Comunità internazionale: differenze tra le versioni

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L'applicazione del secondo modello ha aumentato la nostra conoscenza della Comunità internazionale. In particolare, dalle descrizioni generiche precedenti alla seconda guerra mondiale, si passò ad una conoscenza sistematica della Comunità e degli Stati che la componevano. Se oggi rileggiamo i ''Year on Review'' editi dall'ONU dagli anni '50 in poi, si comprende come il ''''principio di interdeterminazione'''' valga anche per le scienze politico-sociali. Da una linea di descrizione politico-sociale di tutto il Mondo, l'ONU è passata progressivamente ad una descrizione puntuale di settori, intendendo questi come il campo in cui operano le organizzazioni specializzate collocate al suo interno. Questo spiega come da una osservazione larga ma inevitabilmente superficiale si sia passati, per la comprensione dei fenomeni concreti, ad una descrizione pregnante riducendo il campo di osservazione. Anche la Comunità internazionale non poteva essere descritta tutta assieme ma doveva essere rappresentata come un insieme di descrizioni puntuali contestualizzate in un quadro di osservazione più limitato. Questo atteggiamento empirico condusse gli studiosi a capire che la ''delimitazione del campo di ricerca'' rendeva più profonda la conoscenza delle variabili dei tre piani di cui abbiamo scritto. Lo svilupparsi degli studi sia sulle organizzazioni industriali, sia sui settori di produzione, sia sulla politica di ''peace keeping'', per parlare solo di alcuni dei più noti campi in cui l'ONU negli ultimi anni è stata molto impegnata, hanno cambiato di nostro modo di descrivere e di capire la Comunità internazionale, permettendoci di investigare su aspetti che in precedenza erano stati trascurati.
 
QuestoEgualmente fattoè ciavvenuto insegnaper chela senecessità noidi risaliamo''''ridurre allela visionidimensione ideologicheideologica dell'epoca:degli dastudi unadi partequesti csettori''''. eranoLa glilotta studiosialla e[[fame]] inel politiciSud del pianeta insegna a sfuggire alle visioni sia di coloro che, di scuola marxista che, sostenevano che era necessaria una rivoluzione ''proletaria'' delle popolazioni sottosviluppate, dall'altrasia di quelli inclini a sostenere il capitalismo e che ritenevano solo necessario elargire delle regalie in denaro lasciando immutato lo stato di partenza delle cose. A distanza di pochi anni dall'inizio di queidei movimenti di [[decolonizzazione]] fu chiaro a tutti che una rivoluzione, come veniva auspicata, sarebbe stata una guerra civile con la distruzione di quella società e in peggioramento ulteriore delle condizioni di vita della popolazione. Un esempio su questo assunto lo è la storia dei conflitti perpetuatisi nel [[Repubblica Democratica del Congo|Congo]] dalla fine della Seconda guerra mondiale sino a primi anni del secolo XXI. Dall'altra, tutti gli scandali di distrazione dei fondi diretti alla cooperazione internazionale, sia in sede ONU, sia in sede di associazioni fra Stati, ci ha provato ancora in questi ultimi anni, come sia impossibile far giungere i fondi donati a queste popolazioni perché una volta arrivati allo Stato beneficiario, gli stessi vanno ad incrementare il patrimonio di altolocati personaggi di quei paesi. Dove, invece, le Associazioni, poi alcune diventate ONG ([[Organizzazioni non governative]]), hanno operato a stretto contatto con le popolazioni martoriate, si è visto, anno per anno, cambiare le condizioni di vita. Altri uomini, a poco a poco e dopo poco tempo, vedendo quello che si era realizzato in quel luogo, impararono e vollero replicarlo anche a casa loro. Oggi molte delle realizzazioni locali di promozione umana che si sono radicate in India, America Latina, Africa hanno questa storia alle spalle<ref>Su questi temi esiste una vasta bibliografia che non può essere riportata in questa nota. A prova della sua importanza ci citano alcune prese di posizione della Chiesa nelle persone dei loro Pontefici citate in bibliografia cfr. n.33, 38, 39.</ref>.
Egualmente è avvenuto per la necessità di ''''ridurre la dimensione ideologica degli studi di questi settori''''. Bisogna ricordare che la la ''prospettiva'' soggettiva, di cui abbiamo scritto, è inevitabile nell'analisi della Comunità internazionale. È importante a questo proposito ricordare un fatto avvenuto negli anni '60 del secolo passato. In piena decolonizzazione, i paesi occidentali erano usciti, da poco, dalla ricostruzione postbellica. Allora nessuno parlava della condizioni di '''[[fame]]''' che si presentavano endemiche e diffusissime in quasi tutti i paesi coloniali come in quelli che avevano ottenuto da poco la libertà. Fu la Chiesa<ref>Con il termine Chiesa intendiamio riferirci a tutte le confessioni cristiane</ref> di allora, nella sua lungimiranza, a sollevare il problema che veniva ben illustrato da tutte le missioni religiose presenti in quei luoghi. Attraverso l'azione dei suoi movimenti, non necessariamente composti di ecclesiastici e non solo limitati ai Cattolici essendo il fare su questi problemi sentito e presente a tutte le Confessioni cristiane, rafforzati anche dalla spinta del Concilio Vaticano II, si sviluppò una azione profonda di promozione per spingere il Mondo ad una consapevolezza che tuttora perdura. È doveroso ricordare che questi movimenti non si limitarono soltanto alla denuncia, ma coinvolsero tutte le altre Chiese cristiane in collaborazioni stabili che miravano a migliorare le condizioni di vita di quelle popolazioni al punto da coinvolgere anche le altre Religioni diverse dal Cristianesimo. Da questa azione promossa dal mondo occidentale si passò, quasi contemporaneamente ad un impegno organico di queste associazioni nei vari paesi colpiti dalla fame. La riduzione di questo fenomeno è stata, anche, un risultato raggiunto per mezzo delle opere di questi movimenti.
 
Questo fatto ci insegna che se noi risaliamo alle visioni ideologiche dell'epoca: da una parte c' erano gli studiosi e i politici di scuola marxista che sostenevano che era necessaria una rivoluzione ''proletaria'' delle popolazioni sottosviluppate, dall'altra quelli inclini a sostenere il capitalismo e che ritenevano solo necessario elargire delle regalie in denaro lasciando immutato lo stato di partenza delle cose. A distanza di pochi anni dall'inizio di quei movimenti fu chiaro a tutti che una rivoluzione, come veniva auspicata, sarebbe stata una guerra civile con la distruzione di quella società e in peggioramento ulteriore delle condizioni di vita della popolazione. Un esempio su questo assunto lo è la storia dei conflitti perpetuatisi nel [[Repubblica Democratica del Congo|Congo]] dalla fine della Seconda guerra mondiale sino a primi anni del secolo XXI. Dall'altra, tutti gli scandali di distrazione dei fondi diretti alla cooperazione internazionale, sia in sede ONU, sia in sede di associazioni fra Stati, ci ha provato ancora in questi ultimi anni, come sia impossibile far giungere i fondi donati a queste popolazioni perché una volta arrivati allo Stato beneficiario, gli stessi vanno ad incrementare il patrimonio di altolocati personaggi di quei paesi. Dove, invece, le Associazioni, poi alcune diventate ONG ([[Organizzazioni non governative]]), hanno operato a stretto contatto con le popolazioni martoriate, si è visto, anno per anno, cambiare le condizioni di vita. Altri uomini, a poco a poco e dopo poco tempo, vedendo quello che si era realizzato in quel luogo, impararono e vollero replicarlo anche a casa loro. Oggi molte delle realizzazioni locali di promozione umana che si sono radicate in India, America Latina, Africa hanno questa storia alle spalle<ref>Su questi temi esiste una vasta bibliografia che non può essere riportata in questa nota. A prova della sua importanza ci citano alcune prese di posizione della Chiesa nelle persone dei loro Pontefici citate in bibliografia cfr. n.33, 38, 39.</ref>.
 
Questo modo di operare non parte da una posizione intellettuale, ma si sviluppa dalla constatazione dei fatti concreti e dalla osservazione delle difficoltà della gente per poi prendere corpo di un progetto concreto e diretto di promozione umana. Questo ci pare un buon esempio di superamento delle posizioni ideologiche di cui oggi la Comunità internazionale ha bisogno<ref>Su questo tema rimane ineguagliabile la descrizione dei problemi da superare e il modo di approccio agli stessi contenuti nel libro di Muhamad Yunius cfr. in bibliografia n. 45. Islamico, nato in India, con studi negli Stati Uniti, volle elaborare, partendo dal suo popolo, un nuovo modello di economia basata sul superamento del profitto.</ref>. Questa digressione prova come lo studioso, in questi casi, essendo portatore di valori propri, inevitabilmente, sviluppa una visione ideologica. Questa ultima deve essere corretta se si vuole raggiungere una validità scientifica della analisi. Importanti sono state le critiche che la [[Scuola di Francoforte]] ha sviluppato verso tutte le scienze sociali e che hanno favorito la nascita di una corposa [[Sociologia della conoscenza]] la quale aiuta gli studiosi a liberarsi da questi condizionamenti ideologici.<ref>Su questo tema rimane importante l'insegnamento di [[Jurgen Habermas]] sulla metologia. Cfr. in bibliografia i classici che trattano questo tema e precedono Habermas nn. 27, 36, 61 vol. 2, 62, 75.</ref>.