Sampierdarena: differenze tra le versioni

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Sampierdarena confina a levante con San Teodoro, a nord con [[Rivarolo (Genova)|Rivarolo]], a ponente con [[Cornigliano]] e a sud con l'[[Porto di Genova|area portuale]].
 
Primo centro del ponente genovese, esterno alla cerchia delle seicentesche [[Mura di Genova#Le mura nuove|Mura Nuove]], Sampierdarena comprende il tratto di litorale, oggi interamente occupato da infrastrutture portuali, tra il promontorio di Capo di Faro (dove sorge la [[Lanterna di Genova|Lanterna]]) a levante e la [[foce]] del torrente [[Polcevera]] a ponente.<ref name="sampierdarena">[http://www.sampierdarena.ge.it/ Storia del quartiere su www.sampierdarena.ge.it] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150202230246/http://www.sampierdarena.ge.it/ |data=2 febbraio 2015 }}</ref> Verso l'interno, il tratto finale del Polcevera delimita il quartiere verso [[Cornigliano]]; a levante, il limite verso San Teodoro, un tempo nettamente definito dal crinale del colle di [[San Benigno (Genova)|San Benigno]], sul quale correvano le mura di Genova, dopo lo sbancamento del colle operato negli [[anni 1930|anni trenta del Novecento]] appare meno facilmente individuabile: è comunque costituito da una linea che partendo dal piazzale della [[Autostrada A7 (Italia)|"Camionale"]], attraverso il cosiddetto ponte elicoidale raggiunge la Lanterna, ricalcando il percorso delle scomparse mura. Nella zona a monte, quella di Promontorio, il limite tra Sampierdarena e San Teodoro è definito dalle mura degli Angeli, ancora ben conservate. L'imponente [[Ponte Morandi|viadotto Morandi]] dell'[[Autostrada A10 (Italia)|autostrada A10]], con i suoi svincoli ai piedi del [[forte Crocetta]], delimita Sampierdarena dal quartiere di Rivarolo.
 
Il territorio all'interno del quartiere comprende due crinali che culminano alla sommità del colle di Promontorio, delimitando i bacini di due piccoli rivi, il fossato di San Bartolomeo e quello di Promontorio; il crinale di ponente, quello di Belvedere, si affaccia sulla parte del quartiere in sponda sinistra del Polcevera, comprendente le "unità urbanistiche" Campasso e San Gaetano.
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==== La grande industria ====
Già all'inizio dell'[[XIX secolo|Ottocento]] vennero impiantate nella zona aziende manifatturiere di tipo tradizionale, come [[Industria tessile|fabbriche tessili]], [[Molitura|molini]], [[Corda|corderie]], [[Oleificio|oleifici]], [[Sapone|saponifici]] e [[Produzione dello zucchero#Impianti di produzione|zuccherifici]], ma la svolta avvenne alcuni decenni più tardi, con l'insediamento delle prime vere imprese industriali, legate alla lavorazione del [[ferro]], prima fra tutte la [[fonderia]] in [[ghisa]] dei fratelli Joseph-Marie e Jean Balleydier, aperta nel 1832 alla Coscia.<ref name="TCI"/><ref name="stedo">{{collegamento interrotto|1=[http://www.stedo.it/sampierdarena/ Storia di Sampierdarena sul sito www.stedo.it] |date=gennaio 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref> I fratelli Balleydier, [[Savoia (regione storica)|savoiardi]] di [[Annecy]], avevano impiantato una fonderia nell'[[Alta Savoia]]; nel 1832 il governo sabaudo concesse loro di trasferire l'attività a Genova, dove era più comodo l'approvvigionamento delle materie prime, che all'epoca provenivano quasi esclusivamente dall'[[isola d'Elba]]. Le nuove fabbriche occuparono parte delle antiche proprietà fondiarie delle ville, e molte delle stesse ville vennero adibite a uffici e magazzini.<ref name="sampnet">[http://www.sanpierdarena.net Notizie storiche su Sampierdarena, sul sito www.sanpierdarena.net]</ref>
 
Queste prime aziende, a cui si opposero inutilmente gli ultimi rappresentanti dell'aristocrazia locale, legati alle rendite fondiarie e preoccupati per la perdita di valore dei terreni agricoli dovuta alla produzione di fumi<ref name="gazzola">A. Gazzola, "La città policentrica: il caso di Genova", in "Dalla città diffusa alla città diramata", [[FrancoAngeli]], Milano, 2003</ref>, posero le premesse per il massiccio sviluppo industriale della seconda metà dell'Ottocento, quando Sampierdarena divenne uno dei maggiori centri manifatturieri italiani.
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La crescita delle industrie, con il massiccio aumento degli operai salariati, ebbe notevoli ricadute anche sul piano sociale, con l'aumento del flusso migratorio, la formazione di un piccolo ceto imprenditoriale legato all'indotto delle grandi industrie e, per la prima volta, l'impiego significativo di manodopera femminile, soprattutto nell'industria tessile e alimentare.
Altra inevitabile conseguenza fu l'antagonismo sociale che opponeva imprenditori e operai, che diede vita a [[Mutuo soccorso|società mutualistiche]] a difesa dei diritti dei lavoratori. La più antica di queste fu la ''"S.O.M.S. Universale Giuseppe Mazzini"'', fondata nel 1851 e ancora oggi esistente, anche se solo con finalità ricreative e culturali.<ref name="sampierdarena"/><ref name="stedo"/><ref>[http://www.acompagna.org/wit/chisiamo/iniziative/martedi/2009-2010/100504.pdf Storia delle società operaie di mutuo soccorso a Genova], sul sito dell'associazione [[A Compagna]]</ref> Nel 1872 [[Giovanni Bosco]] aprì a Sampierdarena uno dei primi [[Società Salesiana di San Giovanni Bosco|Oratori salesiani]], ancora oggi fra i più importanti d'Italia.<ref>[http://donboscogenova.org/site/chi-siamo/storia/ Sito dell'Opera Don Bosco di Genova] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150222210349/http://donboscogenova.org/site/chi-siamo/storia/ |data=22 febbraio 2015 }}</ref>
 
==== I pittori "sampierdarenesi" ====
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* '''Villa Doria De Mari''', ora Istituto "Don Daste", Salita Belvedere 2. Costruita nel Cinquecento per [[Giovanni Battista Doria]], fu profondamente modificata in stile [[Neoclassicismo|neoclassico]] da [[Emanuele Andrea Tagliafichi|Andrea Tagliafichi]] nel 1780. Acquistata dai De Mari all'inizio dell'Ottocento, dal 1921 divenne sede dell'[[orfanotrofio]] delle [[Piccole suore della Divina Provvidenza]]. Negli affreschi nel soffitto del salone sono ritratti i dogi della famiglia [[Doria]], realizzati nel restauro settecentesco. Il vasto giardino terrazzato che si apriva in via Daste e risaliva la collina, rifatto dal Tagliafichi sul modello dei giardini di Versailles, documentato dal Gauthier<ref>Villa Doria De Mari, disegni di M.P. Gauthier: [http://www.arch.unige.it/e-books/gauthier/pics2/tav37.jpg prospetto e planimetria della villa], [http://www.arch.unige.it/e-books/gauthier/pics2/tav36.jpg planimetria del giardino] e [http://www.arch.unige.it/e-books/gauthier/pics2/tav38.jpg dettaglio del ninfeo]</ref> e descritto dall'[[Federico Alizeri|Alizeri]], è scomparso nel Novecento per l'espansione edilizia e l'apertura di via Cantore. Su una porzione del residuo terreno è stata costruita nel 1929 la chiesa del SS. Sacramento.<ref name="TCI"/><ref name="stedo"/><ref>[http://www.sampierdarena.ge.it/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=87:villa-doria-de-mari-ora-istituto-qdon-dasteq-sec-xvi-salita-belvedere-2-&catid=47:interno&Itemid=59 Villa Doria De Mari su www.sampierdarena.ge.it]</ref>
* '''[[Villa Doria delle Franzoniane]]''', Via Nicolò Daste 7, ora istituto delle [[Suore madri pie di Nostra Signora Sede della Sapienza|Madri Pie Franzoniane]]. Costruita nel Cinquecento per la famiglia Doria, sorge in via Daste, di fronte alla villa Lercari Sauli. Nel 1764 fu acquistata dall'abate [[Paolo Gerolamo Franzoni]] per farne la sede della congregazione delle Madri Pie, da lui fondata alcuni anni prima. Conserva al suo interno affreschi della scuola dei [[Lazzaro Calvi|fratelli Calvi]] e nel [[refettorio]] un dipinto di [[Bernardo Castello]]; alla villa, caratterizzata da una torre perfettamente conservata, è annessa la piccola chiesa di Nostra Signora della Sapienza, costruita nel 1821 su disegno di Angelo Scaniglia. Nel giardino, molto ridimensionato dopo l'apertura di via Cantore, è ancora presente un grande [[ninfeo]] a grotta.<ref name="TCI"/><ref name="torri"/><ref name="stedo"/><ref>[http://www.sanpierdarena.net/DASTE%20Nicol%C3%B2%20civici%20dispari%20a%20monte.htm Villa Doria delle Franzoniane su www.sanpierdarena.net]</ref>
* [[File:Genova Sampierdarena villa Negrone Moro.jpg|thumb|Villa Negrone Moro]]'''[[Villa Negrone Moro]]''', Via Pedemonte 3. Situata all'estremità orientale del quartiere, risale probabilmente al [[XVI secolo]] e mostra le caratteristiche tipiche delle ville di stile alessiano, ma non se ne conosce la data precisa di edificazione, né il progettista. Era collegata a ponente con la villa Pallavicini Moro, che ormai in stato di avanzato degrado venne demolita nel 1972 e della quale resta solo la parte inferiore della facciata con il grande [[portale]] di ingresso. Già proprietà della famiglia Negrone, alla fine dell'Ottocento fu inglobata nel perimetro dell'oleificio Moro, insediatosi nei terreni retrostanti. Negli [[anni 1970|anni settanta]] con la demolizione dello stabilimento la villa venne ristrutturata a uso uffici e l'area circostante resa pubblica, aprendo la via Pedemonte. Accanto alla villa si trova un'originale torretta ottagonale ornata da archetti pensili, ancora ben conservata.<ref>[http://www.sampierdarena.ge.it/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=63:villa-negrone-moro-seconda-meta-del-xvi-secolo-via-giacomo-pedemonte-3&catid=47:interno&Itemid=59 Storia e immagini della villa Negrone Moro su www.sampierdarena.ge.it] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150210124206/http://www.sampierdarena.ge.it/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=63:villa-negrone-moro-seconda-meta-del-xvi-secolo-via-giacomo-pedemonte-3&catid=47:interno&Itemid=59 |data=10 febbraio 2015 }}</ref><ref>[http://www.sanpierdarena.net/PEDEMONTE%20Giacomo%20via%20.htm Villa Negrone Moro] e [http://www.sanpierdarena.net/DOTTESIO%20Luigi.htm villa Pallavicini Moro] su www.sanpierdarena.net</ref>
 
[[File:Villa Gardino SPdA.gif|thumb|Villa Pallavicini Gardino]]
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[[File:Pierre Paul Rubens - Palazzi di Genova, vol. I - Figura 16.jpg|thumb|Villa Spinola di San Pietro in un'illustrazione di [[Pieter Paul Rubens|Rubens]]]]
 
* '''[[Villa Spinola di San Pietro]]''', Via Spinola di San Pietro, 1. Fu costruita nella seconda metà del Cinquecento per [[Giovanni Battista Lercari (1505-1592)|Giovanni Battista Lercari]], pervenendo per via ereditaria al nipote [[Giovanni Battista Spinola (1575-1625)|Giovanni Battista Spinola]], duca di [[Galatina|San Pietro in Galatina]], che la fece ristrutturare, completando la decorazione interna. Con i lavori eseguiti tra il 1622 e il 1625 l'edificio subì sostanziali modifiche, con la chiusura delle logge e l'apertura di nuove finestre. Simile nella struttura alla [[Villa Giustiniani-Cambiaso|villa Giustiniani Cambiaso]] di Albaro, non si conosce il nome del progettista. È uno dei due palazzi sampierdarenesi descritti da Rubens nel volume ''[[Palazzi di Genova]]'' (l'altro è [[Villa Grimaldi (La Fortezza)|"La Fortezza"]]), dove è identificato come il palazzo "C". Fino all'Ottocento rimase di proprietà degli eredi degli Spinola, fu poi ceduta a vari istituti religiosi (prima le [[Società del Sacro Cuore di Gesù|Dame del Sacro Cuore]] e poi le [[Figlie della carità di San Vincenzo de' Paoli]], note come "Cappellone") e infine nel 1920 al comune di Sampierdarena che l'adibì a scuola. Un tempo in posizione aperta e dominante, dal primo Novecento è circondata e quasi soffocata dagli edifici costruiti intorno, tanto che l'ingresso dovette essere spostato nella facciata a monte perché lo spazio antistante era stato quasi interamente occupato da un caseggiato che copre la vista della facciata principale. Attualmente è sede del liceo statale Piero Gobetti. Gli [[affresco|affreschi]] nell'atrio (''Ratto di Elena'' e ''Storie di Paride'') sono opera di [[Bernardo Castello]], quelli nel salone del [[piano nobile]] (''Imprese di Megollo Lercari'') di [[Giovanni Carlone (1584-1631)|Giovanni Carlone]] (1622); in altre sale, ''Imprese di Ambrogio Spinola'' e ''Storie di Perseo'' di [[Giovanni Andrea Ansaldo]].<ref name="TCI"/><ref name="torri"/><ref name="stedo"/><ref>[http://www.gobetti.it/ Sito del Liceo Gobetti, con immagini dell'interno e degli affreschi]</ref><ref>[http://www.sampierdarena.ge.it/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=74:villa-spinola-di-s-pietro-sec-xvi-via-dellistituto-tecnico-1-&catid=47:interno&Itemid=59 Villa Spinola di S. Pietro su www.sampierdarena.ge.it con immagini attuali e i disegni ottocenteschi di M.P. Gauthier] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150220120410/http://www.sampierdarena.ge.it/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=74:villa-spinola-di-s-pietro-sec-xvi-via-dellistituto-tecnico-1-&catid=47:interno&Itemid=59 |data=20 febbraio 2015 }}</ref><ref>[http://www.sanpierdarena.net/SPINOLA%20di%20san%20Pietro%20via.htm Villa Spinola di S. Pietro su www.sanpierdarena.net]</ref>
 
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==== Teatro Gustavo Modena ====
{{vedi anche|Teatro Gustavo Modena (Genova)}}
[[File:Teatro Gustavo Modena.JPG|thumb|Il teatro Gustavo Modena]]Il [[teatro]], intitolato al [[patriota]] e [[attore teatrale]] [[Gustavo Modena]], si affaccia sulla piccola piazza omonima, tra via Buranello e piazza Vittorio Veneto. Fu costruito nel 1856, grazie al finanziamento degli imprenditori sampierdarenesi, su disegno del giovane [[architetto]] [[Nicolò Bruno]]. Inaugurato il 19 settembre 1857 visse un periodo di grande splendore per tutto l'Ottocento e i primi anni del Novecento. Restaurato tra il 1920 e il 1922, dal 1936 fu utilizzato prevalentemente come [[sala cinematografica]], ma fu chiuso nel 1983. Tra il 1996 e il 1997 vennero realizzati i lavori per la messa in sicurezza e il consolidamento della struttura. Nuovamente inaugurato il 31 ottobre 1997 con lo spettacolo ''[[Snaporaz Fellini]]'' di [[Giorgio Gallione]], da quella data è sede della [[compagnia teatrale|compagnia]] del [[Teatro dell'Archivolto]].<ref name="teatristorici">[http://www.teatristoricidiliguria.it/modena.html Il teatro Modena su www.teatristoricidiliguria.it] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150924113629/http://www.teatristoricidiliguria.it/modena.html |data=24 settembre 2015 }}</ref><ref name="modena">[http://www.sanpierdarena.net/MODENA%20Gustavo%20%20%20piazza%20.htm Il teatro Modena su www.sanpierdarena.net]</ref><ref name="archivolto">[http://www.archivolto.it/teatro-dellarchivolto/teatro-modena/ Il teatro Modena] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150224223217/http://www.archivolto.it/teatro-dellarchivolto/teatro-modena/ |data=24 febbraio 2015 }} sul sito della compagnia del [[Teatro dell'Archivolto]]</ref>
 
Tipico [[teatro all'italiana]] ottocentesco, ha la facciata, in stile [[Neoclassicismo|neoclassico]] con cinque porte ad arco, di cui le tre centrali unite da un avancorpo con terrazzo, aggiunto nel restauro del 1920; il terrazzo è sormontato da un [[timpano (architettura)|timpano]] triangolare sostenuto da semi-colonne [[ordine ionico|ioniche]].<ref name="archivolto"/> All'interno la grande sala a ferro di cavallo è circondata da tre ordini di [[palco (teatro)|palchi]] oltre al [[loggione (architettura)|loggione]] e può contenere complessivamente 498 spettatori.<ref name="teatristorici"/><ref name="modena"/><ref name="archivolto"/>
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[[File:Genova Sampierdarena chiesa San Gaetano.jpg|thumb|upright=1.2|left|Chiesa di S. Giovanni Bosco e S. Gaetano]]L'attuale chiesa intitolata a [[Giovanni Bosco|San Giovanni Bosco]] e [[Gaetano Thiene|San Gaetano]], in via Carlo Rolando, è stata costruita negli [[anni 1950|anni cinquanta del Novecento]] sui resti della cinquecentesca chiesa, già dedicata alla "Decollazione di S. Giovanni Battista e S. Gaetano", completamente distrutta da un bombardamento durante la [[seconda guerra mondiale]]. Sorta nel 1597 come chiesa gentilizia di un ramo della famiglia [[Di Negro]], era stata affidata ai [[Chierici regolari teatini|teatini]], che vi erano rimasti fino alla soppressione del 1797.<ref name="stedo"/><ref name="san_gaetano">[http://www.sanpierdarena.net/ROLANDO%20Carlo%20via%20.htm La chiesa di San Gaetano su www.sanpierdarena.net]</ref>
 
Dopo la soppressione, il complesso fu utilizzato come [[caserma]], poi riaperto al culto dal 1829, ma per mancanza di mezzi versò in stato di degrado fino al 1872, quando venne acquistato da [[Giovanni Bosco]] che vi aprì il secondo istituto [[Società Salesiana di San Giovanni Bosco|salesiano]] in Italia, dopo quello nel quartiere [[Torino|torinese]] di [[Valdocco]]. Ingrandito negli anni, l'istituto, con le sue attività sociali, ricreative, scolastiche e sportive è divenuto un importante riferimento per il quartiere.<ref name="stedo"/><ref name="san_gaetano"/><ref name=donbosco>[http://donboscogenova.org/site/chi-siamo/storia/ Sito dell'istituto Don Bosco] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150222210349/http://donboscogenova.org/site/chi-siamo/storia/ |data=22 febbraio 2015 }}</ref>
 
La chiesa, eretta in parrocchia nel 1885 e restaurata a più riprese tra il 1895 e il 1929, venne completamente distrutta da un bombardamento il 30 ottobre1943 e ricostruita tra il 1952 e il 1955, con la nuova intitolazione a "S. Giovanni Bosco e S. Gaetano". L'edificio, con la [[facciata]] ispirata allo stile [[architettura gotica|gotico]], ha un'unica navata, con nove cappelle. Affreschi e opere d'arte, dopo la distruzione di quelli conservati nella precedente chiesa, sono quasi tutti di artisti contemporanei, tra i quali Angelo Baghino, [[Enrico Manfrini]], [[Luigi Filocamo]] e [[Trento Longaretti]].<ref name="stedo"/><ref name="san_gaetano"/>