Letteratura slovacca: differenze tra le versioni

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La letteratura slovacca è la letteratura della Slovacchia. Sebbene abbia origini medievali, la letteratura slovacca fiorì solo dopo la codificazione della lingua slovacca nel XIX secolo.

Storia

Medioevo (XI-XV secolo)

I primi monumenti della letteratura nel territorio dell'odierna Slovacchia risalgono al periodo della Grande Moravia (dall'863 all'inizio del X secolo). Gli autori di questo periodo sono San Cirillo, San Metodio e San Clemente di Ocrida. Le opere trattano temi cristiani: il poema Proglas è un'introduzione ai quattro Vangeli, si traduce parzialmente la Bibbia in antico slavo ecclesiastico; oppure sono redazioni di leggi: Zakon sudnyj ljudem.

Dall'XI secolo al XV secolo i testi sono scritti in latino, in ceco e in un ceco slovacchizzato. La Poesia lirica, di argomento sacro, (preghiere, canzoni e formulari) proviene da un ambito strettamente ecclesiastico, mentre la poesia epica si concentra sulle leggende. Fra gli autori di questo periodo Johannes de Thurocz scrisse la Chronica Hungarorum, un'opera storica, e San Mauro di Pécs, che scrisse le leggende di San Benedetto e di San Zeroardo (Svorad). Appare la letteratura profana con le redazione di cronache.

Il rinascimento (1500-1650)

Una letteratura nazionale fece la sua prima comparsa nel XVI secolo, molto più tardi rispetto alle letterature nazionali dei Paesi vicini. È il latino a dominare come lingua letteraria. Oltre ai temi ecclesiastici, c'è uno sviluppo di temi tratti dalla storia antica, in particolare dall'antica Grecia e dall'antica Roma.

Il primo libro stampato in Slovacchia è il Libro dei giuramenti (1561) di Vašek Zaleský. Un primo poema epico-amoroso del Rinascimento slovacco è l'anonimo Siládi e Hadmázi (1560), ambientato nel quadro delle invasioni ottomane nell'Europa Centrale.[1]

Juraj Tranovský è talvolta considerato come il padre dell'innodia slovacca: delle sue numerose raccolte di inni, la prima apparve nel 1629, scritta in latino, Odarum Sacrarum sive Hymnorum Libri III, ma la più importante e famosa fu la Cithara Sanctorum, scritta in ceco e pubblicata nel 1636 a Levoča. Quest'ultimo volume è alla base dell'innodia luterana in uso ancora oggi in Repubblica Ceca e in Slovacchia. Compensando la scarsità della letteratura slovacca, gli inni di Tranovský furono una sorgente per il risveglio del sentimento nazionale slovacco nei secoli successivi.[1]

Il barocco (1650-1780)

Con la distinzione fra letteratura sacra e profana che si era iniziata a sviluppare nel periodo rinascimentale, i conflitti religiosi tra cattolici e protestanti in Slovacchia durante l'epoca barocca portano a una netta separazione fra i due generi.

Daniel Sinapius-Horčička scrisse poesie latine e drammi per rappresentazioni scolastiche, prosa religiosa, raccolte di proverbi e poesie spirituale slovacche. La sua prosa mostra un sentimento nazionale, in quanto loda la lingua slovacca e si lamenta della mancanza di patriottismo degli Slovacchi.

Hugolín Gavlovič fu autore di scritti religiosi, morali e didattici scritti nel dialetto slovacco occidentale: fu il principale rappresente della letteratura barocca in Slovacchia. Il suo capolavoro si intitola Valašská škola, mravúv stodola, è un poema di 17 862 versi.

Il classicismo (1780-1840)

Il classicismo slovacco è parte del neoclassicismo europeo che si sviluppa durante l'Illuminismo. L'ascesa del nazionalismo dopo la Rivoluzione francese riaccende la necessità delle letterature nazionali. Fino a metà del XIX secolo lo slovacco era generalmente scritto sotto la forma del ceco, con vari gradi di slovacchizzazione.[2]La Gramatica Slavika di Anton Bernolák ricorreva a un dialetto slovacco occidentale usato come lingua letteraria (Bernolávčina): da un lato questa scelta fu un progresso verso la moderna lingua letteraria slovacca, dal'altra però fu un insuccesso. Tuttavia, alcune opere importanti furono pubblicate nella lingua codificata da Bernolák, fra cui l'opera di Juraj Fándly del 1879 Dúverná zmlúva medzi mňíchom a ďáblom ("Patto di fiducia fra il monaco e il diavolo"). Alcuni autori slovacchi luterani di questo periodo, come Augustin Dolezal, Juraj Palkovič e Pavel Jozef Šafárik vollero invece privilegiare un'identità e una lingua comune fra cechi e slovacchi.

Il primo giornale ungherese Magyar Hirmondó uscì a Presburgo (l'odierna Bratislava) nel 1780, seguito nel 1783 dal primo giornale slovacco, fondato da Daniel Tállayi, Prešpurské Noviny in 1783, un bisettimanale che ebbe vita breve.[3]

Jozef Ignác Bajza è noto per il suo romanzo René mláďenca príhodi a skúsenosťi (1784), che fu il primo romanzo scritto in slovacco.

In questo periodo si diffonde il panslavismo, movimento che in Slovacchia ha forte presa. La raccolta di Ján Kollár di 150 poesie, intitolata Slávy Dcera, glorifica gli ideali panslavistici: le poesie sono divise in tre canti, che prendono nome dalla Saale, dall'Elba e dal Danubio. Il poema epico di Jan Holly Svätopluk, pubblicato nel 1833, è una delle opere più significative di questo periodo.[4]

1840-1871

Ľudovít Štúr fu la guida del Risorgimento slovacco del XIX secolo, nonché l'autore della codificazione della lingua slovacca che condurrà alla lingua letteraria contemporanea. Come base della lingua fu scelto il dialetto della Slovacchia centrale. La codificazione di Štúr fu disapprovata da Ján Kollár e dai Cechi, che la consideravano come una rinuncia da parte slovacca alla collaborazione per creare una nazione ceco-slovacca: se gli Slovacchi avessero avuto una lingua letteraria propria, il movimento nazionale ceco-slovacco sarebbe risultato indebolito. Comunque la maggior parte degli scrittori slovacchi, anche i cattolici che fino ad allora erano ricorsi alla codificazione di Bernolák, accolsero favorevolmente la codificazione di Štúr. Nel 1844 scrisse Nárečja slovenskuo alebo potreba písaňja v tomto nárečí ("La lingua slovacca ossia la necessità di scrivere in questa lingua"). L'unica raccolta delle sue poesie Spevy a piesne ("Canti e canzoni") fu pubblicate a Presburgo nel 1853.

Janko Kráľ fu uno dei primi poeti a utilizzare la lingua slovacca codificata da Ľudovít Štúr e dai suoi compagni.

Le prime opere del drammaturgo Ján Chalupka furono scritte in ceco, ma dopo il 1848 iniziò a scrivere in slovacco e tradusse le sue prime opere dal ceco allo slovacco.

1872-1917

Pavol Országh Hviezdoslav scrisse la poesia della sua gioventù in ungherese, fino agli anni 1860. Nel 1871 partecipò alla redazione dell'almanacco Napred ("Avanti"), che segna l'inizio di una nuova generazione della letteratura slovacca. Introdusse il verso sillabico-tonico nella poesia slovacca e divenne il principale rappresentante del realismo slovacco. Il suo stile è caratterizzato da un ampio uso di neologismi e di espressioni di nuovo conio, che rendono le sue opere difficili da tradurre.

Martin Kukučín è l'altro principale rappresentante del realismo slovacco ed è considerato uno dei padri della prosa slovacca moderna.

1918-1945

Come conseguenza della caduta dell'Impero austro-ungarico e della nascita della Cecoslovacchia, sparirono le tensioni sociolinguistiche della magiarizzazione, che aveva tentato di emarginare la letteratura slovacca.[5] Fra le due guerre mondiali, la preminenza della poesia cedette il passo alla prosa.[6] Živý bič ("La frusta vivente") di Milo Urban e il romanzo Jozef Mak di Jozef Cíger-Hronský del 1933 sono entrambi ambientati in un villaggio e affrontano il tema del cambiamento.

Durante gli anni turbolenti della Prima repubblica slovacca e il ristabilimento della Cecoslovacchia, dominarono la scena due movimenti letterari separati, la prosa lirica di Cíger-Hronský, František Švantner, Dobroslav Chrobák, Ľudo Ondrejov e Margita Figuli da una parte e i surrealisti slovacchi (Štefan Žáry, Rudolf Fabry, Pavel Bunčák) dall'altra.

Note

  1. ^ a b Peter Petro, A History of Slovak Literature, Liverpool University Press, Template:Isbn
  2. ^ Christopher John Murray, Encyclopedia of the romantic era, 1760-1850, Volume 1, 2004, p. 244
  3. ^ R.W. Seton-Watson, A History of the Czechs and Slovaks, Hamden, Archon, 1965
  4. ^ Petro, Peter. A History of Slovak Literature. 1995, p.59
  5. ^ Peter Petro, A History of Slovak Literature, 1995, p. 131
  6. ^ Peter Petro, A History of Slovak Literature, 1995, p.134

Collegamenti esterni