Partenariato: differenze tra le versioni

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Una prima fase, che ha riguardato i primi due cicli di programmazione, 1989-93 e 1994-99, si può definire del partenariato “informativo”: i partner vengono informati delle principali decisioni prese nei [http://www.regione.toscana.it/regione/export/RT/sito-RT/Contenuti/minisiti/porcreo/visualizza_asset.html_1484047516.html Comitati di Sorveglianza] nel corso di apposite riunioni che seguono lo svolgimento dei Comitati stessi: Il contributo delle parti è piuttosto limitato. Fanno eccezione già in questa fase le relazioni partenariali relative al Fondo Sociale Europeo, in cui le Organizzazioni sindacali ed imprenditoriali fanno già parte dei Comitati di Sorveglianza, svolgendo un ruolo attivo nella gestione del Fondo stesso.
 
Una seconda fase, che si può definire del partenariato “discontinuo”, riguarda il ciclo di programmazione 2000-2006. In questo periodo, sulla spinta delle modifiche ai regolamenti comunitari e del lancio della cosiddetta “nuova programmazione”, il partenariato socio economico viene rafforzato fin dalla fase di avvio: rappresentanze delle Organizzazioni imprenditoriali, sindacali e del terzo settore partecipano alla costruzione delle [http://www.dps.tesoro.it/documentazione/docs/all/doc03.pdf 100 idee per lo sviluppo] (presentate nel corso del Convegno di Catania del 2-4 dicembre 1998) che saranno la base del [http://www.dps.tesoro.it/qcs/qcs_regioni.asp QCS Obiettivo 1] e della programmazione degli altri Obiettivi comunitari. Una rappresentanza delle parti socio economiche partecipa ai lavori dei Comitati di Sorveglianza. L'attuazione del principio rimane però altalenante: come rileva un lavoro del [http://www.portalecnel.it/PORTALE/documenti.nsf/0/C12575C30044C0B5C125723C004C00D1/$FILE/Rapporto%20Finale%20Partnership.pdf CNEL], il coinvolgimento è piuttosto esteso, e si consolidano relazioni stabili tra parti socio economiche e Autorità di Gestione dei programmi, ma ad una partecipazione molto forte nella fase della elaborazione della strategia corrisponde un coinvolgimento debole nella fase attuativa. Come riconoscono gli stessi documenti di programmazione e di valutazione, il partenariato viene ancora vissuto dalle amministrazioni come mero “adempimento"adempimento formale" ai requisiti richiesti, generando in molti casi una “caduta di tensione” nella partecipazione. Dal canto loro, le parti socio economiche hanno spesso trovato improduttivo il loro coinvolgimento, subendo ma anche concorrendo a creare la medesima caduta di tensione., Analogo andamento discontinuo assume il partenariato a livello locale, con l'esperienza della progettazione integrata territoriale (PIT). Non mancano tuttavia esperienze significative: un [http://partenariato.arsenale23.com/site/engine.asp Progetto di Assistenza Tecnica al Partenariato] socio economico per l'Ob.1, finanziato dal FESR, accompagna per circa tre anni il coinvolgimento delle parti nell'attuazione dei fondi strutturali, realizzando poco meno di 200 attività con oltre 3.500 partecipanti, ed un elevato livello di gradimento.
 
Una terza fase, riferita all'attuale [http://www.dps.mef.gov.it/QSN/qsn.asp ciclo di programmazione 2007-13], può essere definita del “partenariato formalizzato”: le parti socio economiche sono coinvolte attivamente, in maniera paritaria rispetto alle amministrazioni pubbliche, fin dalle prime fasi della costruzione del [http://www.dps.mef.gov.it/documentazione/QSN/docs/QSN2007-2013_giu_07.pdf Quadro Strategico Nazionale (QSN)] (QSN) e dei programmi operativi con [http://www.dps.mef.gov.it/QSN/qsn_tavoli_tematici.asp tavoli settoriali a livello nazionale] e tavoli regionali, e il ruolo centrale delle parti viene riconosciuto dagli stessi documenti di programmazione, che definiscono il partenariato “un principio ed un valore (nonché …) un principio fondante della programmazione comunitaria che si traduce in metodo e prassi amministrativa (…) lungo tutto il processo decisionale”. Vi è dunque un riconoscimento formale del ruolo del partenariato, che deve essere sancito, come stabilisce la Delibera CIPE di attuazione del QSN, in Protocolli d'intesa, ai vari livelli, tra le amministrazioni e tutte le organizzazioni che si candidano a rappresentare interessi nell'attuazione di interventi di politica regionale.