Scuola pitagorica: differenze tra le versioni

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Le fave assumono il ruolo di causa della morte, tramandata in diverse varianti, di Pitagora che in fuga per ragioni politiche verso il Metaponto si trovò costretto ad attraversare un campo di fave e per evitarlo («meglio essere catturato che calpestare [fave]!» <ref>[[Diogene Laerzio]], ''Vite dei filosofi'', VIII, I.</ref> si fermò facendosi raggiungere e uccidere dai suoi nemici <ref>Christoph Riedweg, ''Pitagora: vita, dottrina e influenza'', presentazione, traduzione e apparati a cura di Maria Luisa Gatti, Vita e Pensiero, 2007 p.12</ref>
 
Una situazione simile fu quella raccontata a proposito dei discepoli di Pitagora, anch'essi in fugafuggitivi, che si trovarono dinanzi l'ostacolo per loro insormontabile di un campo di fave in fiore che li costrinse a fermarsi e a essere raggiunti e uccisi dai loro inseguitori i quali invece risparmiarono la vita al pitagorico Milliade di Crotone e a sua moglie incinta portandoli dinanzi al tiranno [[Dionigi]] che chiese al prigioniero quale fosse la ragione del divieto di calpestare le fave. Milliade, si rifiutò di rivelarlo per mantenere il segreto chee anche sua moglie, benché torturata, nonsi rifiutarono di rivelare il segreto e quindi vollefurono svelaresoppressi. L'uccisione dei due pitagorici per [[Giamblico]] (250 circa – 330 circa) significava come fosse «difficile per i pitagorici fare amicizia con estranei» e l'importanza della segretezza e del silenzio «perché il dominio della lingua è il più difficile di tutti gli sforzi di auto-dominio» <ref>C. Riedweg, ''Op.cit.'', p.92</ref>
 
Un altro aneddoto collegato al divieto delle fave testimonia della capacità di Pitagora di parlare agli animali come quando, avendo visto un bue che pascolava in un campo di fave, gli si rivolse sussurrandogli all'orecchio di non mangiarne. Il bue obbedì e non ne mangiò più durante tutta la sua lunga vita che si svolse vicino al santuario di Era[[Hera]] presso Taranto dove veniva nutrito dai visitatori che lo consideravano "sacro". <ref>C. Riedweg, ''Op.cit.'', p.49</ref>
 
=====Nelle fave lo spirito vitale=====