Somnium Scipionis: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Etichetta: Editor wikitesto 2017
Riga 19:
{{Citazione|quell'uomo che fu introdotto nel sesto libro|Attico VII 3,2 | illum virum, qui in sexto libro informatus est|lingua=la}}
 
L'esigenza di un titolo specifico (e cioè dell'identificazione come opera a sé) si è verosimilmente fatta sentire nell'atto stesso del distacco del ''Somnium'' dal sesto libro, ed è poi rimasta immutata in tutta la tradizione. Infatti il brano, che rappresenta circa l'80% del sesto libro − ventuno capitoli su ventisei −, ne è certamente la parte più significativa, almeno da quanto si può dedurre dagli sparuti frammenti, giunti per tradizione indiretta, dei primi cinque capitoli.<br>
 
Allo stesso modo, i motivi della tradizione manoscritta separata del ''Somnium'' rispetto al [[De re publica]] sono da ricercare nella particolare natura di questo testo nei confronti dell'opera complessiva: se il trattato illustra infatti un modello di [[costituzione]] [[repubblica]]na che, nei fatti, era già superato nell'epoca in cui veniva composto, esso non riscuoteva dunque più interesse nell'età dell'[[Impero romano|Impero]]; anzi, il solo fatto di appellarsi alla visione ciceroniana dello Stato poteva essere indice di una forma di opposizione al [[principato (storia romana)|principato]]. Al contrario, il ''Somnium'' acquisì nella tarda antichità un notevole interesse a motivo della sua impostazione [[neoplatonica]] assimilabile a quella cristiana.<br>
Fin dall'antichità, in effetti, il brano aveva cominciato a circolare con il proprio titolo autonomo; è solo dal 1819 che il testo da cui proveniva è stato parzialmente ricomposto quando è venuto alla luce il testo dei primi cinque libri (buona parte dei primi due e frammenti degli altri).<br>
 
In esso sono trattati temi di contenuto filosofico-mistico come l'[[immortalità dell'anima]], il premio ultraterreno destinato ai grandi uomini politici benefattori della [[patria]], l'esistenza di un [[aldilà]].<br>
In esso sono trattati temi di contenuto filosofico-mistico come l'[[immortalità dell'anima]], il premio ultraterreno destinato ai grandi uomini politici benefattori della [[patria]], l'esistenza di un [[aldilà]]. Il tema ebbe, in effetto, molto seguito, come evidente in [[Seneca]], nei ''[[Dialoghi (Seneca)|Dialogi]]'' e precisamente nell'opera ''Ad Marciam de Consolatione'', nella quale l'autore latino vuole consolare Marcia, figlia di un censurato autore dell'età di [[Tiberio]], [[Cremuzio Cordo]], per la morte del figlio. Dopo aver elogiato la donna per aver conservato e ripubblicato le opere del padre alla fine dell'impero di [[Claudio]], descrive l'episodio simile a quello proposto da Cicerone nel quale il figlio morto di Marcia incontra il nonno Cremuzio Cordo e con questo entra a far parte di quelle anime privilegiate descritte dall'autore latino.<br>
Questo contenuto di tipo escatologico attirò, ancora, l'attenzione del retore [[Paganesimo|pagano]] tardo-imperiale [[Ambrogio Teodosio Macrobio]], che scrisse i ''Commentariorum libri in Somnium Scipionis'', in due volumi sul ''Somnium'', mentre, per gli stessi motivi, [[Favonio Eulogio]], un [[retore]] africano di epoca tarda, allievo di S. Agostino, scrisse la ''Disputatio de somnio Scipionis''. Il filosofo [[Anicio Manlio Torquato Severino Boezio]] cita il ''Somnium Scipionis'' nel suo trattato ''De musica'' per commentarlo e trattare dell'armonia cosmica. Il libro ebbe, dunque, fortuna nella tarda [[antichità]] e nel [[Medioevo]] a motivo della sua affinità con la [[dottrina cristiana]] sulla [[vita eterna]], tanto da essere stato paragonato al [[mito di Er]] ne ''[[La Repubblica (dialogo)|La Repubblica]]'' di [[Platone]], a cui la ''Repubblica'' di Cicerone sembra essere una risposta.<br>