Voto di preferenza: differenze tra le versioni
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Il '''voto di preferenza''' è il voto espresso da un [[elettore]] per un [[candidato]] all'interno di una [[lista elettorale]].
Il [[sistema elettorale]] usato per una determinata [[elezione]] può prevedere o non prevedere il voto di preferenza. Se lo prevede, tra i candidati presenti in ciascuna lista vengono eletti quelli che hanno ottenuto più voti di preferenza
Il voto di preferenza è proprio dei sistemi elettorali di tipo [[proporzionale]]; non si applica ai sistemi elettorali [[maggioritario|maggioritari]], nei quali vengono eletti tutti i candidati della lista vincente e quindi non si pone il problema di scegliere tra di loro.
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In [[Italia]], la [[Legge elettorale italiana del 1946|legge elettorale proporzionale]] promulgata nel [[1946]] per le [[elezioni legislative]] prevedeva la possibilità di esprimere fino a quattro voti di preferenza, scrivendo sulla scheda elettorale i cognomi dei candidati prescelti oppure i loro numeri di lista. Il [[Referendum abrogativo del 1991 in Italia|referendum tenutosi nel 1991]] aveva modificato la legge consentendo un solo voto di preferenza; questa modifica fu applicata unicamente durante le elezioni politiche del 1992 in quanto prima delle elezioni svoltesi nel [[1994]] venne varata una nuova legge elettorale che introduceva un sistema misto maggioritario-proporzionale con liste bloccate, eliminando quindi completamente il voto di preferenza. Anche la successiva legge elettorale entrata in vigore nel [[2005]] ha mantenuto il sistema delle liste bloccate. Il voto di preferenza è invece tuttora previsto dai sistemi elettorali usati per le [[elezioni comunali]], [[elezioni regionali|regionali]] ed [[parlamento europeo|europee]].
Il dibattito italiano intorno alla possibilità di reintrodurre il voto di preferenza, animatosi soprattutto in occasione dell’elaborazione dell’[[Legge elettorale italiana del 2015|Italicum]], vede due fronti contrapposti sui diversi aspetti controversi. Innanzitutto, in riferimento alla rappresentatività e al mantenimento del legame con il territorio: se per alcuni il voto di preferenza è l’unico modello in grado di garantirli,<ref>{{Cita web|url=http://www.c3dem.it/wp-content/uploads/2014/01/Non-si-può-rinunciare-alle-preferenze-s.-passigli-stampa.pdf|titolo=Non si può rinunciare alle preferenze|cognome=Passigli|nome=Stefano|sito=La Stampa|data=30 gennaio 2014}}</ref> per i contrari, invece, la maggiore rappresentatività
Altro fronte di contrapposizione è tra coloro i quali sostengono che un sistema elettorale che non preveda il voto di preferenza determini la composizione di un Parlamento di nominati dai partiti e non di eletti dal popolo, poiché, in tal modo, quest’ultimo non sceglierebbe liberamente il proprio candidato.<ref>{{Cita web|url=http://www.repubblica.it/politica/2014/03/12/news/azzariti_troppa_continuit_col_porcellum_la_costituzionalit_a_rischio-80788999/|titolo=Azzariti: "Troppa continuità col Porcellum, la costituzionalità è a rischio"|autore=Liana Milella|sito=La Repubblica|data=12 marzo 2014}}</ref>'' ''Di contro, c’è chi sostiene che le preferenze siano il mezzo con il quale i candidati, e gli eventuali gruppi di interesse nazionali o locali che li appoggiano, entrano in competizione con gli altri candidati del loro stesso partito. Con le preferenze, quindi, alla competizione fra partiti si sostituirebbe quella interna tra i candidati dello stesso partito.<ref>{{Cita web|url=http://www.corriere.it/opinioni/14_agosto_03/farina-diavolo-6ef3e7ce-1ad2-11e4-b652-72373bf3d98f.shtml|titolo=Preferenze, farina del diavolo|autore=Angelo Panebianco|sito=Corriere della Sera|data=3 agosto 2014}}</ref>
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