Tempietto di Sant'Emidio alle Grotte: differenze tra le versioni

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Il tempietto fu costruito negli anni compresi tra il [[1717]] ed il [[1720]]-[[1721|21]] su commissione del vescovo ascolano Giovanni Gambi, familiare dell'allora [[papa Clemente XI]] e successore del precedente vescovo Giovanni Giacomo Bonaventura. Gambi conferì l'incarico della progettazione e della costruzione del tempio a [[Giuseppe Giosafatti]], che al tempo era presente in città poiché si stava occupando della sistemazione del [[palazzo dell'Arengo]]. Questi, per la progettazione, si ispirò allo stile di [[Pietro da Cortona]] ed alle opere di [[Gian Lorenzo Bernini]], suo maestro. Il tempio è, infatti, definito come la sua opera più berniniana.
 
La [[chiesa (architettura)|chiesa]] nasce come un [[ex voto]] degli ascolani per ringraziare [[sant'Emidio]], protettore dal [[terremoto]], di aver preservato la città dai violenti [[Terremoto dell'Aquila del 1703|sismi aquilani del 1703]] che si verificarono tra i [[Mese|mesi]] di gennaio e marzo dello stesso anno. Questi, sebbene provarono duramente la cittadinanza, non produssero perdite di vite umane e danni gravi sugli [[Edificio|edifici]].
Per volontà ed iniziativa di molti devoti si avanzò la proposta di onorare la memoria del santo con un gesto collettivo di gratitudine e riconoscenza e di restituire al culto emidiano le tre grotte esistenti alle pendici dell'altura di campo Parignano, nella zona [[nord]] della città, che furono celle di [[Monachesimo|monaci]], il luogo della sua [[sepoltura]] ed [[Oratorio (architettura)|oratorio]].
 
Sia le [[autorità]] civili e religiose che la cittadinanza accolsero la richiesta ed il giorno 23 gennaio [[1703]] il Consiglio dei Cento e della Pace di Ascoli nominò otto notabili della città come responsabili della raccolta delle offerte dei fedeli, conferendo loro l'incarico di destinare l'intera somma ricevuta dalle [[Oblazione|oblazioni]] per la costruzione della chiesa.
 
Il 12 marzo [[1703]] il capitolo della cattedrale affiancò, agli otto nominati dal comune, due [[Canonico|canonici]] per collaborare al reperimento degli oboli ed inoltre stabilì che le entrate della baronia di Maltignano di quell'anno e dei quattro anni successivi sarebbero state destinate a questa causa.