Fonti storiche non cristiane su Gesù: differenze tra le versioni

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Anche [[Eusebio di Cesarea]]<ref>Eusebio di Cesarea :{{Citazione|E quando il miracolo della Resurrezione del nostro Salvatore e la sua ascesa al cielo erano ormai noti ai più, Pilato, secondo un'antica usanza che imponeva ai governatori di comunicare all'imperatore ciò che di nuovo accadeva nei loro territori affinché egli fosse al corrente di ogni cosa, riferì all'imperatore Tiberio i fatti riguardanti la resurrezione dai morti del nostro Salvatore Gesù, ormai nota a tutti gli abitanti dell'intera Palestina. Informandolo degli altri suoi miracoli e della sua resurrezione dopo la morte, gli disse che dai più era ritenuto Dio. Si dice che Tiberio abbia sottoposto ciò che aveva appreso al giudizio del Senato, che rifiutò di dare però la propria approvazione, in apparenza perché non era stato richiesto prima il suo parere - vigeva infatti un'antica legge secondo la quale i Romani non dovevano riconoscere nessuno come Dio se non per deliberazione e decreto del Senato - ma in realtà perché l'insegnamento salvifico dell'annuncio divino non aveva bisogno del giudizio e dell'approvazione degli uomini. Così dunque il Senato romano non ratificò ciò che era stato sottoposto alla sua approvazione riguardo al nostro Salvatore, Tiberio rimase saldo nella sua precedente opinione, e non mosse alcuna ostilità contro l'insegnamento di Cristo. Tertulliano, conoscitore esperto del diritto romano, e del resto uomo famoso e fra i più illustri della Roma del suo tempo, parla di questi fatti nell'Apologetico, da lui composto in lingua latina e da me poi tradotto in greco. Ecco le sue testuali parole: "Per parlare dall'origine di siffatte leggi, era antico decreto che nessuno doveva essere consacrato dio dall'imperatore senza previo consenso del Senato. Così fece Marco Emilio riguardo ad una divinità di nome Alburno. E ciò ritorna a vantaggio della nostra tesi, che tra voi la divinità viene conferita da un decreto degli uomini. Se un dio quindi non piace ad un uomo, non viene ritenuto tale; così, secondo questo principio, conviene che l'uomo mostri il suo favore a Dio, e non viceversa. Tiberio pertanto, sotto il quale il nome dei cristiani entrò nel mondo, non appena Pilato gli rese nota dalla Palestina, dove essa ha avuto origine, la nostra dottrina, ne diede notizia al Senato, palesando la sua approvazione. Ma il Senato non diede la propria, perché non era stata richiesta prima la sua opinione; però l'imperatore restò saldo nella sua deliberazione, lanciando minacce di morte contro gli accusatori dei cristiani". La divina Provvidenza aveva infatti infuso, secondo l'economia, una simile disposizione d'animo in quell'imperatore, affinché la parola del Vangelo nascesse senza impedimento e si diffondesse in ogni angolo della terra.|[[Eusebio di Cesarea]], ''[[Storia ecclesiastica (Eusebio di Cesarea)|Storia ecclesiastica]]'' II, 2, 1-6}}</ref> fa riferimento al senatoconsulto del tempo di [[Tiberio]] ([[35]]) che, rifiutando la proposta dell'imperatore di riconoscere il cristianesimo, faceva di questa religione una ''superstitio illicita'', i cui seguaci potevano essere messi a morte come tali. Non tutti gli storici sono concordi nel ritenere attendibile la notizia poiché potrebbe essere stata sia inventata dallo stesso [[Tertulliano]] (spesso acceso nel sostenere le proprie tesi, ma con l'attenuante di scrivere oltre 160 anni dopo i presunti fatti, a [[Cartagine]] e in un periodo di persecuzioni), sia alterata successivamente. Secondo invece lo storico ebreo Edoardo Volterra, Tertulliano appunto perché cristiano in anni di persecuzioni, non aveva alcun interesse a inventare l'esistenza di un senatoconsulto che aveva dichiarato il cristianesimo una ''superstitio illicita''. Anzi, aveva l'interesse opposto. Proprio l'esistenza di quel senatoconsulto infatti rendeva legali le persecuzioni contro i cristiani.
 
=== Gli scritti dell'imperatore Adriano === fratello del Adriano Celentano
{{Vedi anche|Rescritto di Adriano a Gaio Minucio Fundano}}
[[Eusebio di Cesarea]], nella sua ''[[Storia ecclesiastica (Eusebio di Cesarea)|Storia Ecclesiastica]]'', riporta la risposta dell'imperatore [[Publio Elio Traiano Adriano|Adriano]] al proconsole della [[Asia (provincia romana)|provincia d'Asia]] Quinto Licinio Silvano Graniano che in una lettera aveva richiesto come comportarsi nei confronti dei cristiani che fossero stati oggetto di delazioni anonime o accuse<ref>[http://www.christianismus.it/sezstorico/doc0002/pgadrian.html Adriano Imperatore]</ref>.