La banalità del male: differenze tra le versioni

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Le sue responsabilità erano inoltre minori di quanto sembrasse: egli era solo il capo dell'ufficio B4 sottosezione 4 dell'[[RSHA]], ufficio per la sicurezza nazionale delle SS. Il clamore intorno a lui nacque perché durante il [[Processo di Norimberga]] molti cercarono di scaricare su di lui le proprie responsabilità, ritenendolo morto. Uomo di bassa cultura e bassa estrazione sociale, era estremamente zelante sul lavoro; non per ideologia ma per il desiderio di compiacere i propri comandanti e guadagnarsi riconoscimenti.
 
Trovatosi ad organizzare l'emigrazione in pieno tempo di guerra, ebbe l'idea di realizzare il progetto del [[Führer]] di uno Stato ''Judenrein'' spostando tutti gli ebrei nella parte orientale della [[Polonia]], fuori dal Reich tedesco. Incontrate le resistenze di [[Hans Frank]] – governatore della Polonia, il quale non sopportò di vedere prevaricata la propria autorità – abbandonò l'iniziativa personale, sinceramente convinto che Frank volesse pensare da sé agli ebrei residenti in Polonia, e si dedicò ad attuare progetti assegnati al suo ufficio da tempo, ma giacenti in quanto irrealizzabili, come [[Piano Madagascar|l'emigrazione di quattro milioni di ebrei in [[Madagascar]], progetto assegnatogli dall'RSHA come mascheramento (come ovvio, poiché non vi erano mezzi né possibilità logistiche per spostare quattro milioni di persone in un territorio francese, con l'[[oceano Atlantico]] saldamente in mano agli [[Gran Bretagna|inglesi]]).
 
A lui si deve l'organizzazione di [[Campo di concentramento di Theresienstadt|Theresienstadt]], ghetto – campo di concentramento "umano", realizzato a scopo propagandistico (unico campo visitabile dalla Croce Rossa; quando dei rappresentanti in visita chiesero di poter vedere anche il campo di Bergen-Belsen, gli fu impedito sostenendo che era in atto un'epidemia di tifo) e presentato dai nazisti come "tipico esempio di insediamento ebraico". A Theresienstadt venivano deportati principalmente vecchi e personalità ebraiche in vista: era un paese di campagna evacuato, recintato per l'occasione, dove alle alte personalità ebraiche veniva fatto credere di vivere al confino. I loro averi erano confiscati col pretesto di pagare l'alloggio in cui vivevano, che - secondo la propaganda nazista - sarebbe diventato di loro proprietà. Solo in seguito divenne evidente la funzione propagandistica del campo di concentramento ed il suo vero ruolo di "centrale di smistamento" verso gli altri lager.