Giorgio Levi Della Vida: differenze tra le versioni

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Ho cambiato parte dei dati biografici che erano del tutto sbagliati (insegnamento a San Diego, ritorno in Italia già nel 1943 e rifugio)
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== Biografia ==
Nato a [[Venezia]] da famiglia [[ebrei|ebrea]] di origini [[Ferrara|ferraresi]], si trasferì con essa dapprima a [[Genova]] e poi a [[Roma]], nella cui [[Sapienza Università di Roma|Università]] si laureò nel [[1909]] con il semitista [[Ignazio Guidi]]. Subito dopo la laurea svolse numerosi viaggi di studio al [[Il Cairo|Cairo]], ad [[Atene]] - presso la Scuola archeologica italiana - e a [[Creta]]. Ritornò definitivamente a Roma nel [[1911]], dove lavorò con il grande storico orientalista [[Leone Caetani]] alla redazione degli ''Annali dell'Islām''. Strinse legami di profonda amicizia con [[Michelangelo Guidi|Michelangelo e Giacomo Guidi]], figliofigli di Ignazio, anch'egliil primo illustre [[islamista]], il secondo archeologo, oltre che con [[Gaetano De Sanctis]], [[Ernesto Buonaiuti]], [[Giorgio Pasquali]], [[Luigi Salvatorelli]] e con il sacerdote [[Barnabiti|barnabita]] [[Giovanni Semeria]]. Da sempre profondamente interessato alle problematiche religiose, attraverso padre Semeria ed Ernesto Buonaiuti (scomunicato per il suo convinto [[Modernismo teologico|modernismo]]), si accostò anchegià prima dell'Università agli [[studi biblici]], malgrado la sua formazione culturale fosse del tutto laica.
 
Dal [[1914]] al [[1916]] fu titolare della cattedra di ''[[Lingua araba|Lingua]] e [[Letteratura araba]]'' presso l'[[Istituto Universitario Orientale di Napoli]]; partecipò al [[Primo conflitto mondiale]] con il grado di [[tenente]], svolgendo il ruolo di interprete. Assegnato alla cattedra di ''Filologia semitica'' nell'[[Università di Torino]], vi poté prendere servizio solo alla fine del servizio militare e la tenne fino al [[1919]]. Dal [[1920]] subentrò a [[Ignazio Guidi]] nell'[[Sapienza Università di Roma|Università di Roma]] come docente di ''[[Lingua ebraica|Ebraico]] e [[lingue semitiche]] comparate''.
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Continuò tuttavia la collaborazione con l'Enciclopedia Treccani, per la quale fu redattore, tra l'altro, della voce ''[[Ebraismo]]''; ebbe, presso la [[Biblioteca Vaticana]], l'incarico di catalogare il fondo di [[manoscritto|manoscritti]] arabi, di cui pubblicò nel [[1935]] un primo elenco, seguito da un secondo trenta anni dopo.
 
Dopo la promulgazione delle [[leggi razziali fasciste|leggi razziali]], nel [[1939]] espatriò negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] dove ricevette un incarico di insegnamento presso la [[Università della Pennsylvania]] a [[Filadelfia. Tornò in Italia soltanto nel 1945; a Roma riprese il suoinsegnamento universitario.
 
Tornò ancora a insegnare presso l'[[Università della Pennsylvania]] dal [[1946]] al [[1948]], dove ebbe tra i suoi studenti [[Noam Chomsky]]<ref>{{Cita web|url = http://isreview.org/issue/97/institutional-imperatives-and-neoliberal-madness|titolo = Institutional imperatives and neoliberal madness {{!}} International Socialist Review|accesso = 6 febbraio 2016|sito = isreview.org}}</ref>, prima di stabilirsi definitivamente nella capitale italiana. All'[[Sapienza Università di Roma|Università La Sapienza]] gli fu affidata la cattedra di ''Storia e istituzioni musulmane'' (dal [[1954]] ''Islamistica'') che tenne con altissimo magistero, riconosciutogli unanimemente dai suoi colleghi italiani e stranieri, fino al suo pensionamento nel [[1959]]. Nel [[1947]] fu anche eletto socio dell'[[Accademia dei Lincei]]. Morì a Roma il 25 novembre nel [[1967]] all'età di 81 anni, dopo una lunga malattia.
Presente a [[Roma]] il 25 luglio [[1943]], giorno della caduta del fascismo, fu sorpreso dall'occupazione tedesca della città, avvenuta dopo l'8 settembre dello stesso anno. In un primo tempo si rifugiò nella Villa San Francesco a [[Nazzano]], di proprietà di una baronessa (fuggita altrove) e si nascose tra le balle di fieno. Fu tenuto nascosto per qualche tempo e quando poté andarsene, ringraziò con calore la famiglia Alcini che lo aveva aiutato in questo periodo di clandestinità I luoghi della guerra – Racconti dalla Sabina, documentario di Maria Teresa De Carolis e realizzato con il contributo della Regione Lazio nell’ambito del progetto 2015-2016 di valorizzazione e promozione degli archivi storici comunali “Storie e microstorie in bassa Sabina nel periodo delle guerre mondiali”.
Trovò poi rifugio presso il Collegio Urbano, un'istituzione cattolica. <!--Nel [[1944]], alla fine di marzo, avvenne il suo [[battesimo]], che segnò la conversione alla [[religione cattolica]]<ref>{{Cita libro |autore = [[Enzo Forcella]] |titolo = La resistenza in convento |città = Torino |editore = Einaudi |anno = 1999 |p = 72 |isbn = 88-06-14880-X}}</ref><--> Dopo la Liberazione di Roma (4 giugno 1944), lo studioso tornò a insegnare Ebraico e lingue semitiche comparate all'università.
 
Tornò ancora a insegnare presso l'[[Università della Pennsylvania]] dal [[1946]] al [[1948]], dove ebbe tra i suoi studenti [[Noam Chomsky]]<ref>{{Cita web|url = http://isreview.org/issue/97/institutional-imperatives-and-neoliberal-madness|titolo = Institutional imperatives and neoliberal madness {{!}} International Socialist Review|accesso = 6 febbraio 2016|sito = isreview.org}}</ref>, prima di stabilirsi definitivamente nella capitale italiana. All'[[Sapienza Università di Roma|Università La Sapienza]] gli fu affidata la cattedra di ''Storia e istituzioni musulmane'' (dal [[1954]] ''Islamistica'') che tenne con altissimo magistero, riconosciutogli unanimemente dai suoi colleghi italiani e stranieri, fino al suo pensionamento nel [[1959]]. Nel [[1947]] fu anche eletto socio dell'[[Accademia dei Lincei]]. Morì a Roma nel [[1967]] all'età di 81 anni, dopo una lunga malattia.
 
A suo nome la [[UCLA|University of California Los Angeles]] ha dedicato una collana editoriale: la ''Giorgio Levi Della Vida Series in Islamic Studies'' e a suo nome lo stesso ateneo assegna ai migliori studiosi della cultura [[islam]]ica il ''Giorgio Levi Della Vida Award''.
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* ''Osservazioni sull'iscrizione fenicia a [[Karatepe]]'', in Rend. Acc. Lincei, 1949, pp.&nbsp;273–290
Alle pubblicazioni scientifiche si aggiunge uno scritto in parte autobiografico del 1966, recentemente riedito, ''Fantasmi ritrovati'' (Napoli, Liguori, 2004; prima edizione: Vicenza, Neri Pozza Editore).
 
Bibliografia in G. Garbini (a cura di), Giorgio Levi Della Vida. Nel centenario della nascita (Studi semitici, Nuova serie 4), Roma 1988, pp. 67-95
 
== Note ==