Capriata: differenze tra le versioni

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[[Immagine:Charpente.Notre.Dame.Paris.5.png|thumb|Struttura lignea della copertura di Notre Dame a Parigi]]
[[Immagine:Interior de la cubierta del Mercado del Val (Valladolid).jpg|thumb|Capriata in metallo in un edificio industriale]]
Il concetto costruttivo della capriata matura intorno al IV secolo d.c..
Il concetto costruttivo della capriata matura intorno al IV secolo d.C. seppure a partire dalla conformazione di coperture a falde di templi e basiliche, che già in epoca greca presentavano complesse strutture lignee con travi inclinate sostenute da murature, pilastrini, travi orizzontali, senza però giungere, secondo la maggior parte degli studiosi, alla concezione reticolare.
Tuttavia alcuni autori ipotizzano che già i greci abbiano messo in opera capriate triangolari, quanto meno nelle colonie della Sicilia dove le [[cella (architettura)|celle]] avevano una maggior ampiezza da coprire con la copertura lignea (circa 10 metri).<ref>Dieter Mertens,
Infatti [[Marco Vitruvio Pollione]], nel suo trattato "[[De architectura]]" non sembra trattare delle capriate.
Tuttavia alcuni autori ipotizzano che già i greci abbiano messo in opera capriate triangolari, quanto meno nelle colonie della Sicilia dove le [[cella (architettura)|celle]] avevano una maggior ampiezza da coprire con la copertura lignea (circa 10 metri).<ref>Dieter Mertens,
''Città e monumenti dei greci d'Occidente'', 2006, pag.101</ref>
 
La capriata venne massicciamente usata in epoca [[Architettura paleocristiana|paleocristiana]] come copertura per le prime [[basilica|basiliche]] cristiane, anche se non ci rimane alcuna struttura originale e non si può conoscere la conformazione di tali capriate.
La caratteristica della capriata di non generare spinte laterali che permetteva alle basiliche paleocristiane di avere mura abbastanza esili completamente lisce, senza bisogno di [[contrafforte|contrafforti]], caratterizzandone così l'aspetto esteriore che denuncia con la sua semplicità, la concezione strutturale della copertura.
 
Nel periodo [[architettura romanica|romanico]] iniziò la graduale sostituzione, nella copertura delle chiese, delle capriate con le [[volta (architettura)|volte]], prima nelle più piccole [[navata|navate]] laterali delle chiese, poi, via via che gli artefici acquisivano dimestichezza e perizia con. la nuovacapriata tecnica,si vennerodiffuse iniziateugualmente adin esseretutta copertel'Europa anchemedievale ledando piùvita altea enumerose ampie navate centralivarianti. LaNelle [[Basilicaregioni dimediterranee Santasi Mariaperfezionò Maggioreil (Lomello)|Basilicatipo dipiù Santaessenziale Mariaed Maggiore]]in aItalia [[Lomello]]perdurò per esempio è il più antico esempio pervenutocil'uso della fasecapriata dianche transizioneper delgrandi [[XII secolo]], con navate laterali coperte a volte e navata centrale achiese capriatemonumentali.
Da rilevare inoltre come al di sopra delle volte fosse presente comunque una complessa struttura lignea destinata a sorreggere la copertura a falde.
 
Nonostante quindi che l'architettura monumentale a partire dal periodo romanico preferisse la volta, la capriata si diffuse ugualmente in tutta l'Europa medievale dando vita a numerose varianti. Nelle regioni mediterranee si perfezionò il tipo più essenziale ed in Italia perdurò l'uso della capriata anche per grandi chiese monumentali; nell'Europa continentale sono presenti capriate più complesse con elementi di [[iperstaticità]] e nell'Europa settentrionale si diffondono strutture tridimensionali con falde molto inclinate e sottotetti agibili.
 
Nel [[Medioevo]] si era soliti dipingere le capriate con motivi decorativi spesso a colori vivaci come si può rilevare in alcune chiese medievali di Firenze.
 
Nel XVIII e soprattutto nel XIX secolo la capriata fu studiata sul piano teorico.
Nel Rinascimento la capriata fu studiata nel suo funzionamento e nelle sue varianti dai vari trattatisti come per esempio [[Mariano di Jacopo|Mariano di Jacopo detto il Taccola]], [[Leonardo da Vinci]], [[Sebastiano Serlio]]. In generale tali studi rivelano come ancora non fosse maturata la conoscenza della natura "reticolare" della capriata, tanto più che la tipologia classica viene accompagnata da numerose varianti con aste disposte in modo vario e per le quali si potrebbe parlare di pseudo capriate, venendo meno il criterio della maglia triangolare.
 
[[Andrea Palladio]] invece disegna sempre la capriata con monaco e spesso saettoni, ben collegati con la catena, in una struttura razionale ed ordinata, pienamente reticolare.
In questo periodo vengono realizzate strutture molto ardite come la copertura della Sala del Maggior Consiglio del [[Palazzo Ducale (Venezia)|Palazzo Ducale di Venezia]], di venticinque metri di luce.
Solo in seguito la capriata fu codificata nell'immagine manualistica che si impose definitivamente nel XIX secolo, con il monaco staccato e la catena come puro tirante.
 
L'uso della capriata, comunque fu piuttosto raro per l'architettura monumentale nel periodo rinascimentale e barocco, anche se si mantenne vitale negli edifici meno rappresentativi.
 
Nel XVIII e soprattutto nel XIX secolo la capriata fu studiata sul piano teorico, giungendo alla piena comprensione del funzionamento statico, il cui principio diede vita a strutture ben più complesse come le [[Travatura reticolare|travature reticolari]] ad aste e nodi.
 
L'uso della capriata si è mantenuto anche nel XIX e nel [[XX secolo|Novecento]] soprattutto nell'edilizia industriale, affiancando al tradizionale legno, anche il metallo ed il cemento armato.