Flusso di coscienza: differenze tra le versioni

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== Storia ==
{{cn|1=Come hanno evidenziato di recente le ricerche storiografiche e teoriche di Riccardo Roni (http://www.edizioniets.com/scheda.asp?n=9788846745538&from=&fk_s=)}}, il primo teorico del flusso di coscienza può essere individuato nello psicologo e filosofo francese '''Victor Egger (1848-1909)''', collega di '''Henri Bergson''', professore di '''Marcel Proust''' alla Sorbona, e in corrispondenza epistolare con '''William James''' proprio negli anni in cui questi scrive ''The Principles of Psychology''. Victor Egger è autore di ''La parole intérieure''. ''Essai de psychologie descriptive'', del 1881, testo nel quale viene sistematicamente trattata questa tematica secondo una prospettiva di psicologia filosofica che già all'epoca suscitò un nutrito dibattito.
 
Questo sotto-genere si sviluppa ulteriormente dopo le pubblicazioni di [[Sigmund Freud]] sulla [[psicoanalisi]] ('''Freud conosceva bene il libro di Egger'''), la quale propone i primi seri studi sull'[[inconscio]]. Il primo esempio nella letteratura è l'opera di [[Dorothy Richardson]] e [[May Sinclair]] <ref>Cfr. ad esempio [http://www.women.it/oltreluna/grandilettricicrescono/sinclair.htm questo sito]</ref>, ma la sua notorietà si deve allo scrittore [[James Joyce]]. Influenzato dalle pubblicazioni di Freud, nel [[1906]] Joyce realizza la raccolta di racconti ''[[Gente di Dublino]]'' (''Dubliners''), nel quale si fondono realtà e mente, coscienza e inconscio: per fare ciò, utilizza la tecnica del monologo interiore diretto (''direct interior monologue'', in inglese), derivante dalla teoria del flusso di coscienza, per la prima volta nella storia della letteratura. Questa nuova poetica viene poi amplificata dallo stesso Joyce nella sua più celebre opera, ''[[Ulisse (Joyce)|Ulisse]]'': viene di fatto eliminata ogni barriera tra la percezione reale delle cose e la rielaborazione mentale. La tecnica è portata alle estreme conseguenze in una delle sue ultime opere, ''[[Finnegans Wake]]'', in cui la narrazione si svolge interamente all'interno di un [[sogno]] del protagonista: vengono abolite le normali norme della grammatica e dell'ortografia. Sparisce la punteggiatura, le parole si fondono tra loro cercando di riprodurre il confuso linguaggio onirico, ma riuscendo così assai oscure.