Mitologia sumera: differenze tra le versioni

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Il percorso che ci ha portato alla quasi completa comprensione della cultura sumera è stato lungo e tortuoso, spesso fuorviante, sicuramente complicato anche dalla differenza concettuale tra la nostra scrittura a lettere e la loro particolare scrittura, chiamata [[Scrittura cuneiforme|cuneiforme]] dalla forma appunto a cuneo dei caratteri utilizzati. È opportuno precisare che, concettualmente, la scrittura sumera è molto simile a quella [[Lingua cinese|cinese]] o [[Lingua giapponese|giapponese]]: un ideogramma, o un cuneo nel caso sumero, poteva indicare non un solo oggetto, ma altri oggetti, idee o gesti correlati allo stesso. Ad esempio, il simbolo designato per indicare la parola "bocca", che ha una determinata pronuncia, poteva essere utilizzato in altri contesti, e con pronunce diverse, per indicare la sfera di concetti legati alla bocca: "parlare", "dente", "parola" e via dicendo. Questo fece cadere in errore i primi sumerologi, quando scoprirono le tavolette che descrivevano l'[[Gilgamesh|Epopea di Gilgamesh]], re di Uruk: la prima traslitterazione del nome "Gilgamesh" fu infatti "Izdubar", errore che in seguito venne notato e corretto. Questo non è che un esempio delle difficoltà che gli studiosi incontrarono nel catalogare e tradurre le tavole di Sumer.
 
Man mano che gli studi procedevano si scopriva un mondo fatto di uomini, eroi e [[dio|dei]] (gli [[Annunaki]]) strettamente legati gli uni e gli altri ed alla natura stessa. Ai giorni nostri ancora si discute se la [[mitologia]] sia un insieme di semplici favole, oppure un tentativo di spiegare i fenomeni naturali, oppure un insegnamento morale nato dalla coscienza collettiva di un popolo; per quanto riguarda i [[sumeri]], tutte queste congetture sono probabilmente da ritenersi ugualmente valide. Possiamo aggiungere che gli storiografi occidentali, come eredi di una impostazione del tema di tipo a ben guardare illuministico o positivistico, hanno per lo più eluso concordi la possibilità che la forma di questi miti potesse esprimere secondo rapporto adeguato, e inevitabile, di un' umanità il cui livello interiore non aveva ancora sviluppato il pensiero logico-concettuale, il quale invero si afferma soltanto nel mondo greco dopo Eraclito, il dato di una partecipazione reale a un mondo sovrasensibile, anche, ma non solo, teofanicamente ravvisabile negli stessi fenomeni naturali, dato il livello di comprensibilità della cui natura sarebbe a noi tanto più inadeguato proprio in virtù dell' evoluzione concettuale occorsa.
 
La civiltà sumera si è sviluppata intorno al 5.000 a.C., quando l'uomo aveva appena preso coscienza di sé e della propria collettività. Ci si può basare sui fatti, senza dubbio, ma la [[sociologia]] e l'[[antropologia]] ci vengono in aiuto nella comprensione di un popolo ormai scomparso.
E queste scienze, insieme alle ottime traduzioni dei testi in nostro possesso, ci presentano un mondo in cui l'uomo non è completamente padrone del proprio destino: ovverosia, lo è nel momento in cui si rende consapevole del fatto che si trova sulla Terra con il solo ed unico scopo di servire gli dei. Egli non è ancora l<nowiki>'</nowiki>''homo faber'' dei latini, e la morte è l'unica sorte che lo aspetta: solo gli dei sono immortali, e questa è la legge ineluttabile della vita.