Giainismo: differenze tra le versioni

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La comunità giainista ([[saṃgha]]) è composta da monaci ([[Sadhu|sādhu]]), monache (sādhvī), laici (śrāvaka) e laiche (śrāvikā).
 
La comunità è distinta in varie scuole chiamate gaccha dagli [[Svetambara|Śvetāmbara]] e gaṇa dai [[Digambara]] e fissate tradizionalmente in numero di 84. Ogni scuola può poi distinguersi in gruppi ognuno dei quali segue un determinato maestro.[[File:Jain.gif|thumb|302x302px|Un emblema del giainismo è la mano con una ruota sul palmo, che simboleggia la dottrina della [[Nonviolenza|non-violenza]]. La mano è nella posizione dell’''[[Abhayamudrā]]'', gesto che invita a non avere timore. La ruota al centro del palmo è la ruota del [[Saṃsāra]] (o [[Dharmachakra]]). La parola al centro della ruota è [[Ahimsa]]. Questo simbolo rappresenta l'arresto del ciclo delle reincarnazioni attraverso il raggiungimento della purezza.]]Chi vuole intraprendere la vita monastica può farlo dai sette anni e deve sottoporsi a un’iniziazione che è caratterizzata da un periodo di noviziato ([[Brahmācarya|brahmacarya]]) e quindi da una consacrazione vera e propria ([[dīkṣā]]). Il monaco è tenuto a osservare i cosiddetti “grandi voti” (mahāvrata): [[ahiṃsāahimsa]], non violenza, asatyatyāga (rinuncia alla menzogna), asteya (non rubare), brahmacarya (castità assoluta), aparigraha (privazione).
 
Dotato di una veste (se śvetāmbara), di una ciotola di legno, di una stoffa per filtrare l’acqua e di una pezzuola da mettere davanti al viso per evitare l’ingestione involontaria di qualche essere minuscolo), di un bastone, di uno scopino per pulire il luogo in cui ci si siede o ci si sdraia, il monaco si dedica allo studio, alla meditazione, alla predicazione e alla questua.