Tommaso Mercandetti: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Bot: fix sezioni standard |
ortografia |
||
Riga 31:
mandarono in esilio [[Pio VII]], in [[Francia]].
Disperato per la nuova situazione, che non sembrava offrire prospettive di lavoro, il Mercandetti si ritirò a [[Belmonte in Sabina]], ma solo, poiché moglie e le figlie non lo vollero seguire. (Il povero Mercandetti doveva mantenere ben 11 donne: la moglie, la suocera, una zia e otto figlie, che poi salirono a nove). A Belmonte il Mercandetti ruppe i contatti con tutti: bruciava perfino, senza leggerle, tutte le lettere che gli pervenivano. Poi le cose sembrarono volgere al meglio. I governanti francesi avevano deciso di riattivare e riordinare la zecca di [[Roma]], affidandone la ripresa al Mercandetti. Si riuscì infine prendere contatto con l'artista e gli furono fatte concrete ed allettante proposte, fra cui la nomina a [[Incisore]] Imperiale ed un buon stipendio annuo, cosicché egli acconsentì a ritornare nella città eterna. Egli eseguì allora (1810) una bellissima medaglia con il ritratto di [[Napoleone]] sul dritto: doveva servire per premiare i vincitori dei concorsi che si svolgevano il 15 agosto di ogni anno, in occasione del genetliaco dell'Imperatore. Nel [[1811]], la nascita del Re di [[Roma]] fu l'occasione per l'incisione di
* le medaglie per [[Vittorio Alfieri]] (1815) e per l'architetto militare Francesco De Marchi (1819), che costituiscono una continuazione della sua Serie Uomini Illustri;
* le medaglie raffiguranti la Galleria lapidaria del Museo Chiaramonti (1819) e il Restauro del Campidoglio (1820), della stessa taglia della Serie anzidetta, ottime anche dal punto di vista prospettico;
|