Achille Starace: differenze tra le versioni

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Il giovane Starace già nell'agosto 1914, mentre era seduto al caffè Biffi di [[Milano]], ingaggiò una rissa contro manifestanti pacifisti, che portando al collo dei fazzoletti rossi e sventolando bandiere rosse, sfilavano nella Galleria gridando slogan contro la guerra. Starace, da solo, li aggredì gridando loro: "Traditori d'Italia, non permetteremo che facciate dell'Italia una [[Svizzera]] di albergatori e di camerieri". Afferrata l'asta di una bandiera la spezzò e con quella affrontò coloro che gli venivano incontro. L'azione di Starace suscitò l'ammirazione degli altri avventori e i giornali diedero ampio risalto alla notizia.<ref>Roberto Festorazzi, ''Starace, il mastino della rivoluzione fascista'', Milano, [[Mursia]], 2002, p. 23 "Quell'azione...destò una profonda impressione, suscitando l'approvazione di quanti erano seduti al Biffi e ai tavolini degli altri locali. I giornali uscirono con la cronaca dell'incidente e l'ardito sottotenente da poco richiamato alle armi ebbe il suo momento di gloria.</ref><ref>Franco M. Pranzo, "Starace", su Historia n° 142, settembre 1969 pag. 31:"Il gesto coraggioso piacque a quanti in quel momento erano seduti al Biffi e negli altri locali della Galleria e in breve intorno al sottotenente dei bersaglieri si formò un cerchio plaudente."</ref>
 
Coerentemente partecipò alla [[prima guerra mondiale]], comandato dal colonnello (poi generale) [[Sante Ceccherini]]. Nel corso del conflitto ottenne la promozione a ufficiale deinel [[12º Reggimento bersaglieri]] oltre a una medaglia[Medaglia d'argento al valore militare]], quattro di bronzo, due croci al valor militare, oltre a numerosi riconoscimenti anche dall'[[esercito]] [[francia|francese]]. Il colonnello Ceccherini chiese per Starace un'altra medaglia d'argento, nonché la promozione a maggiore per merito di guerra, ma le sue richieste non furono accolte.
 
Caduto il regime, un sedicente vecchio commilitone (che rimase anonimo) il 25 settembre [[1943]] consegnò un memoriale a un fiduciario della polizia politica contestando la legittimità della concessione della medaglia d'argento. Tuttavia, per la tempistica e la modalità di tale consegna esistono diversi dubbi su questa vicenda<ref>Roberto Festorazzi, ''Starace, il mastino della rivoluzione fascista'', Milano, [[Mursia]], 2002, p. 25 "Ciò che rende dubitabiile l'attendibilità del testimone è soprattutto il fatto di essere anonimo, per non parlare delle modalità irrituali con cui il collaboratore di polizia riferisce di aver raccolto la confidenza. L'uomo che racconta l'episodio di guerra è infatti "un ex bersagliere" il quale avvicina per caso l'informatore dell'OVRA dopo un'adunata del regime, domandando dove fosse una certa strada di Milano che non conosceva.</ref>. Inoltre (come rileva [[Antonio Spinosa]] nella sua biografia) Starace ottenne la medaglia d'argento non per l'episodio ricordato dall'informatore, bensì per una azione di portaordini sul [[Veliki]].