Ferruccio Parri: differenze tra le versioni

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|circoscrizione5=
|collegio5= [[collegio unico nazionale|CUN]]
|partito = [[Partito d'Azione|Pd'A]] <small>(1942-1946)</small><br />[[Concentrazione Democratica Repubblicana|CDR]] <small>(1946)</small><br />[[Partito Repubblicano Italiano|PRI]] <small>(1946-1953)</small><br />[[Unità Popolare (Italia)|UP]] <small>(1953-1957)</small><br />[[Indipendente (politica)|Indipendente]] <small>(1957-1981)</small><!-- [[Partito Repubblicano Italiano|PRI]] (1946-1953), [[Unione di Rinascita Repubblicana|UdRR]] (1953), [[Unità Popolare|UP]] (1953-1957), Indipendente nel [[Partito Socialista Italiano|PSI]] (1958-1963), Indipendente PCI-PSIUP (1967-1981) !-->
|tendenza = [[Socialismo liberale]]
|titolo di studio= laurea in Lettere e Filosofia
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Acclamato all'unanimità segretario del [[Partito d'Azione]] nel dicembre del [[1945]], guidò il partito al congresso del febbraio [[1946]], caratterizzato dallo scontro fra le due correnti dette "radicali" e "socialisti". Parri e Ugo La Malfa uscirono dal partito, dando vita alla [[Concentrazione Democratica Repubblicana]], che si presentò alle elezioni politiche del 2 giugno 1946 con una propria lista: vi risultarono eletti i due principali esponenti del movimento, che decisero poi di aderire al Gruppo Repubblicano in seno all'[[Assemblea Costituente]]. Nel settembre dello stesso anno, la Concentrazione Democratica Repubblicana confluì nel [[Partito Repubblicano Italiano]]. Fu senatore di diritto nella prima legislatura repubblicana (1948) e votò la fiducia ai governi centristi guidati da [[Alcide De Gasperi]].
 
Fondò con altri resistenti nel [[1949]] la [[Federazione Italiana Associazioni Partigiane|FIAP - Federazione Italiana Associazioni Partigiane]], per evitare l'insorgente egemonizzazione della Resistenza da parte del Partito Comunista. Fondamentale il suo contributo per la nascita dell'[[Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia]] (INSMLI). Nel [[1953]] abbandonò il Pri in disaccordo con la [[Legge elettorale italiana del 1953|nuova legge elettorale]], la cosiddetta "legge truffa", e diede vita con [[Piero Calamandrei]] al movimento di [[Unità Popolare (Italia)|Unità Popolare]]. Unità Popolare ottenne appena lo 0,6% ma sarà decisivo nel far mancare alla coalizione vincente il quorum per ottenere il [[premio di maggioranza]].
 
Pochi mesi prima, il 17 maggio, ''[[I Meridiani d'Italia]]'', un [[giornale]] di [[destra (politica)|destra]], pubblicò un articolo intitolato «Prove clamorose: Parri tradì i partigiani». Parri decise di portare il giornale in tribunale ma il processo non finì mai perché cadde tutto in [[prescrizione]]. Fu un processo all'epoca molto seguito: a favore di Parri testimoniarono importanti politici del periodo come il [[Partito Comunista Italiano|comunista]] [[Luigi Longo]] e il futuro [[Presidenti della Repubblica Italiana|presidente della Repubblica]] [[Sandro Pertini]]. Pertini ricordò ai giudici come i capi partigiani avessero temuto per la vita del "comandante Maurizio". Uno dei suoi carcerieri riferì che Parri fu duramente percosso dai [[fascismo|fascisti]] mentre lo trascinavano al [[Prigione|carcere]].