Lente gravitazionale: differenze tra le versioni

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Più recentemente, nel 2010, venne presentato un progetto di ricerca da parte di Amitai Y.Bin-Nun, astrofisico dellUniversità della Pennsylvania di Philadelphia'', ''che propone d'indagare la potente fonte celeste radio-emittente posizionata nei pressi del centro della Via-Lattea e denominata [[Sagittarius A*]] e che dalla ricerca astrofisica di questo scienziato e suoi collaboratori risulta comportarsi come lente gravitazionale, per la luce delle stelle orbitanti intorno ad essa, dovuta ad un buco-nero molto massivo al suo interno. Per tale studio è stato considerato sia un buco massivo neutro e sia con carica (Q). In sintesi, essi ipotizzano che tal effetto possa ritenersi compatibile con una distorsione metrica, di quel campo relativistico, causata complessivamente dall'influenza d'una quinta dimensione spaziotemporale (o quarta solo spaziale): secondo l'impostazione pluridimensionale del tipo [[M-brane]], più specificatamente nella variante teorizzata dai fisici nucleari Lisa Randall<ref>"Warped Passages",cp.17-Lisa Randall-2005</ref> e Raman Sundrum (che prende da essi il nome), "''... lo scenario Randall-Sundrum del braneworld ammette una metrica di questa forma''"(Bin-Nun)<ref>"Although physically unlikely to apply in the case of a large black hole, the Randall-Sundrum II braneworld scenario admits a metric of this form,Know as the tidal Reissner-Nordstrom metric"</ref>. E che laggiù la potremmo scoprire calcolando le previsioni sull'effetto lente normalmente atteso, per i circostanti corpi irradianti, e confrontando con l'esito delle sequenziali misurazioni le predizioni contestuali a quel particolare modello cosmologico scelto. È necessario il protrarsi dell'osservazione per qualche anno per valutare con l'indispensabile fine precisione e certezza (anche per aspettare il compimento degli spostamenti stellari) il tipo d'accentuazione della luminosità (in alcuni aspetti al limite del 40-44% più di quella già prevedibile in via consueta) la quale, se si verificasse approvando il citato modello, sarebbe il prodotto dell'influenza della curvatura gravitazionale amplificata o catalizzata da una dimensione extra: la lunghezza che per la ''"[[Randall-Sundrum II]]"'' distanzierebbe nel volume dell'ipotetico bulk, ov'è probabilmente immerso il nostro mondo esperibile, la nostra brana tridimensionale da altra superficie egualmente tridimensionale ma a noi invisibile poiché interagente solo tramite i [[gravitoni]]; fuori così dalla portata della rivelazione empirica recepibile direttamente da apparecchiature ora disponibili. La ricerca di tal indizio a livello astronomico (quindi alternativo alla ricerca che solitamente, a questi fini, è rivolta alla realtà sub-atomica e usa i collisori di particelle) si manifesterebbe unicamente utilizzando la lente gravitazionale, che nel programma proposto dipende da forma e quantità di massa contenuta in ''Sgr A*'''^^'''''.<ref>"Gravitational lensing of stars orbiting Sgr A* as a probe of the black hole metric in the Galactic center" -Phys. Rev. D 82 nº6 (published 7 September 2010). 2010 The American Physical Society.</ref> Le lenti gravitazionali possono rivelarsi utili anche per individuare esopianeti, e appunto nell'aprile 2004 a circa 17000 anni luce da noi fu rilevata una ''nana rossa'' che si comporta da lente per un'altra più distante stella, ma valutando l'effetto gravitazionale complessivo, in questo caso di ''microlesing'', si scoprì che la stessa ''nana rossa'' deve ospitare nel suo sistema un pianeta della misura approssimativa di Giove<ref>Informazione tratta da Martin Kornelius "parte II: Lenti di spazio e tempo" di op.cit.</ref>. La lente gravitazionale si rivela non meno importante per la misura della [[materia oscura]] intorno alle galassie e ai loro rispettivi ammassi. In quanto oltre a contribuire alla modifica di traiettoria e ottica delle proiezioni elettromagnetiche, l'andamento delle linee di luce che per effetto gravitazionale si nota intorno agli oggetti visibili c'indica che essa oltre ad esser presente in quantità cospicua (all'incirca per un 25% della massa cosmica) è anche disposta con regolarità abbastanza uniforme; altrimenti essendo le lenti percepibili aggregate casualmente e quindi con posizioni (e strutture) irregolari nello spazio, la radiazione curvata dovrebbe presentare un'irregolarità corrispondente a queste ultime: ben maggiore di quella misurata.
 
== Conclusioni ==
Lo straordinario fenomeno qui presentato (la lente gravitazionale) ci aiuta a capire storia ed evoluzione cosmica e quindi a verificare empiricamente le basi della fisica conosciuta e se, per suo mezzo, si perverrà anche ad un'eventuale definitiva e sicura valutazione della costante di Hubble e/o d'una sua possibile variabilità temporale; o al chiarimento degli altri quesiti: quali la concreta portata e natura dell'[[energia oscura]] (o antigravitazionale) che pare domini l'intero arco dello [[spazio-tempo]] (fin dalle sue origini) e un'accurata determinazione della materia invisibile (esotica e/o non-barionica) che avvolge galassie e loro insiemi; o addirittura la rilevazione d'un'ulteriore dimensione spaziale e temporale finora sfuggita all'esame osservativo (suggerimento della pioneristica ricerca proposta dal gruppo astrofisico dell'Università della Pennsylvania): allora esso ci avrà aiutato a comprendere meglio il posto della nostra nicchia esistenziale nel profondo dell'ecosistema cosmico, ad aprire gli occhi su nuove frontiere ed anche a immaginare più correttamente la meccanica futura (una sua durata eterna, un'eventuale sua radicale trasformazione o la fine) dell'essenziale materia, che conosciamo e che edifica da almeno 14 miliardi d'anni l'intera realtà di cui siam parte, sia oggettiva che soggettiva.<ref name=Hack1997/><ref name=DeGrasse_Tyson/><ref>{{cita libro |autore=Antonino Zichichi |titolo=[[Il vero e il falso]] |capitolo=Cap. 7.11 |anno=2003 |editore=Il saggiatore |isbn=88-428-1078-9 }}</ref><ref>{{cita libro |nome=N. |cognome=Quien |coautori=Wehrse, R.; Kindl, C. |titolo=Luce, gravitazione e buchi neri |altri=Sosio, L. (trad.) |editore=Quaderni Le Scienze n.97}} Opera originaria pubblicata su Spektrum der Wissenschaft nel maggio 1995.</ref><ref>{{cita libro|autore=J.D. Barrow |wkautore=John David Barrow |titolo=L'infinito |editore=Mondadori |anno=2006 |annooriginale=2005 |isbn=88-04-55981-0 }}</ref>
 
== Note ==