Lisia: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
LiveRC : Annullate le modifiche di 151.35.70.6 (discussione), riportata alla versione precedente di ValterVBot
Nessun oggetto della modifica
Riga 1:
{{Nota disambigua|l'omonimo ammiraglio|Lisia (ammiraglio)}}
{{Bio
| Nome = Lisia
| PostCognomeVirgola =
| PreData = {{lang-grc|Λυσίας|Lysías}}, {{latino|Lysĭas}}
| Sesso = M
| LuogoNascita = Siracusa
| AnnoNascita = 445 a.C.
| LuogoMorte = Atene
| LuogoMorteLink = Atene (città antica)
| AnnoMorte = 380 a.C.
| Attività = giuristaoratore
| AttivitàAltre = e [[logografia (retorica)|logografo]]
| Nazionalità = ateniese
| PostNazionalità = , uno dei maggioripiù grandi dell'antichità
| Immagine = Lisia, replica del I sec da orig. greco del IV sec. ac., 6130.JPG
| Didascalia = Busto raffigurante Lisia. Copia romana (I secolo d.C.) di un originale greco (IV secolo a.C.) conservata al Museo Archeologico di Napoli (inv. 6130)
}}
 
Riga 21:
Lisia nasce a [[Siracusa]] nel 445 a.C ma si trasferisce ad Atene su invito di [[Pericle]]. Il padre infatti, Cefalo, era un noto fabbricante di scudi, tanto che Platone ambienta la sua Repubblica nella casa paterna di Lisia. Essendosi trasferito in città, ma non essendo ateniese di nascita, Lisia è un meteco: può portare i suoi soldi ad Atene ma non ha né diritti civili né diritti politici. Nel [[430 a.C.]] Lisia si recò in [[Magna Grecia]] nella [[colonia (insediamento)|colonia]] di [[Thurii]], presso [[Sibari|Sybaris]], assieme al fratello [[Polemarco (filosofo)|Polemarco]]. In seguito al disastro ateniese in [[Sicilia]] durante la Guerra del Peloponneso, nel [[413 a.C.]], Lisia tornò in patria e si dedicò all'arte retorica.
 
Durante il regime dei [[Trenta Tiranni]], Lisia fuggì a [[Megara (città)|Megara]] dopo essere stato accusato di cospirazione insieme al fratello [[Polemarco (filosofo)|Polemarco]], fatto poi uccidere per tali motivi. In realtà, nonostante il non ambiguo dissenso dei due, i Trenta tiranni cercavano un pretesto per confiscare i loro beni. Restaurata la democrazia ad opera di [[Trasibulo]], nel [[403 a.C.]] Lisia tornò di nuovo ad Atene, dove cercò di rientrare in possesso degli averi sottrattigli e di ottenere la cittadinanza, ma senza successo, nonostante [[Trasibulo]] stesso avesse proposto all'assemblea di attribuirgliela per i servizi resi dall'oratore per la causa democratica, che da Megara finanziò un esercito di circa trecento mercenari per combattere i Trenta; tuttavia grazie allo stesso Trasibulo, ottenne l'isotelia, un trattamento fiscale migliore rispetto a quello dei normali meteci.
 
Nell'orazione ''[[Contro Eratostene]]'', da lui pronunciata personalmente dinanzi alla corte, egli attaccò con violenza l'operato di uno dei responsabili della morte del fratello, coinvolgendo però anche [[Teramene]], all'epoca già morto a seguito di condanna e di cui Atene conservava un buon ricordo. L'esito del processo è sconosciuto; tuttavia i suoi beni non gli furono mai restituiti e Lisia, non potendo aspirare a cariche pubbliche in quanto privo della cittadinanza, dovette adattarsi a fare il [[Logografia (retorica)|logografo]], l'oratore giudiziario su commissione.
 
Come logografo acquistò una certa fama tanto che, ad un certo punto, Trasibulo gli attribuì la [[cittadinanza ateniese]], ma il procedimento fu annullato poco dopo per un vizio di forma (era infatti necessaria l'approvazione della ''Boulè'' <(il consiglio>"Consiglio"), ma questa era stata sciolta dai Trenta), anche se gli fu comunque concesso di pagare le tasse come se fosse stato un normale cittadino ateniese. Infatti i meteci, in quanto stranieri, pagavano più tasse di coloro che avevano la cittadinanza ateniese per usufruire dei diritti di residenza e di commercio in territorio ateniese.

Morì ad Atene verso il 380 a.C.<ref>Le fonti principali della biografia lisiana provengono da uno scritto di [[Dionigi di Alicarnasso]] (''[[De Lysia]]''). Altre informazioni ci giungono attraverso il trattato ''[[Vite dei dieci oratori]]'' (parr. 835c-836d), incluso nel ''corpus'' [[Plutarco|plutarcheo]], ma ritenuto apocrifo. Inoltre, le orazioni ''[[Contro Eratostene]]'' e ''[[Contro Ippoterse]]'' forniscono altri dati biografici, mentre la ''[[La Repubblica (dialogo)|Repubblica]]'' ed il ''[[Fedro (dialogo)|Fedro]]'' di [[Platone]] ci informano sulla famiglia dell'oratore.</ref>
 
==Orazioni==
Line 33 ⟶ 35:
 
La tradizione antica attribuì a Lisia 425 orazioni, delle quali secondo [[Dionigi di Alicarnasso]] solo 233 erano autentiche. A noi ne sono giunte solo 34, tutte di genere giudiziario eccetto due, l’''Olimpico'' e l’''Epitafio''; la prima fu recitata nel 388 a.C. in occasione dei giochi olimpici di quell'anno, mentre l’''Epitafio'' fu composto come panegirico dei caduti della guerra corinzia (395-386 a.C.). Le altre 32 orazioni sono tutte di argomento giudiziario. Di seguito sono riportate le trame di alcune orazioni lisiane:
*''[[Contro Eratostene]]'': (la''Corpus dodicesimaLysiacum'', orazione del Corpus LisiacumXII): è l'orazione pronunciata personalmente da Lisia in tribunale per la morte del fratello Polemarco e la restituzione del patrimonio.
*''[[Per Mantiteo]]'' (XVI): un certo Mantiteo si difende dall'accusa di aver prestato servizio militare presso il corpo dei cavalieri, sostenendo la curiosa tesi di essere stato iscritto illegalmente a sua insaputa nella classe equestre.
*''Contro Ippoterse'': è probabilmente l'altra orazione che fu pronunciata personalmente dall'autore.
*''Contro Simone'' (III): un vecchio cittadino si discolpa da una denuncia sportagli per aver furiosamente litigato e fatto a pugni con il querelante suo acceso rivale nell'amore verso un ragazzo.
*''Per l'olivo sacro'': (VII): quest'orazione riguarda un'accusa di empietà. Un piccolo proprietario terriero è incolpato di aver sradicato un olivo sacro dal proprio terreno. Quest'orazione è nota anche con il nome di Areopagitico, che deriva dal nome del tribunale nel quale fu pronunciata.
*''Per l'invalido'' (XXIV): un vecchio ateniese si sforza di dimostrare ai giudici la persistenza di una sua menomazione e del suo diritto alla piccola pensione statale, messi in dubbio da chi lo aveva denunciato come benestante.
*''[[Per l'uccisione di Eratostene]]'' (I): è l'orazione difensiva di un processo per omicidio. Eufileto, marito tradito, deve dimostrare che ha ucciso l'amante di sua moglie, Eratostene, in nome della legge dell'omicidio legittimo (φόνος δίκαιος [fónosphónos díkaios]) e che non ha premeditato la morte, come sostengono gli accusatori e parenti del morto.
Le orazioni di Lisia, se si eccettuano le prime due (contenute, la prima, nel codice Marciano 422 del secolo XV d.C.; la seconda, nel Parigino Coisliniano 249 del secolo XI d.C. e nel Marciano 416 del secolo XIII d.C.), sono contenute nel codice Palatino di Heidelberg 88, risalente al secolo XII d.C.<ref name="Colonna">A. Colonna, ''La letteratura greca'', Lattes Editori, Torino 1969, p. 474.</ref>.
 
==Edizioni==
Le orazioni di Lisia, se si eccettuano le prime due (contenute, la prima, nel codice Marciano 422 del secolo XV d.C.; la seconda, nel Parigino Coisliniano 249 del secolo XI d.C. e nel Marciano 416 del secolo XIII d.C.), sono contenute nel codice Palatino di Heidelberg 88, risalente al secolo XII d.C.<ref name=Colonna>A. Colonna, ''La letteratura greca'', Lattes Editori, Torino 1969, p. 474.</ref>.
 
==Edizioni e traduzioni==
Un'edizione italiana, con note critiche, delle orazioni di Lisia è contenuta nel volume curato da [[Umberto Albini (filologo)|Umberto Albini]], ''I discorsi'', Sansoni, Firenze 1955<ref name=Colonna/>.
* ''I discorsi'', Testo critico, introduzione, traduzione e note a cura di [[Umberto Albini (filologo)|Umberto Albini]], Firenze, Sansoni, 1955.
* ''Orazioni (I-XV)'', Introduzione, traduzione e note di [[Enrico Medda]], Testo greco a fronte, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 1991.
* ''Orazioni (XVI-XXXIV. Frammenti)'', Introduzione, traduzione e note di [[Enrico Medda]], Testo greco a fronte, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 1995.
 
==Note==