Repubblica di San Marco: differenze tra le versioni

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Durante i primi giorni della neonata Repubblica Manin si trovò a dover fronteggiare il gravoso problema del rapporto tra le varie classi sociali veneziane. La rivoluzione era stata di fatto appoggiata soprattutto dai militari e dalla classe lavoratrice, mentre il grosso della borghesia e della nobiltà cittadina fu, con tutta probabilità, ostile al progetto insurrezionale.<ref name=GNS129>{{cita|Ginsborg|p. 129}}</ref>
 
Manin intendeva in primo luogo rassicurare la borghesia cittadina sulla natura moderata del governo e sul mantenimento dell'ordine sociale. Proprio questa esigenza aveva dettato la scelta dei membri dell'esecutivo composto da soli membri della borghesia moderata<ref name=GNS130>{{cita|Ginsborg|p. 130}}</ref><ref group=N>Tra i ministri vi era addirittura un nobile, Carolo Trolli, che aveva alle spalle lunghi anni di servizio sotto sotto il governo austriaco. Questa scelta fu dettata probablimete dalla volontà di Manin di rassicurare l'aristocrazia sulle intenzioni del suo governo. Ma la scelta di Trolli di confermare a capo della polizia repubblicana Luigi Brasil, già prefetto della polizia asburgica, suscitò numerose proteste e i due furono costretti a dimettersi già il 26 marzo. Il ministero dell'interno passò allora a Pietro Paleocapa. Cfr. {{cita|Ginsborg|p. 124}}</ref> e da cui erano state escluse le componenti che avevano avuto un ruolo attivo nella insurrezione.<ref group=N>Tra i ministri soltanto Antonio Paolucci e Angelo Toffoli avevano partecipato attivamente all'insurrezione del 22 marzo. Cfr. {{cita|Ginsborg|p. 124}}</ref> Anche i primi provvedimenti del governo ne sottolinearono la natura sostanzialmente borghese.<ref name=GNS130/> Vennero proclamate la libertà di stampa, l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, e l'indipendenza dell'amministrazione della giustizia. Con un decreto del 27 marzo furono inoltre escluse dalla guardia civica le componenti più popolari.<ref name=GNS130/>
 
Da un punto di vista economico vennero elargiti aiuti ai piccoli mercanti che si trovarono penalizzati dalla rivoluzione.<ref name=GNS130/> Fu inoltre decretato che i presidenti delle [[Camera di commercio|camere di commercio]] del Veneto venissero eletti dai membri delle stesse e non fossero più funzionari governativi.<ref name=GNS130/> Furono aboliti i dazi sul cotone e sui manufatti in cotone come primo passo in vista di una liberalizzazione dei rapporti commerciali.<ref name=GNS130/>