William Fox Talbot: differenze tra le versioni

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Nel processo fotogenico o sciagrafico (dal greco ''skia'', «ombra»), se la carta è trasparente, il primo disegno può servire come oggetto, per produrre un secondo disegno, nel quale la luce e le ombre appariranno rovesciate.<ref>{{Cita libro|autore=H. J. P. Arnold|titolo=William Henry Fox Talbot|editore=Hutchinson Benham, London 1977|p=108}}</ref>
 
Per ottenere tale risultato, il negativo doveva essere «fissato»,cioè reso insensibile all'ulteriore azione della luce<ref>{{Cita libro|autore=Beaumont Newhall|titolo=Storia della fotografia|editore=Giulio Einaudi Editore|p=24}}</ref>. A [[Ginevra]] Talbot scopri che l'immagine poteva essere stabilizzata (quindi non più ricettiva alla luce) lavando il foglio con dello [[ioduro di potassio]] oppure con una forte concentrazione di sale. Questa procedura fu chiamata ''[[fissaggio]]'', un termine proposto da [[John Herschel|Herschel]].
 
Le sue ricerche sulla luce si unirono nell'invenzione che lo rese famoso, la [[Calotipia]] oppure, derivata dal suo nome, [[Calotipia|Talbotipia]]. Si tratta di un procedimento [[fotografia|fotografico]] che permetteva la riproduzione delle immagini con il metodo negativo / positivo. Fu presentata alla Royal Society sette mesi dopo quella di [[Louis Daguerre]], il [[Dagherrotipia|dagherrotipo]]. Questo ritardo fece perdere importanza alla calotipia, anche perché il metodo utilizzato da Talbot era più laborioso di quello presentato da Daguerre, e di qualità inferiore.