Storia della Basilicata: differenze tra le versioni

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Nell'agosto [[1860]] la Basilicata fu travolta dall'innalzamento della bandiera dell'Italia unita. Le vittoriose imprese garibaldine in [[Sicilia]] avevano risvegliato gli animi popolari e ovunque erano riprese le lotte per le terre demaniali; a Matera gli scontri assunsero subito un carattere molto violento poiché il popolo insorto uccise il conte Gattini ed alcuni suoi collaboratori. Prima che la situazione degenerasse, [[Giacinto Albini|Albini]], Mignogna e Boldoni affrettarono l'iniziativa politica ed a [[Corleto Perticara]], dove erano da tempo ospiti di Carmine Senise, per primi dichiararono decaduti i Borbone proclamando l'unità nazionale. Da [[Matera]] con i mille era già partito il colonnello [[Giambattista Pentasuglia]] che in precedenza aveva già partecipato alle tre guerre d'indipendenza, decisiva per lo sbarco di Garibaldi fu una sua azione a Marsala. Francesco II, insediatosi nel maggio del [[1859]], vista l'impossibilità di controllare i moti esplosi in Sicilia con Garibaldi e già estesisi a macchia d'olio nel Regno, tentò di guadagnare alla propria causa i liberali moderati concedendo la costituzione del '48, ma ormai era troppo tardi.
 
La voglia di cambiamento e di innovazione fece aderire la migliore parte della società lucana al processo che portò alla unificazione piemontese anche se un recente revisionismo storico ha portato a valutare negativamente quel coinvolgimento. Tra i principali artefici della svolta sabauda si menzionano appunto Giacinto Albini che con [[Nicola Mignogna]] assunsero la carica di Governatori del Governo Prodittatoriale, in seguito lo stessounificazionesso Albini fu nominato poi [[Governatore]] della Provincia, Carmine Senise Capo di Stato Maggiore delle Forze insorte, Pietro La Cava, Florino Del Zio, Ferdinando Petruccelli della Gattina, [[Giacomo Racioppi]], Francesco Scardaccione che fu il primo Presidente della [[Provincia di Basilicata]] nel [[1861]].
Il nuovo Stato savo{{vedi anche|Brigantaggio}}L'ETA' CONTEMPORANEA
Il nuovo Stato savoiardo distrusse tutte le speranze e le aspettative delle popolazioni e con una sbagliata politica di colonizzazione che ammazzava ogni forma di cultura locale ed una politica economica fatta di tasse e sottosviluppo provocò una guerra che partì dal basso.
 
== Età contemporanea ==
=== Il brigantaggio ===
{{vedi anche|Brigantaggio}}
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Infine la terza e ultima fu quella dei briganti: i contadini non avevano cannoni come "l'altra Italia" che li stava sottomettendo, ma avevano la rabbia dovuta alla povertà, all'emigrazione, all'ingiustizia sociale che il nuovo stato savoiardo stava perpetrando nelle terre meridionali.
(''[[Carlo Levi]]'', ''[[Cristo si è fermato a Eboli (romanzo)|Cristo si è fermato a Eboli]]'')}}
Per dieci annilunghi cianni fu una cruenta lotta tra falci e zappe contro cannoni e fucili che provocò la morte di migliaia di persone la distruzione di interi paesi e la miseria totale e l'emigrazione. La [[questione meridionale]] nasce ora e non si estinguerà fino ai nostri giorni.
[[File:Carmine Crocco (rounded).jpg|thumb|left|[[Carmine Crocco]], emblema del brigantaggio in [[Basilicata]]]]
 
Per dieci anni ci fu una cruenta lotta tra falci e zappe contro cannoni e fucili che provocò la morte di migliaia di persone la distruzione di interi paesi e la miseria totale e l'emigrazione. La [[questione meridionale]] nasce ora e non si estinguerà fino ai nostri giorni.
Questa guerra civile interessò tutta la [[Basilicata]] e le regioni limitrofe. L'alveo delle forze dei briganti divenne il [[Vulture]] ed il suo capo più rappresentativo fu [[Carmine Crocco|Carmine "Donatelli" Crocco]] di [[Rionero in Vulture|Rionero]]. Diserotore dall'esercito borbonico perché reo d'aver ucciso un compagno, Crocco aveva partecipato ai moti unitari del '60 ma non avendo ottenuto l'amnistia riprese la strada del brigantaggio nei boschi. Crocco riuscì ad aggregare attorno a sé un esercito di oltre duemila uomini, la maggior parte dei quali contadini disillusi e minacciati dalle ordinanze del Governo. A Crocco si unì il generale [[carlismo|carlista]] [[José Borjes|Borjes]], ma dopo aver fallito il tentativo di occupare [[Potenza (Italia)|Potenza]] nel novembre del [[1861]], lo spagnolo fu disarmato ed allontanato da Crocco, finendo catturato e fucilato dai bersaglieri presso [[Tagliacozzo]].