Turnista: differenze tra le versioni

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Molti sidemen hanno una notorietà personale e sono particolarmente ricercati e alcuni finiscono per diventare leader di un gruppo musicale proprio: ad esempio, [[John Lennon]], [[Paul McCartney]], [[George Harrison]], e [[Pete Best]] furono sidemen di [[Tony Sheridan]] prima di diventare famosi con i [[Beatles]].<ref>I quattro musicisti, allora col nome di Beat Brothers, funsero da gruppo di spalla di Sheridan in alcune incisioni in studio. In Tony Bramwell, ''Magical Mystery Tours - My Life with the Beatles'', St. Martin's Press, New York 2006, pag. 53.</ref> Gli stessi Beatles si avvalsero a loro volta di diversi musicisti "esterni al gruppo" durante la loro carriera: tra gli altri fu famoso ad esempio [[Billy Preston]], nell'ultimo periodo.
 
A volte alcuni affermati ''sessionmen'' hanno dato vita a vere e proprie band: è il caso dei [[Toto (gruppo musicale)|Toto]] e degli [[Spin 1ne 2wo]], mentre in Italia si possono ricordare gli [[Stadio (gruppo musicale)|Stadio]] (per [[Lucio Dalla]], [[Ron]], [[Francesco De Gregori]] ed altri), la [[Steve Rogers Band]] (per [[Vasco Rossi]]) o gli [[O.R.O.]] (per [[Marco Masini]], [[Umberto Tozzi]], [[Raf]]).
In Italia la ''band'' più celebre formata da turnisti è certamente la "[[Premiata Forneria Marconi]]", la cui principale attività iniziale fu di partecipare a moltissime incisioni come strumentisti, anche per artisti di alto spessore come Fabrizio De André, Mina e Lucio Battisti. Partecipando al [[Cantagiro 1969|Cantagiro del 1969]], ancora sotto la denominazione "[[I Quelli]]", quel gruppo di turnisti si classificò ultimo, ma dei dieci brani primi in classifica, ben otto erano stati incisi da loro.
 
Alcuni musicisti talvolta hanno abbandonato temporaneamente i propri gruppi o la loro attività da solista per fare da sidemen ad altri; è il caso ad esempio di [[Eric Clapton]] e di [[Mark Knopfler]], artisti che vantano numerose collaborazioni esterne. La figura del sideman è forse più diffusa nel [[jazz]] che in altri generi essenzialmente per la natura fluida delle formazioni jazzistiche che si esibiscono dal vivo: là dove la presenza di musicisti esterni è prevalentemente richiesta in studio, prevale la figura simile, ma più oscura, del turnista (o session man).