Finzione: differenze tra le versioni

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A questa tesi si oppongono gli antirealisti o eliminativisti che sostengono invece che noi fingiamo che esistano gli enti, le metodologie o i concetti di qualsiasi scienza che invece debbono essere eliminati completamente su tutti i livelli (ontologico, epistemologico e concettuale), e di fatto accettati e studiati solo da una scienza "più fondamentale", mettendo da parte però ogni previa ipotesi. Dobbiamo distinguere la [[semantica]] che tratta di oggetti di finzione parafrasati dalla [[ontologia]] che deve stabilire l'essere, la realtà.
 
Con Benedetto Croce ci si domanda se in fondo anche la storia che dovrebbe essere narrazione di fatti reali non sia un fondo una finta rappresentazione della realtà tanto che questa disciplina potrebbe essere ricondotta ''sotto il concetto generale dell'arte'' <ref>B.Croce, ''La storia sotto il concetto generale dell'arte'', Bari 1919</ref>. Non c'è dubbio che gli storici romani della parte senatoria e quelli della parte imperiale furono autori di avvenimenti storici reali interpretati secondo un mondo fittizio di valori politici e morali contrastanti. Anche Pirandello vede la finzione che sovrasta in ogni individuo la finzione dellareale personalità che non esiste più poiché muta a secondoseconda dell'interlocutoredegli interlocutori con cui ci si confronta
 
Il mondo dell'arte scenica offre chiaramente il valore della finzione da cui paradossalmente nascono sentimenti reali. Di fronte ai finti eventi rappresentati dalla tragedia o dalla commmedia i greci antichi si posero la questione se anche il pianto o il riso che provavano gli spettatori fossero finti o reali. Aristotele non dubita della realtà dei sentimenti che nella sua ''Poetica'' spiega con la [[catarsi]] intesa come liberatorio distacco dalle passioni tramite le forti vicende rappresentate sulla scena dalla tragedia.