Tarquinia: differenze tra le versioni

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• è possibile riscontrare alcune sporadiche divergenze nell'apertura e chiusura dellevocali rispetto all'italiano di Roma: ad es. ''nòme'', di contro al romano (ed italiano standard) ''nóme'', oppure viceversa ''dópo'', come in toscano ed italiano standard, di contro al romano ''dòpo'', ed ancora i suffissi in "-esimo/a" sono resi aperti come in toscano,
umbro e marchigiano (nonché in italiano standard), a differenza del romano, che li pronuncia chiusi, ad es. ''quindicèsimo'' e non ''quindicésimo'';
 
• nel vernacolo è possibile riscontrare, come nel resto del Lazio settentrionale, la forma toscana "via" usata in fine di frase, ad es. ''famo questo, via'', mentre a Roma si usa comunemente "va'";
 
• relativamente infine ai verbi, sono da registrare forme particolari, rinvenibili qua e là anche nel romanesco ed in altri vernacoli, come la prima persona del condizionale presente coincide con la terza (ad es. ''io avrebbe, lù avrebbe''); sempre nel condizionale presente la prima e la seconda persona plurale assumono una forma promiscua fra il condizionale stesso e l'imperfetto congiuntivo, ad es. ''no' avessimo'' per "noi avremmo", oppure ''avressivo'' per "voi avreste", dove si può notare che il ''vo''' è unito al verbo, un po' come accade in francese; ancora, le deformazioni coivolgono pure i passati remoti, dove, in luogo della prima plurale di questa forma verbale, viene usata la prima plurale dell'imperfetto congiuntivo, ad es. "noi avemmo" diventa ''no' avessimo'': si tratta di un uso presente pure nel toscano dei secoli XVI e XVII; si usano poi forme come ''cantono''