Giuseppe Romita: differenze tra le versioni

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Al termine della [[II guerra mondiale]] ricoprì il ruolo di [[Ministro]] in quattro diversi governi, ininterrotamente dal 5 giugno del [[1945]] al 31 maggio del [[1947]] prima che con le [[Elezioni politiche italiane del 1948|elezioni del 1948]] le sinistre andassero all'opposizione. Uscì dal PSI nel giugno [[1949]] e nel dicembre di quell'anno confluì nel nuovo [[Partito Socialista Unitario#Partito Socialista Unitario .281949-1951.29|Partito Socialista Unitario]].
 
Solo sette anni dopo, a partire dal [[1954]] coll'ingresso del [[PSDI]] nella maggioranza, ritornò però a ricoprire l'incarico di [[Ministri dei lavori pubblici della Repubblica Italiana|Ministro dei lavori pubblici]] in tre differenti governi ([[Governo De Gasperi II|De Gasperi II]], 1946-47; [[Governo Scelba|Scelba]], 1954-55; [[Governo Segni I|Segni I]], 1955-57). Nonostante la molteplice e duratura attività ministeriale, viene principalmente ricordato per essere stato il ministro dell'interno che gestì il [[Nascita della Repubblica Italiana#II referendum|referendum istituzionale]] sulla scelta fra monarchia e repubblica del 2 giugno [[1946]]. Fu grazie al suo operato che si optò per un referendum popolare che decidesse la forma dello stato anziché lasciare tale decisione all'[[Assemblea Costituente della Repubblica Italiana|Assemblea Costituente]]. Per le sue idee repubblicane e per l'attivismo pro-referendum fu coinvolto nelle polemiche perpetrate dagli ambienti [[Partito Nazionale Monarchico|monarchici]] per presunti brogli a favore della repubblica<ref>vedi a biografia redatta a cura dell'ISRAL [http://www.isral.it/web/web/risorsedocumenti/2%20giugno_costituenti_romita.htm Istituto Storia Resistenza Alessandria] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131030184826/http://www.isral.it/web/web/risorsedocumenti/2%20giugno_costituenti_romita.htm |data=30 ottobre 2013 }}</ref>. In particolare il fatto che i risultati del referendum fossero stati resi pubblici solo il 5 giugno a tre giorni dalle consultazioni fomentò tale sospetto. In realtà Giuseppe Romita si preoccupò di tutelare l'ordine pubblico perché i primi dati che giunsero dal sud Italia davano vincente la [[monarchia]], mentre in un secondo momento con l'arrivo dei dati dal nord le sorti si capovolsero. Il ministro temeva che l'alternarsi dei risultati riscaldasse gli animi del popolo già accesi e spaccati.<ref>Vedi intervista a [[Ugo Zatterin]] dalla [http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/pop/schedaVideo.aspx?id=290 storia siamo noi]</ref>
Romita, fervente repubblicano, nei suoi diari scrisse del suo sconforto durante i primi momenti dello spoglio quando sembrava che la monarchia avesse vinto il referendum.<ref>Oltre ai diari di Romita, vedi scheda di approfondimento su [http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=57 la storia siamo noi] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20071028113039/http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=57 |data=28 ottobre 2007 }}</ref>
 
=== Sinossi degli incarichi di Governo ===
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=== Ultimo periodo ===
L'ultimo periodo dell'attività politica e della vita di Romita è legato alle importanti realizzazioni intraprese nella sua veste di ministro dei lavori pubblici. Fu sotto il suo ministero che prese avvio il piano autostradale nazionale cui egli diede una forte spinta forzando le resistenze dell'[[ANAS]] che non aveva ancora approvato i piani tecnici di costruzione.<ref name="La Storia siamo noi">[http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=387 La Storia siamo noi] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20071028113005/http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=387 |data=28 ottobre 2007 }}</ref> Il 27 maggio [[1957]] insieme al [[presidente della repubblica]] [[Giovanni Gronchi]] posò la prima pietra della futura [[Autostrada A1 (Italia)|autostrada del sole]].<ref name="La Storia siamo noi"/> Si dedicò con la stessa forza ai piani per l'edilizia popolare, alla costruzione di acquedotti e al rafforzamento del sistema portuale italiano. Fu fautore della creazione di una rete di infrastrutture che furono determinanti per l'avvio del [[miracolo economico italiano]] (1958 - 1963). Diede il suo sostegno all'adesione alla [[Comunità europea del carbone e dell'acciaio|Ceca]] e della [[Comunità europea di difesa|Ced]].
Con il cessare dei suoi incarichi ministeriali fu eletto nel 1956 consigliere al comune di Torino e di Roma. Continuò a lavorare per l'unità socialista in chiave autonomista soprattutto dopo le aperture del PSI al suo congresso di Venezia del [[1957]]. Venne eletto nel comitato centrale del PSDI al congresso di Milano del 1957.
Morì a Roma il 15 marzo [[1958]] a seguito di un attacco cardiaco che gli impedì di assistere ai successi della sua politica di opere pubbliche e all'unificazione delle forze socialiste.