Giovanni Amendola: differenze tra le versioni

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Il 20 luglio 1925 Giovanni Amendola viene aggredito da una quindicina di uomini armati di bastone in località La Colonna a [[Pieve a Nievole]], oggi in [[provincia di Pistoia]]. L'attentato, organizzato dallo squadrista [[Carlo Scorza]], futuro segretario del [[Partito Nazionale Fascista|Partito nazionale fascista]], è l'ultimo di una lunga serie di intimidazioni ricevute dal deputato, dal figlio [[Giorgio Amendola|Giorgio]] e dalla redazione de «[[Il Mondo (quotidiano)|Il Mondo]]». Amendola decide di farsi curare a [[Parigi]], dove si reca alla fine dell'anno e agli inizi del [[1926]]. Viene operato poiché i chirurghi hanno rilevato un [[ematoma]] (un [[tumore]], secondo il figlio Giorgio)<ref>Cfr. ''Un'isola'', Milano, Rizzoli, 1980.</ref> sulla regione corrispondente all'emitorace sinistro.
 
Per favorire il decorso post-operatorio i familiari trasferiscono Amendola a [[Cannes]], in [[Provenza]], ma egli muore all'alba del 7 aprile 1926 nella clinica Le Cassy Fleur, non essendosi mai ripreso dalle percosse ricevute<ref>«Colpito da un male incurabile», secondo il sarcastico commento di [[Antonio Casertano]], [[Presidenti della Camera dei deputati|Presidente della Camera dei deputati]].</ref>.
 
Venne sepolto da esule a Cannes (solo nel 1950 la sua salma tornerà in Italia) sotto una lapide che recita: «Qui vive Giovanni Amendola...aspettando».