Secondo dopoguerra in Italia: differenze tra le versioni

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{{Citazione|L'aria pareva più pura, persino la natura più bella; quanta fiducia negli uomini, quanta speranza che fosse sorta l'era degli uomini di buona volontà, disinteressati, senza ambizioni, per cui gli alti uffici fossero soltanto un dovere e una missione [...] Fu lo spazio d'un mattino.|[[Arturo Carlo Jemolo]] in ''[[La Stampa]]'', 2 giugno 1974.}}
 
La [[locuzione]] '''secondo dopoguerra italiano''' indica un periodo storico compreso tra la fine della [[seconda guerra mondiale]] e gli anni seguenti in un periodo il cui termine va considerato nel contesto complessivo e che può essere determinato schematicamente da date diverse tra di loro, includendo comunque i primi decenni della [[Prima Repubblica (Italia)|prima repubblica]].
 
Secondo un'interpretazione [[storiografia|storiografica]], il deterioramento del governo di [[Centro-sinistra "organico"]], nato come un tentativo di riformare le istituzioni politiche italiane, segnò la fine di quelle speranze di rinnovamento diffuse nel secondo dopoguerra<ref>Antonio Desideri, ''Storia e storiografia'', Vol. III, Ed. D'Anna, Messina-Firenze, 1980, p. 1053.</ref> che in Italia andrebbe quindi collocato in un periodo che va approssimativamente dal [[1945]] agli [[anni 1960|anni sessanta]], anni che segnarono la crisi definitiva dei partiti e della società civile che avevano fondato la [[Repubblica Italiana|Repubblica]] nata dopo la guerra.<ref>Anna D'Andrea, ''Il secondo dopoguerra in Italia, 1945-1960'', ed. Pellegrini, 1977, p.231</ref>