barbareschi|barbareschi]]. Le date in merito sono discordanti, cosa dovuta anche alla poca disponibilità di documenti; tuttavia le ricerche di [[Giuseppe Ferrari]] hanno consentito di fare chiarezza. Nel [[1543]], con la ripresa delle ostilità tra Francia e Spagna, [[Nizza]] si apprestava a venire assediata dalla flotta turca. In quel periodo era podestà di Sanremo il genovese [[Luca Spinola (1489-1579)|Luca Spinola]], futuro doge, che decise di inviare degli osservatori per controllare i movimenti della flotta nemica, la quale il 5 agosto, lasciata la base e unitasi a quella francese ancorata a [[Marsiglia]], aveva raggiunto Nizza. Il 6 agosto fallivano le speranze di un accordo diplomatico, poiché i nizzardi si rifiutarono di arrendersi ai Turchi. In attesa di sferrare l'attacco, nella notte, un gruppo di circa 13 galeoni di appoggio alla flotta del sultano [[Solimano II]], al comando del corsaro Barbarossa (probabilmente di origine algerina) non rinunciarono alla loro indole piratesca e mossero alla volta di Sanremo, sperando di cogliere, all'alba, gli abitanti ancora nel sonno. La città, però, si era preparata e poteva contare su un pari numero di uomini validi e armati. I saraceni cercarono prima di saccheggiare la città, ma dopo uno scontro molto duro non vi riuscirono e finsero di abbandonarla. Sbarcarono, tuttavia, nei pressi dell'allora borgo di San Martino, ma nonostante l'espediente, trovarono gli abitanti ad aspettarli, al comando del podestà Spinola. La battaglia, allora, si spostò nei pressi di un colle ai piedi del quale, molto più avanti, sarebbe sorta Verezzo. La lotta fu molto aspra, con grandi perdite da entrambe le parti, ma dopo ore di combattimenti gli invasori furono rigettati indietro e costretti a imbarcarsi in tutta fretta sulle loro navi.
 
[[File:Sanremo0002.jpg|thumb|left|La Pigna, centro storico di Sanremo]]
 
A ricordo dell'avvenimento glorioso, il colle venne ribattezzato Parà, ossia parata, poiché era stata parata la mossa audace del corsaro. Ancora oggi, nella campagna di Verezzo, una croce segna il punto in cui si svolse la vittoriosa battaglia contro i pirati barbareschi. Nell'Archivio di stato di Genova, inoltre, è ancora presente la lettera con cui Luca Spinola informa il governo della Superba dell'accaduto.<ref name="ReferenceA">Giuseppe Ferrari, Sanremo 500 secoli, Camillo Tacconis Editore</ref><ref name="ReferenceB">Enzo Bernardini, San Remo Storia e anima di una città, Istituto Geografico De Agostini, 1987</ref><ref name=autogenerato1>Carlo Alberto, Breve storia di Sanremo, II ed, Edizione a cura della Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo, 1976</ref>
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Poco dopo venne fatto suonare solennemente il campanone di San Siro per chiamare a raccolta la popolazione, che si radunava gridando gioiosamente "Viva San Romolo" e "Viva Savoia" e veniva convocato il Parlamento, che il giorno successivo decideva di presentare una solenne petizione di annessione al Regno di Sardegna direttamente al [[Carlo Emanuele III di Savoia|re Carlo Emanuele III]], e, al contempo, intimò a Vinzoni di rinunciare al proprio incarico, pena la morte. La città, inoltre, cominciò a prepararsi all'inevitabile scontro, per cui si apprestarono armi e difese, e si nominò in magistrato di guerra. La cosa, tuttavia, non prese il verso giusto e sin dall'inizio non diede i risultati sperati: la delegazione sanremese non venne neppure ricevuta dal [[re di Sardegna]] e inoltre i comuni di [[Ventimiglia]], [[Bordighera]], [[Taggia]], [[Porto Maurizio]] e [[Ceriana]] si dissociarono subito dalla sollevazione. Genova, intanto, aveva cominciato ad arrestare tutti i cittadini sanremesi presenti nei vari comuni della repubblica, e bloccato tutte le navi nei porti convenzionati. La mattina del 13 giugno giunsero, con tre galee e varie navi minori, ben 1027 soldati al comando del generale Agostino Pinelli, che chiese la liberazione del commissario e del cartografo. Ottenuto un secco rifiuto, diede ordine di sparare sulla città. Il bombardamento proseguì per tutta la giornata, compresa la notte, e parte del giorno successivo, in cui cominciò anche lo sbarco delle truppe, in diverse zone, tra [[Capo Nero]], la Pietra Lunga e la Foce. Lo scontro si spostò verso la città vecchia, dove i sanremesi, dalla Porta dei Cappuccini, risposero ai bombardamenti cannoneggiando a loro volta e uccidendo 2 soldati e ferendone altri 14.
 
[[File:Sanremo-Mappa Matteo Vinzoni (1773).jpg|thumb|Mappa del cartografo [[Matteo Vinzoni]] del [[1773]]]]
 
In seguito, i matuziani preferirono ritirarsi nella città vecchia, per meglio concentrare le forze, lasciando così le posizioni meno importanti in mano ai genovesi. Nel frattempo, i fucilieri della repubblica erano riusciti a occupare il convento dei nicoliti (ossia l'attuale cottolengo) e pertanto avevano conquistato la parte alta della città senza praticamente sparare un colpo. A questo punto, il generale Pinelli, visto che la situazione gli era ormai diventata favorevole, decise, molto astutamente, di proporre un accordo alla cittadinanza, avvalendosi dell'aiuto dei padri Balbi e Curlo: se i rivoltosi si fossero arresi e avessero liberato i prigionieri, sarebbero stati graziati dalla repubblica e lui stesso si sarebbe adoperato per mitigare il castigo; in caso contrario, invece, le ostilità sarebbero continuate "fino all'ultimo sterminio". I sanremesi, ormai stanchi e disorganizzati, decisero di accettare in maniera troppo affrettata, e così Pinelli poté entrare in città senza alcuna difficoltà. Dopo due giorni di relativa tranquillità, nella notte, il generale Pinelli cominciò a non rispettare i patti, facendo arrestare molte persone coinvolte nella sollevazione. Gli imprigionati furono talmente tanti che fu necessario incarcerarne molti nel palazzo Borea, divenuto, nel frattempo, quartier generale dei genovesi.