Lavrentij Pavlovič Berija: differenze tra le versioni
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La morte di Ždanov comunque non fermò le campagne antisemite. Durante gli anni del dopoguerra, Berija supervisionò la fondazione dei sistemi di polizia segreta in stile sovietico, scegliendone personalmente i capi, nelle nazioni dell'[[Europa orientale|Europa Orientale]]. Ancora una volta, un elevato numero di questi capi erano ebrei. A partire dal 1948, Abakumov iniziò varie investigazioni contro questi capi, che culminarono con l'arresto a [[Praga]], nel novembre del 1951, di [[Rudolf Slánský]], [[Bedřich Geminder]] e altri, genericamente accusati di [[sionismo]] e [[cosmopolitismo]], ma più in particolare di aver usato la [[Cecoslovacchia]] per incanalare armi verso [[Israele]]. Dal punto di vista di Berija, questa accusa risultava esplosiva, perché il massiccio aiuto a Israele venne fornito su suo ordine diretto. Complessivamente, quattordici leader cecoslovacchi, undici dei quali ebrei, vennero processati, condannati e giustiziati a Praga. Indagini simili erano avvenute contemporaneamente in Polonia e in altri paesi satelliti dell'URSS.
All'incirca in quel periodo, Abakumov venne sostituito da [[Semën Denisovič Ignat'ev|Semën Ignat'ev]], che intensificò ulteriormente la campagna anti-semita. Il 13 gennaio [[1953]], il più grande ''affaire'' antisemita nell'Unione Sovietica (che in seguito divenne noto come il [[complotto dei
Giorni dopo la morte di Stalin, Berija liberò tutti i medici arrestati, annunciò che l'intera questione era stata una montatura e fece arrestare tutti i funzionari dell'MGB direttamente coinvolti.
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Dopo la morte di Stalin, Berija venne nominato Primo Vice Primo Ministro e nuovamente nominato capo dell'MVD. Il suo stretto alleato Malenkov divenne il nuovo [[Primi ministri dell'Unione Sovietica|Primo Ministro]] e fu inizialmente il più potente uomo della leadership del dopo Stalin. Berija veniva subito dopo e, data l'assenza di reali qualità di leadership da parte di Malenkov, era in condizione di diventare il vero capo. Chruščёv divenne segretario del partito, incarico ritenuto meno importante di quello di primo ministro.
Nonostante il passato di Berija come uno dei più spietati esecutori dei crimini di Stalin, alla morte del "Grande Aratore" si pose in prima fila nella liberalizzazione che seguì. Berija denunciò pubblicamente il [[complotto dei
Alcuni storici hanno sostenuto che le politiche liberali di Berija, successive alla morte di Stalin, furono una tattica per favorire la sua scalata al potere: anche fosse stato sincero, il passato di Berija gli avrebbe reso impossibile la guida di un regime liberalizzante in Unione Sovietica, un ruolo che in seguito toccò a [[Nikita Sergeevič Chruščёv|Nikita Chruščёv]]. Il compito essenziale dei riformatori sovietici fu di portare la polizia segreta sotto il controllo del partito e Berija non poteva fare ciò, dato che la polizia era alla base del suo potere. Altri hanno sostenuto che egli rappresentò un programma realmente riformista, e che la sua rimozione dal potere ritardò una radicale riforma politica ed economica in Unione Sovietica di quasi quarant'anni.
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