Comune di Parigi: differenze tra le versioni

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L'idea era quella di una nazione di città federate, ognuna delle quali amministrata, senza alcuna ingerenza del governo centrale e dell'Assemblea nazionale, da un'assemblea « che si chiamerà municipale o comunale o Comune » nella quale avrebbero operato le varie commissioni per le finanze, il lavoro, l'istruzione, l'ordine pubblico e così via, essendo tutti i membri del consiglio revocabili e dovendo « rendere conto delle loro azioni ed essere completamente responsabili » di fronte alla popolazione.<ref>F. Maillard, ''Affiches'', cit., pp. 67-67.</ref>
 
[[File:Vaillant 1.jpg|thumb|left|upright=0.6|Édouard Vaillant]]
In un manifesto del Consiglio federale delle sezioni parigine dell'Internazionale e della Camera federale delle associazioni operaie, pubblicato il 23 marzo, si accennava alle riforme sociali che la Comune avrebbe dovuto attuare. Vi si parlava di eliminare « l'antagonismo delle classi » e di assicurare « l'uguaglianza sociale », attraverso « l'organizzazione del credito » e la creazione di associazioni che assicurassero ai lavoratori « il frutto completo del loro lavoro ».<ref>''Murailles politiques françaises'', II, pp. 52-53.</ref> Analoghe vaghe formulazioni erano contenute in un appello del Comitato centrale dei venti arrondissements, firmato da [[Antoine Armand Arnaud|Arnaud]] e [[Édouard Vaillant|Vaillant]], in cui si diceva che « la Repubblica doveva instaurare l'armonia degli interessi e non sacrificare gli uni per gli altri », e si proponeva l'organizzazione di un sistema creditizio che prima liberasse l'operaio dalla povertà e poi « lo portasse rapidamente alla liberazione ».<ref>F. Maillard, ''Affiches'', cit., p. 85.</ref>
 
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Riguardo alla composizione sociale degli eletti, una trentina erano operai e artigiani, gli altri si dividevano tra professionisti, giornalisti e impiegati. I socialisti, tra blanquisti e proudhoniani, costituivano più della metà del Consiglio, e tra di essi una ventina erano iscritti all'Internazionale. Seguivano una quindicina di giacobini e il resto non aveva una posizione politica definita.<ref>P. M. Kergentsev, cit., p. 273.</ref> Notevole caratteristica era la giovane età dei delegati, in gran parte nati negli anni trenta e quaranta. L'età media dei delegati era di 38 anni e il 25% di essi aveva meno di 30 anni. I più giovani, Ferré e Rigault, avevano 24 anni.<ref>W. Serman, ''La Commune de Paris'', 1986, p. 276.</ref>
 
[[File:Leó Frankel.jpg|thumb|upright=0.6|Leó Frankel]]
 
Il 29 marzo furono costituite dieci commissioni, corrispondenti ai precedenti ministeri governativi, ma con un numero maggiore di responsabili.
*La Commissione militare, che sostituiva il Comitato centrale della Guardia nazionale, corrispondeva al ministero della Guerra. Ne fecero parte [[Jules Bergeret|Bergeret]], [[Jean-Baptiste Chardon|Chardon]], [[Émile Victor Duval|Duval]], [[Émile Eudes|Eudes]], [[Gustave Flourens|Flourens]], [[Jean-Louis Pindy|Pindy]] e [[Gabriel Ranvier|Ranvier]].
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== I decreti della Comune ==
=== Sui debiti e gli affitti ===
[[File:Commune de Paris décret du 29 mars 1871 sur les locataires.jpg|thumb|upright=0.7|Decreto sugli affitti]]
Il 29 marzo fu approvato il decreto che aboliva l'esercito permanente e stabiliva l'armamento di tutto il popolo: « non possono essere costituite a Parigi o esservi introdotte altre forze armate oltre alla guardia nazionale [...] tutti i cittadini validi fanno parte della guardia nazionale ».<ref name=autogenerato5>''Journal officiel'', 30 marzo 1871.</ref>
 
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=== Sugli ostaggi ===
[[File:Raoul Urbain.jpg|thumb|upright=0.6|Raoul Urbain]]
Il 2 aprile, al termine di uno scontro a [[Puteaux]], i gendarmi di Versailles fucilarono cinque federati prigionieri. Il 3 aprile, a [[Chatou]], il generale [[Gaston de Galliffet|Galliffet]], che aveva proclamato una « guerra senza quartiere e pietà », fece fucilare altri tre prigionieri, mentre a [[Châtillon (Île-de-France)|Châtillon]] il generale Vinoy ordinò la fucilazione di [[Émile Victor Duval|Duval]] e di due suoi ufficiali.<ref>AA. VV., ''La Comune del 1871'', cit., p. 252.</ref> Per reazione a questi fatti, il 5 aprile, su proposta di [[Raoul Urbain]], il Consiglio votò il cosiddetto decreto sugli ostaggi.
 
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Il 16 aprile fu approvato il progetto sulle officine inattive presentato dal commissario [[Augustin Avrial|Avrial]]. Si affermava che in seguito della « vile fuga » di alcuni proprietari di officine, erano cessate molte attività necessarie alla vita della Comune con una grave « minaccia alle risorse vitali degli operai ». Si dava mandato ai sindacati di individuare, attraverso una commissione d'inchiesta, le officine inattive, di assegnarle a cooperative di operai e di costituire un tribunale arbitrale che definisse la misura degli indennizzi ai proprietari.<ref name=autogenerato8>P. M. Kergentsev, cit., p. 366.</ref>
 
[[File:Commune de Paris arrêt du 20 avril 1871 sur le travail de nuit.jpg|thumb|left|upright=0.7|Decreto sul lavoro notturno]]
L'importanza del decreto stava nel fatto che esso appariva « un passo effettivo verso la rivoluzione sociale ».<ref>G. Lefrançais, ''Étude sur le mouvement communaliste à Paris en 1871'', 1871, p. 272.</ref> Il 23 aprile l'unione dei meccanici e l'associazione dei metallurgici invitarono le altre corporazioni operaie a nominare propri delegati alla commissione d'inchiesta, mentre davano ai propri delegati il mandato di agire per « porre fine allo sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo » e per « organizzare il lavoro mediante associazioni che posseggono collettivamente un capitale inalienabile ».<ref name=autogenerato8 />
 
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=== Sull'istruzione e la cultura ===
[[File:Courbet Autoportrait.jpg|thumb|upright=0.6|Gustave Courbet]]
Fin da marzo era stata avanzata la questione dell'istruzione. La ''Società per una nuova educazione'' aveva richiesto alla Comune la separazione della scuola dalla Chiesa - nessuna istruzione religiosa e nessun oggetto di culto negli edifici scolastici - e l'istruzione obbligatoria, gratuita e impostata su basi scientifiche. La Comune si era dichiarata d'accordo e dal 21 aprile la Commissione istruzione si occupò del problema.<ref>P. M. Kergentsev, cit., p. 497.</ref>
 
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=== Decreti di guerra ===
[[File:Franck, Colonne Vendôme, 1871.jpg|left|thumb|upright=1.2|La colonna Vendôme abbattuta il 16 maggio 1871]]
Con l'inizio delle ostilità con Versailles furono presi provvedimenti straordinari. Il 2 aprile fu decretata la messa in stato d'accusa dei membri del governo di Versailles, il 5 aprile fu emanato il decreto sugli ostaggi e l'arresto dei complici di Versailles, e il 6 aprile furono disarmate le Guardie nazionali refrattarie. L'11 aprile fu istituito il Consiglio di guerra e stabilito l'obbligo per tutti i cittadini di denunciare le armi detenute.
 
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== L'amministrazione finanziaria ==
[[File:Charles Beslay.jpg|thumb|upright=0.6|Charles Beslay]]
L'amministrazione della città fu particolarmente scrupolosa. È noto il bilancio dei conti del periodo 20 marzo - 30 aprile: a fronte di 26.013.916 franchi di entrate derivanti dalle imposte dirette e indirette, furono spesi 25.138.089 franchi, venti milioni dei quali andarono al bilancio della Commissione militare. Il soldo delle guardie nazionali rappresentava infatti la sola risorsa per loro e per le loro famiglie, complessivamente circa mezzo milione di cittadini.<ref>B. Noël, cit., I, p. 285.</ref>
 
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== L<nowiki>'</nowiki>''Unione delle donne'' ==
[[File:Commune de Paris Appel aux ouvrières 18 mai 1871.jpg|thumb|left|upright=0.7|Appello dell<nowiki>'</nowiki>''Unione delle donne'' alle operaie di Parigi]]
L'11 aprile apparve sul ''Journal officiel'' un ''Appello alle cittadine di Parigi'', redatto l'8 aprile e firmato « Un gruppo di cittadine », nel quale, preso atto che la guerra con le forze di Versailles era iniziata e che bisognava « vincere o morire », si tracciavano le linee di un programma rivolto espressamente alle donne: « Niente doveri senza diritti, niente diritti senza doveri. Vogliamo il lavoro, ma per conservarne il prodotto. Non più sfruttatori né padroni. Lavoro e benessere per tutti. Autogoverno del popolo [...] ». S'invitavano infine le cittadine parigine a riunirsi quella sera al Grand Café de la Nation in rue du Temple 79.<ref>B. Noël, cit., II, pp. 264-265.</ref>
 
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L'organizzazione dell'esercito di Versailles proseguiva rapidamente. L'11 aprile era costituito da tre corpi d'armata. Il primo, comandato dal generale Ladmirault, occupava Villeneuve e Nanterre e fronteggiava Neuilly; il secondo, comandato dal generale Cissey, occupava Châtillon e Villecoublay; il terzo, al comando di Vinoy, teneva [[Meudon]], [[Sèvres]] e [[Saint-Cloud]]. Alla fine di aprile, dopo che Thiers ottenne da Bismarck il rimpatrio dei prigionieri di guerra e il permesso del loro impiego, furono costituiti altri due corpi d'armata, il quarto, comandato da Barail, che occupava [[Verrières (Marna)|Verrières]] e [[Longjumeau]], e il quinto, al comando del generale Clinchant, che fronteggiava [[XVI arrondissement di Parigi|Passy]].<ref>P. M. Kergentsev, cit., p. 327.</ref>
 
[[File:La Cécilia.jpg|thumb|upright=0.6|Napoléon La Cécilia]]
Complessivamente, Versailles schierava intorno a Parigi circa 700 pezzi d'artiglieria e 100.000 soldati di fronte ai quali la Comune opponeva 341 cannoni e 50.000 uomini divisi nelle tre armate al comando di Dombrowski, [[Napoléon La Cécilia|La Cécilia]] e [[Walery Wroblewski|Wroblewski]].<ref>Il calcolo è del generale versagliese Félix Appert, ''Rapport d'ensemble sur les opérations de la justice militaire relatives à l'insurrection du 18 mars 1871'', 1875, pp. 123-124.</ref>
 
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== La « settimana di sangue » (21-28 maggio) ==
[[File:Dombrowsky.jpg|thumb|left|upright=0.7|Jaroslaw Dombrowski]]
Le truppe al comando dei generali Douay e de Cissey occuparono lo spazio tra le fortificazioni e la ferrovia. Dombrowski apprese la notizia alle 16 e telegrafò al Consiglio, chiedendo rinforzi. Solo alle 19 il Consiglio che, presieduto da Vallès, stava giudicando Cluseret, venne informato dell'invasione: « mi sembrò che tutto il mio sangue scendesse a terra - scrive Vallès nelle sue memorie - e che gli occhi mi divenissero più chiari e grandi nella faccia pallida ».<ref>J. Vallès, ''L'Insurgé'', 1908, p. 307.</ref> Si decise di mandare assolto Cluseret e di affidare i compiti della difesa al Comitato di Salute pubblica.
 
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Nell'ottobre del 1871 fu fucilato il soldato [http://maitron-en-ligne.univ-paris1.fr/spip.php?article67503&id_mot=24 Edouard Paquis]; il 28 novembre furono fucilati [[Théophile Ferré]], [[Louis Rossel]] e il sergente [http://maitron-en-ligne.univ-paris1.fr/spip.php?article53727&id_mot=24 Bourgeois]; il 30 novembre [[Gaston Crémieux]]; il 22 febbraio [[1872]] [http://maitron-en-ligne.univ-paris1.fr/spip.php?article61712&id_mot=24 Armand Herpin-Lacroix], [http://maitron-en-ligne.univ-paris1.fr/spip.php?article63013&id_mot=24 Charles-Marie Lagrange] e [[Galdric Verdaguer]]; il 19 marzo [http://maitron-en-ligne.univ-paris1.fr/spip.php?article68949&id_mot=24 Gustave Préau de Vedel]; il 30 aprile [http://maitron-en-ligne.univ-paris1.fr/spip.php?article135692&id_mot=24 Gustave Genton]; il 25 maggio [http://maitron-en-ligne.univ-paris1.fr/spip.php?article70946&id_mot=24 Jean-Baptiste Sérizier], [http://maitron-en-ligne.univ-paris1.fr/spip.php?article53558&id_mot=24 Etienne Boudin] e [http://maitron-en-ligne.univ-paris1.fr/spip.php?article53175&id_mot=24 Isidore Boin]; il 6 luglio [http://maitron-en-ligne.univ-paris1.fr/spip.php?article52078&id_mot=24 Adolphe Baudoin] e [http://maitron-en-ligne.univ-paris1.fr/spip.php?article70164&id_mot=24 Jean Rouilhac]; il 24 luglio [http://maitron-en-ligne.univ-paris1.fr/spip.php?article59537&id_mot=24 Jean-Baptiste François], [http://maitron-en-ligne.univ-paris1.fr/spip.php?article51491&id_mot=24 Charles Aubry], [http://maitron-en-ligne.univ-paris1.fr/spip.php?article56440&id_mot=24 Louis Dalivous], [http://maitron-en-ligne.univ-paris1.fr/spip.php?article70495&id_mot=24 Émile Saint-Omer] e due soldati sconosciuti; l'8 settembre [http://maitron-en-ligne.univ-paris1.fr/spip.php?article64706&id_mot=24 Joseph Lolive], [http://maitron-en-ligne.univ-paris1.fr/spip.php?article57264&id_mot=24 Léon Denivelle] e [http://maitron-en-ligne.univ-paris1.fr/spip.php?article57370&id_mot=24 Henri Deschamps]; il 22 gennaio [[1873]] [[Jean Philippe Fenouillas]], [http://maitron-en-ligne.univ-paris1.fr/spip.php?article52417&id_mot=24 Victor Bénot] e [http://maitron-en-ligne.univ-paris1.fr/spip.php?article56750&id_mot=24 Louis Decamps]; il 6 giugno [[1874]] il soldato [http://maitron-en-ligne.univ-paris1.fr/spip.php?article53298&id_mot=24 Bonnard].
 
[[File:Jean-Baptiste Clément by Nadar.jpg|thumb|left|upright=0.6|Jean-Baptiste Clément]]
Le condanne ai lavori forzati furono 410, alla deportazione 7.496, alla reclusione 4.731, all'esilio 322, e furono irrogate 211 pene minori.<ref>AA. VV., ''La Comune del 1871'', cit., pp. 301-304.</ref> Dal 3 maggio [[1872]] cominciò il trasferimento in [[Nuova Caledonia]] dei deportati, che furono sistemati a [[Numea]], nella penisola di [[Ducos]] e nell'[[isola dei Pini]]. Vi morirono [http://maitron-en-ligne.univ-paris1.fr/spip.php?article60841&id_mot=24 Albert Grandier], [[Gustave Maroteau]] e [[Augustin Verdure]], e quattro detenuti vi furono fucilati nel gennaio del [[1874]]. [[Paschal Grousset]], [[Francis Jourde]] e [[Henri Rochefort]] riuscirono a fuggire nel marzo del [[1874]], mentre l'anno dopo [[Paul Rastoul]] e altri 19 deportati morirono annegati in un tentativo di evasione.<ref>AA. VV., ''La Comune del 1871'', cit., p. 305.</ref>
 
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== I giudizi storici sulla Comune ==
[[File:Maxime Du Camp.jpg|thumb|upright=0.6|Maxime du Camp]]
Tutta la letteratura conservatrice e liberale del tempo, da [[Maxime Du Camp]]<ref>M. du Camp, ''Les convulsions de Paris'', 4 voll., 1878-1880.</ref> ad [[Arsène Houssaye]],<ref>A. Houssaye, ''Le chien perdu et la femme fusillée'', 1872.</ref> da Maurice Montégut<ref>M. Montégut, ''Le Mur. Mars, avril, mai 1871'', 1892.</ref> a [[Paul de Saint-Victor]],<ref>P. de Saint-Victor, ''Barbares et bandits: la Prusse et la Commune'', 1871.</ref> da [[Élémir Bourges]]<ref>É. Bourges, ''Les oiseaux s'envolent et les fleurs tombent'', 1893.</ref> a [[Théophile Gautier]]<ref>Th. Gautier, ''Tableaux de siège. Paris 1870-1871'', 1872.</ref> e a Edgar Rodriguès,<ref>E. Rodriguès, ''Le carnaval rouge'', 1872.</ref> rappresenta i comunardi come una massa di assassini, banditi, scellerati, incendiari, pazzi, alcolizzati, depravati, oziosi. Non sfugge a questa visione neanche la recente ''Nouvelle histoire de Paris'' di Stéphane Rials.<ref>W. Serman, cit., pp. 541-548.</ref> Si aggiungono le tesi dell'intrigo prussiano, di cui i comunardi sarebbero stati agenti, quella del complotto internazionalista - sanzionate ufficialmente dalla legge [[Jules-Armand Dufaure|Dufaure]] - e le accuse alla [[massoneria]].<ref>W. Serman, cit., pp. 549-550.</ref>
 
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Sono opinioni largamente condivise dalla grande maggioranza degli intellettuali francesi del tempo, con le eccezioni di [[Victor Hugo]], [[Paul Verlaine]] e [[Arthur Rimbaud]]<ref>P. Lidsky, ''Les écrivains contre la Commune'', 1970.</ref> Per [[Edmond de Goncourt]] « la società muore col suffragio universale. È lo strumento fatale della sua prossima rovina. Con esso, l'ignoranza della vile moltitudine governa »,<ref>E. de Goncourt, ''Journal'', 11 giugno 1871.</ref> ed [[Ernest Renan]] sostiene la necessità di affidare a un'aristocrazia rigenerata un legittimo potere politico e sociale, poiché « la democrazia è la negazione della disciplina ».<ref>E. Renan, ''La Réforme intellectuelle et morale de la France'', 1875, p. 54.</ref> Secondo [[Fustel de Coulanges]] il popolo non deve partecipare al governo,<ref>''La Revue des Deux Mondes'', 1º luglio 1871.</ref> ed anche [[Hippolyte Taine]], dopo aver giudicato i capi della Comune « dei fanatici, degli stranieri cosmopoliti, dei furfanti », ritiene essenziale « che le classi illuminate e ricche guidino gli ignoranti e coloro che vivono alla giornata ».<ref>Lettera alla madre, 29 novembre 1871, in H. Taine, ''Sa vie et sa correspondance'', III, 1905.</ref>
 
[[File:Albert de Mun by Isidore Alphonse Chalot.jpg|thumb|left|upright=0.6|Albert de Mun]]
Con la Comune, nota Goncourt, avviene « la conquista della Francia da parte dell'operaio, e l'asservimento, sotto il suo dispotismo, del nobile, del borghese, del contadino. Il governo lascia le mani di coloro che possiedono per andare nelle mani di coloro che non possiedono »,<ref>E. de Goncourt, ''Journal'', 28 marzo 1871.</ref> e per lo scrittore [[Ernest Feydeau]], l'autore dei ''Souvenirs d'une cocodette'', gli operai « si sono messi in testa che tutto gli era dovuto, che a loro apparteneva la terra e che la sapevano lunga, pur avendo ciascuno imparato solo il suo mestiere, per sostituirsi vantaggiosamente a tutti i governi dei popoli civili ». Bisogna perciò fare « a brandelli, senza respiro e pietà, tutti i furfanti che pretendono, come i socialisti di ogni colore, di voler fare il bene del genere umano ».<ref>E. Feydeau, ''Consolation'', 1872.</ref> Anche [[Alexandre Dumas (figlio)|Alexandre Dumas figlio]] si augura che « vengano sterminati una buona volta le canaglie e gli imbecilli »,<ref>A. Dumas a G. Sand, in G. Sand, ''Correspondance'', XXII, 1987, p. 364.</ref> perché, secondo lui, i problemi sociali si risolverebbero facilmente: basterebbe « che coloro che lavorano facciano lavorare quelli che non lavorano, oppure li sterminino senza pietà ».<ref>A. Dumas fils, ''Une lettre sur les choses du jour'', 1871, p. 28.</ref>
 
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Il 9 settembre [[1870]] [[Karl Marx|Marx]] aveva redatto a nome dell'Internazionale il ''Secondo indirizzo del Consiglio generale sulla guerra franco-prussiana'', nel quale si invitava la classe operaia francese a non tentare di rovesciare il governo: « nella crisi presente, mentre il nemico batte quasi alle porte di Parigi, sarebbe una disperata follia ». Pur sapendo che il nuovo governo era nelle mani degli orléanisti, gli operai francesi non dovevano « lasciarsi sviare dalle memorie nazionali del 1792 [...] ma costruire il futuro », lavorando alla « loro organizzazione di classe ».<ref>K. Marx, ''La guerra civile in Francia'', 1974, p. 47.</ref>
 
[[File:Marx3.jpg|thumb|upright=0.6|Karl Marx]]
Quando Parigi insorse proclamando la Comune, scrivendo all'amico [[Ludwig Kugelmann|Kugelmann]] il 12 aprile [[1871]] Marx esaltò l'eroismo dei « compagni parigini », il cui tentativo consisteva essenzialmente « non nel trasferire da una mano all'altra la macchina militare e burocratica [...] ma nello spezzarla, e tale è la condizione preliminare di ogni reale rivoluzione popolare ». Le condizioni in cui stava avvenendo la rivoluzione erano estremamente sfavorevoli, ma erano state « le canaglie borghesi di Versailles » a porre ai parigini « l'alternativa di accettare la battaglia o soccombere senza battaglia. La demoralizzazione della classe operaia in quest'ultimo caso sarebbe stata una sciagura molto più grave della perdita di un qualsiasi numero di capi ».<ref>K. Marx, ''Lettere a Kugelmann'', 1950, pp. 139-142.</ref>
 
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[[Michail Bakunin|Bakunin]] sottolineò l'unità d'intenti socialisti mostrata dai delegati del Consiglio, e il loro progetto di riorganizzare l'assetto istituzionale in senso federalista, che l'altro anarchico [[James Guillaume]] considera la principale caratteristica della rivoluzione parigina: « Non c'è più uno Stato, non c'è più un potere centrale superiore ai gruppi che impongano la loro autorità; c'è solo la forza collettiva risultante dalla federazione » e poiché non esiste più lo Stato centralizzato e « i comuni godono della pienezza della loro indipendenza, c'è la vera anarchia ».<ref>M. Bakunin, ''La Commune de Paris et la notion d'État'', 1871; J. Guillaume, ''L'International. Documents et souvenirs (1864-1878)'', 1905-1910.</ref>
 
[[File:Bundesarchiv Bild 183-71043-0003, Wladimir Iljitsch Lenin.jpg|thumb|left|upright=0.6|Lenin]]
[[Lenin]], nel [[1905]], scrisse che « il compito reale che la Comune dovette adempiere fu quello di realizzare la dittatura democratica e non quella socialista », cercando in primo luogo di realizzare quello che per un partito socialista è il « programma minimo ».<ref>Lenin, ''La Comune di Parigi e la dittatura democratica'', «Proletarij», 8, 1905, in Lenin, ''La Comune di Parigi'', 1974, p. 43.</ref> Tali compiti furono assolti democratizzando il regime sociale, sopprimendo la burocrazia, istituendo l'elettività dei funzionari. Due errori compromisero la sua iniziale vittoria: non procedette all'« espropriazione degli espropriatori » e non sterminò i suoi nemici, non conducendo una tempestiva offensiva contro Versailles. Grande è però la sua importanza storica: « risvegliò il movimento socialista in tutta Europa, mostrò la forza della guerra civile, dissipò le illusioni patriottiche e [...] insegnò al proletariato europeo a stabilire concretamente gli obiettivi della rivoluzione socialista ».<ref>Lenin, ''Gli insegnamenti della Comune'', «Zagraničnaja gazeta», 23 marzo 1908, in Lenin, ''La Comune di Parigi'', cit., pp. 51-55.</ref>