Pseudobiblion: differenze tra le versioni

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== Storia ==
De Camp individua come primo pseudobiblion il Libro di Thot, citato nella storia di Setnau Khaemuast, proveniente da un papiro di età tolemaica[2]; tuttavia in una gran quantità di miti e racconti dell’antichità sono presenti quelli che possono essere considerati pseudobiblia: nella Bibbia ad esempio sono nominati numerosi testi immaginari, come il libro sigillato da sette sigilli nell’Apocalisse di Giovanni<ref>{{passo biblico|Apocalisse|5.1}}</ref> e il libro che Dio fa scrivere a Mosè per raccontare la vittoria di Israele sugli Amaleciti<ref>{{passo biblico|Esodo|17.8}}</ref>
È il Rinascimento che vede l’affermarsi degli pseudobiblia. Un esempio importante di questo periodo è il manoscritto dell’arcivescovo Turpino, opera di finzione alla base a sua volta di un’altra opera di finzione sulle gesta di Rinaldo, il “famoso Arnaldo”, che Luigi Pulci afferma essere di ispirazione per il suo Morgante. Anche [[Matteo Maria Boiardo|Boiardo]] e [[Ludovico Ariosto|Ariosto]] affermeranno di aver preso ispirazione dal manoscritto di Turpino per l’[[Orlando Innamorato]] e l'[[Orlando Furioso]].
Altro caso è la Biblioteca di San Vittore nel sesto capitolo del Gargantua di Rabelais: una lista lunghissima di pseudobiblia inserita con intenti comici e satirici dall’autore; solo uno degli innumerevoli esempi raccolti nell’opera di [[François Rabelais|Rabelais]].
Facendo un balzo in avanti anche nel [[Don Chisciotte]] [[Miguel de Cervantes|Cervantes]] dichiara di aver tradotto la storia da un manoscritto in aljamiado, una lingua iberica inventata. L’intento di Cervantes è parodico, tant’è vero che nella seconda parte del romanzo i personaggi stessi del Chisciotte leggono lo pseudobiblia che racconta le loro stesse gesta.
Avvicinandosi sempre di più alla modernità i casi di pseudobiblia si moltiplicano sempre di più. Innumerevoli scrittori dell’Ottocento come Edgar Allan Poe, Artur Conan Doyle, [[Alessandro Manzoni]] e [[Gustave Flaubert]] hanno utilizzato questo espediente nelle loro opere.
Uno dei casi più classici e interessanti di pseudobilion è senza dubbio quello del [[Necronomicon]]. Inventato dalla penna di Lovecraft, fu utilizzato come base per innumerevoli racconti e romanzi. L’impatto dell’opera di finzione fu talmente forte che iniziarono a circolare voci sulla sua reale esistenza e persino sul suo paratesto (un articolo sulla rivista ''Sir!'' Del 1953 lo descriveva come stampato su pelle umana). In seguito lo stesso De Camp acquistò in Iraq un manoscritto scritto con una sequenza di segni insignificanti, poi spacciato per lo pseudobiblion di Lovecraft.