Cupeta: differenze tra le versioni

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PerLa Marziale'''cupeta''' è(dal unotermine dei[[Lingua cinquearaba|arabo]] prodotti''qubbayt'', che rappresentanosignifica Beneventum,''conserva ladolce'') cittàè delleun cinquedolce C:simile “Carduusal et[[Mandorlato]] cepae,[[cucina cerebrataveneta|veneto]], cupedia,[[prodotti chordae”agroalimentari ovverotradizionali cardone e cipolle, cervellate, copeta, corde. Per Varrone, Cupedia deriva da “ Forum cupidinis” (mercato delle voglie) e da Cupido ovvero desiderio, ghiottonerie o delizie per il palato come lo è il torrone il quale diffusocalabresi|tipico]] indi alcune zone della Calabria<ref name="saperesapori">{{cita web|url=http://www.saperesapori.it/Tradizioniestagioni/Archivio/tabid/287/articleType/ArticleView/articleId/556/categoryId/41/La-cupeta-croccante-o-torrone.aspx#.VuAyuv5Rtpg|titolo=La "cupeta" croccante o torrone?|sito=saperesapori.it|accesso=9March marzo9, 2016}}</ref>, della Campania, del Lazio, della Puglia e della Sicilia.
La '''cupeta''' è un dolce molto antico il cui nome deriva dal latino "cupida" che vuol dire "desiderata". La copeta "cupida" o "cupita", che veniva desiderata per la sua bontà, viene citata da numerosi scrittori latini, tra cui Tito Livio,infatti in’epoca romana si indicava con il termine Cupedia, una pasta di nocciole e miele, antenata del torrone, ancora oggi nota in Campania, come "a’ cupeta" il tradizionale torrone venduto nelle caratteristiche bancarelle alle feste patronali.
 
Per Marziale è uno dei cinque prodotti che rappresentano Beneventum, la città delle cinque C: “Carduus et cepae, cerebrata, cupedia, chordae” ovvero cardone e cipolle, cervellate, copeta, corde. Per Varrone, Cupedia deriva da “ Forum cupidinis” (mercato delle voglie) e da Cupido ovvero desiderio, ghiottonerie o delizie per il palato come lo è il torrone il quale diffuso in alcune zone della Calabria<ref name="saperesapori">{{cita web|url=http://www.saperesapori.it/Tradizioniestagioni/Archivio/tabid/287/articleType/ArticleView/articleId/556/categoryId/41/La-cupeta-croccante-o-torrone.aspx#.VuAyuv5Rtpg|titolo=La "cupeta" croccante o torrone?|sito=saperesapori.it|accesso=9 marzo 2016}}</ref>, della Campania, del Lazio, della Puglia e della Sicilia.
 
== Preparazione ==
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== La storia ==
Alcuni siti, anche ministeriali,<ref>{{cita web|url=http://www.agricoltura.regione.campania.it/tipici/tradizionali/copeta.htm|titolo= COPETA|sito=http://www.agricoltura.regione.campania.it|accesso=17 gennaio 2015}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.agricoltura.regione.campania.it/tipici/tradizionali/torrone-benevento.htm|titolo= TORRONE DI BENEVENTO|sito=http://www.agricoltura.regione.campania.it|accesso=17 gennaio 2015}}</ref> riferiscono che il termine derivi dal [[Lingua latina|latino]] ''cupedia'', ma trattasi di una incorretta [[etimologia]] creata da [[Matteo Camera]] nel [[1838]].<ref name=Otranto>{{cita web|url=http://www.fondazioneterradotranto.it/2014/06/26/la-cupeta-tosta-fatti-e-misfatti/|titolo= La "cupeta tosta": fatti e misfatti|sito=http://www.fondazioneterradotranto.it|autore=Armando Polito|accesso=17 gennaio 2015}}</ref> I termini latini somiglianti (''cuppedia'' e ''copadia'') in realtà indicano rispettivamente le "ghiottonerie" in senso lato ed i pezzi di carne.<ref name=Otranto/>
il dolce è diffuso in Campania nelle zone interne un tempo abitate dai Sanniti e questo rende del tutto improbabile l'attribuzione del dolce agli arabi.<ref>{{cita web|url=http://digilander.libero.it/cultura.popolare/pignola/parole/cupeta.html|autore=Sebastiano Rizza|titolo= Cupeta: storia di un dolce enigma|sito=http://digilander.libero.it|accesso=18 gennaio 2015}}</ref>
Il dolce, così come noto oggidì, è di origine araba:<ref>''Vocabolario delle parole del dialetto napoletano, che più si discostano dal dialetto toscano, con alcune ricerche etimologiche sulle medesime degli Accademici Filopatridi'', 2 voll., Napoli, presso Giuseppe-Maria Porcelli, 1789: [http://reader.digitale-sammlungen.de/de/fs1/object/display/bsb10588287_00139.html vol. 1, pag. 121, sub voce ''copeta''].</ref> il termine corrispondente ''qubbayt'' significa "conserva dolce"<ref>F. Corriente, ''A Dictionary of Andalusi Arabic'', Brill, 1997, [https://books.google.it/books?id=D2H8kOFNJbgC&pg=PA412 pagg. 411 e 412] sub vocibus ''QBṬ'', ''QBÐ'' e ''QBḌ''.</ref> e viene registrato per la prima volta in un documento [[Palermo|palermitano]] del [[1287]], in cui compare un ''cubaydario'', ossia un produttore di ''cubaita'', un dolce di mele, mandorle, ceci tostati e sesamo.<ref>Dionisius A. Agius, ''Siculo Arabic'', Routledge, 2010, [https://books.google.it/books?id=iXJYn9K82EkC&pg=PA252 pag. 252].</ref><ref>{{cita web|url=http://digilander.libero.it/cultura.popolare/pignola/parole/cupeta.html|autore=Sebastiano Rizza|titolo= Cupeta: storia di un dolce enigma|sito=http://digilander.libero.it|accesso=18 gennaio 2015}}</ref>
ILIl termine viene poi ritrovato nella letteratura [[Napoli|napoletana]] seicentesca: [[Giambattista Basile]] la nomina due volte, ne ''Lo cunto de li cunti overo lo trattamento de peccerille'' e ne ''Le cinco figlie'', [[Giulio Cesare Cortese]] una volta nel ''Micco Passaro nnammorato, poema eroico''.<ref name="Otranto">{{cita web|url=http://www.fondazioneterradotranto.it/2014/06/26/la-cupeta-tosta-fatti-e-misfatti/|titolo=La "cupeta tosta": fatti e misfatti|autore=Armando Polito|sito=http://www.fondazioneterradotranto.it|accesso=17 gennaio 2015}}</ref>
 
La ricetta è tenuta gelosamente segreta dai "maestri copetai" e si tramanda da padre in figlio. La preparazione del dolce è laboriosa ma semplicissima dal punto di vista esecutivo.