Pietro Capparoni: differenze tra le versioni

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Durante la guerra, col grado di capitano prestò servizio in reparti chirurgici a Roma e a Salerno, dove si imbatte in rari manoscritti, come egli stesso racconta:<ref>«Nell'anno 1916, essendo in servizio militare a Salerno, ebbi agio di poter esaminare un manoscritto rarissimo; il ''Liber confratrum'' ed un ''obituario'' della Confraternita dei Cruciati, istituita fin da antico tempo nella cappella di S. Michele di detta cattedrale. Sfogliando il manoscritto, le cui più antiche scritture risalgono alla seconda metà del secolo XI e delle quali alcune ricopiano ''Chartulae confraternitatum'' ora scomparse, mi imbattei con una certa frequenza in nomi di medici.» In: Pietro Capparoni, ''Magistri salernitani nondum cogniti: contributo alla storia ed alla diplomatica della scuola medica di Salerno'', 1924, p, 7.</ref>
 
Nel 1920, con [[Giovanni Carbonelli]] e con il generale [[Mariano Borgatti]] - tutti collezionisti di oggetti e documenti di storia della Medicina - fondò il [[Museo storico nazionale dell'arte sanitaria]] che, collegato più tardi con l'Accademia di storia dell'arte sanitaria, per Regio decreto fu dichiarato nel 1934 Museo Storico Nazionale. Nella ''Sala Capparoni'' del Museo - all'[[Ospedale di Santo Spirito in Saxia]] - sono aggioggi raccolti anche strumenti chirurgici di bronzo romani ed etruschi, tra cui alcuni provenienti dagli scavi di Pompei.
 
Pietro Capparoni ha collaborato alla "Rivista di Storia Critica", che ha diretto fino a 1919; alla "Rivista critica delle scienze mediche e naturali", nata nel 1910 e da lui diretta dal 1913 al 1919. Nel 1921 ha ideato con Carbonelli il "Bollettino dell'Istituto storico italiano dell'Arte sanitaria", cui ha collaborato più tardi il suo allievo [[Adalberto Pazzini]].