Caterina Sforza: differenze tra le versioni

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Per giustificare l'incarcerazione di Caterina papa Alessandro VI l'accusò di averlo voluto avvelenare con delle lettere impregnate di [[veleno]] spedite nel novembre del [[1499]] in risposta alla bolla pontificia che deponeva la Contessa dal suo feudo.
 
Ancora oggi non si sa se l'accusa fosse fondata oppure no. Machiavelli si dice convinto che Caterina avesse veramente tentato di avvelenare il Papa<ref>Brogi, p. 243</ref>, mentre altri storici, come [[Jacob Burckhardt]] e [[Ferdinand Gregorovius]] non ne sono altrettanto certi<ref>Brogi, p. 244</ref>. Si tenne anche un [[Processo (diritto)|processo]] che però non si concluse e Caterina rimase incarcerata nella fortezza fino al 30 giugno del [[1501]], quando fu liberata da Yves d'Allègre che era giunto a Roma con l'esercito di Luigi XII per conquistare il Regno di Napoli. Alessandro VI pretese che Caterina firmasse i documenti per la rinuncia dei suoi Stati, visto che nel frattempo il figlio Cesare, con l'acquisizione di Pesaro, [[Rimini]] e Faenza, era stato nominato [[duca di Romagna]].
 
Dopo un breve soggiorno nella residenza del cardinale Raffaele Riario, Caterina si imbarcò per raggiungere [[Livorno]] e poi Firenze<ref>Caterina aveva ricevuto la cittadinanza fiorentina dalla Repubblica di Firenze al tempo in cui Giovanni il Popolano era ambasciatore a Forlì</ref>, dove l'attendevano i suoi figli.