Emergency: differenze tra le versioni

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==== Critiche generali ====
Emergency è stata criticata dal giornalista [[Sergio Romano]]<ref>[http://www.corriere.it/romano/10-04-22/01.spm Corriere.it - Rubrica delle lettere di Sergio Romano: IL BUON LAVORO DI EMERGENCY MA NON È LA CROCE ROSSA]</ref> e da [[Massimo Barra]], presidente della Commissione Permanente della [[federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa]]<ref>[http://www.radioradicale.it/scheda/301622/le-responsabilita-di-emergency-intervista-a-massimo-barra-presidente-della-croce-rossa-italiana RadioRadicale.it - Intervista a Massimo Barra (presidente Croce Rossa italiana)]</ref> per mancanza di [[neutralità]] in [[politica estera]].
==== Il caso Sudannel Kurdistan iracheno ====
In Sudan Emergency ha istituito un centro di cardiochirurgia a [[Soba (città)|Soba]] (20&nbsp;km da Khartoum) e due centri pediatrici. Le spese sostenute, 10 milioni di euro, sono state pagate con i contributi dell'attuale Presidente del Sudan [[Omar Hasan Ahmad al-Bashir]],<ref name=furlan107/> ex colonnello dell'esercito sudanese, salito al potere nel 1989 con un colpo di stato (94,5% di suffragi a suo favore nelle ultime elezioni del 2015, con le quali è stato rinnovato il suo mandato), il quale pare ricambi la predilezione di Emergency: nel 2009 infatti sono stati espulsi dal Sudan tutti gli operatori umanitari stranieri con l'accusa di aver violato, in [[Darfur]], il regolamento sulle attività di cooperazione, mentre tredici di queste sono state accusate di aver fornito informazioni al Tribunale Internazionale dell'Aja (o Corte penale internazionale) sulle violenze perpetrate contro i civili: unica ONG autorizzata a rimanere in Sudan è stata Emergency.<ref name=furlan109>V. Furlanetto, ''L'industria della carità'', p. 109</ref> Nel 2010 Emergency ha speso 13 milioni di Euro per interventi in Sudan.<ref name=furlan107>V. Furlanetto, ''L'industria della carità'', p. 107</ref> È opportuno rilevare che l'entusiasta finanziatore sudanese di Emergency, nel luglio 2008, è stato accusato dal procuratore della [[Corte Penale Internazionale]], [[Luis Moreno-Ocampo]], di [[genocidio]], [[crimini contro l'umanità]] e [[crimini di guerra]] nel Darfur.<ref name=ocampo>{{cita web|url=http://www.icc-cpi.int/menus/icc/press%20and%20media/press%20releases/press%20releases%20(2008)/a|autore=[[Corte Penale Internazionale]]|titolo=ICC Prosecutor presents case against Sudanese President, Hassan Ahmad AL BASHIR, for genocide, crimes against humanity and war crimes in Darfur|accesso=14 marzo 2009|lingua=en|data=14 luglio 2008|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090825112142/http://www.icc-cpi.int/menus/icc/press%20and%20media/press%20releases/press%20releases%20%282008%29/a|dataarchivio=25 agosto 2009|urlmorto=sì}}</ref> Il tribunale ha emesso il 4 marzo 2009 un mandato d'arresto per al-Bashir per crimini di guerra e crimini contro l'umanità, ma ha stabilito che non vi erano prove sufficienti per perseguirlo per genocidio.<ref name=ICC-warrant>{{cita web|url=http://www2.icc-cpi.int/iccdocs/doc/doc639078.pdf|autore=[[Corte Penale Internazionale]]|titolo=Warrant of Arrest for Omar Hassan Ahmad Al Bashir|accesso=14 marzo 2009|lingua=en|data=4 marzo 2009|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090305043711/http://www.icc-cpi.int/iccdocs/doc/doc639078.pdf|dataarchivio=5 marzo 2009}}</ref><ref name=BBC1>{{Cita news|lingua = en|autore = |url = http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/7923102.stm|titolo = Warrant issued for Sudan's leader|pubblicazione = BBC NEWS|giorno = 04|mese = 03|anno = 2009|accesso = 14 marzo 2009}}</ref> Al-Bashir è il primo capo di Stato mai incriminato dalla corte<ref name=BBC1/>. Secondo la Corte Al-Bashir sarebbe responsabile del massacro di mezzo milione di persone e di aver provocato la fuga come profughi di 10 milioni di persone nel Darfur.<ref name=furlan107/>
 
Alle accuse non solo di violazione della neutralità ed indipendenza proclamata da Emergency (Il governo di Al-Bashir finanzia Emergency con circa 3&nbsp;milioni di Euro, come da bilancio,<ref>V. Furlanetto, ''L'industria della carità'', p. 108</ref>) Gino Strada difende Al-Bashir e contesta il diritto della Corte Penale Internazionale a giudicare il presidente sudanese in quanto il suo paese non riconosce ufficialmente tale tribunale.<ref>Massimo A. Alberizzi, ''Strada difende Bashir: «Una manovra politica contro gli africani»'', su ''Corriere della Sera'' dell'11 marzo 2009, citato in V. Furlanetto, ''L'industria della carità'', p. 108</ref> Anche l'attuale presidente di Emergency, Cecilia Strada, figlia del fondatore, difende il comportamento dell'organizzazione da lei presieduta, sostenendo che non si deve guardare solo ad Al-Bashir, ma anche agli stati confinanti, che il suo compito non è quello di giudicare i governanti nei paesi in cui opera, ma quello di assistere le vittime (anche se queste sono tali per causa dei governanti stessi).<ref name=furlan109/>
 
==== Ruolo di negoziazione nel caso Mastrogiacomo ====
Nel marzo 2007, durante il sequestro in [[Afghanistan]] del giornalista de ''[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]'', [[Daniele Mastrogiacomo]], Emergency ha assunto una posizione di rilievo nelle trattative per la sua liberazione<ref>[http://www.unita.it/mondo/mastrogiacomo-laquo-salvare-vite-umane-questa-egrave-l-039-emergency-che-ho-conosciuto-raquo-1.48261 L'Unità]</ref><ref>[http://www.corriere.it/solferino/severgnini/07-04-13/04.spm Corriere della Sera]</ref><ref>[http://www.ilgiornale.it/esteri/emergency_fini_cattiva_luce_dopo_sequestro_mastrogiacomo/12-04-2010/articolo-id=436794-page=0-comments=1 Il Giornale]</ref>.