Grande incendio di Roma: differenze tra le versioni

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Tacito passa quindi a descrivere i danni: dei [[14 regioni di Roma augustea|quattordici quartieri]] di Roma solo quattro erano rimasti intatti, mentre tre erano stati completamente rasi al suolo e altri sette conservavano solo pochi ruderi degli edifici.<ref name="TacitoXV40,2"/> Elenca quindi alcuni antichi templi (tra cui [[tempio della Luna (Roma)|quello della Luna]], fatto erigere da [[Servio Tullio]]; quello di [[tempio di Giove Statore (VIII secolo a.C.)|Giove Statore]] dell'epoca di [[Romolo]]) e santuari andati perduti (come l'[[ara massima di Ercole invitto]] e un [[casa delle Vestali|santuario di Vesta]] con i [[penati]] del popolo romano), oltre alla [[Regia (Roma)|''Regia'']] di [[Numa Pompilio]], e cita le opere di arte greca e i testi antichi scomparsi.<ref>{{cita|Tacito|Annali, XV, 41.1}}.</ref> Come scrive Dimitri Landeschi nel suo "Nerone, il grande incendio di Roma e la congiura di Pisone", "il numero complessivo dei morti dovette essere di molte decine di migliaia, e certamente ancora più elevato sarà stato il numero dei feriti e degli invalidi; del resto la capitale di Nerone contava non meno di un milione di abitanti, forse due, e solo un terzo della città sfuggì alle devastazioni dell'incendio. Il grande incendio di Roma trasformò la città in un agglomerato informe di rovine e di cadaveri disseminati qua e là. Da quel momento Roma, per quanto rapidi fossero stati i lavori di ricostruzione non fu la stessa di prima, e non lo sarebbe stata per molti anni ancora."
 
==== La ricostruzione ====
{{Vedi anche|Domus Aurea}}
[[File:Domus Aurea pianta generale.png|thumb|upright=1.8|Pianta generale della ''Domus Aurea'' (al centro in verde), posta tra il [[Palatino]] (a sud-ovest) e gli ''[[Horti Maecenatis]]'' (nord-est), che sorse sulle ceneri del grande incendio del 64.]]
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Dopo aver spiegato chi fosse il [[Cristo]], da cui avevano preso il nome, descrive inoltre i supplizi a cui il tirannico imperatore (come viene nel racconto presentato) sottopose gli accusati.<ref name="TacitoXV44,3">{{cita|Tacito|Annali, XV, 44.3}}.</ref>
 
I Romani avevano inizialmente distinto con difficoltà i cristiani dalle altre sette [[Ebraismo|giudaiche]] e [[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]] riporta un provvedimento dell'imperatore [[Claudio (imperatore romano)|Claudio]] che cacciava i giudei da Roma a causa dei tumulti nati sulla spinta di "Chrestus".<ref>{{cita|Svetonio|''Claudio'', 25.4}}: {{citazione|impulsore Chresto tumultuantes|}}.</ref>
 
Lo stesso Svetonio conferma anche che Nerone aveva mandato i cristiani al supplizio e li definisce "una nuova e malefica superstizione", senza tuttavia collegare questo provvedimento all'incendio.<ref>{{cita|Svetonio|''Nerone'', 16}} {{Citazione|afflicti suppliciis Christiani, genus hominum superstitionis nouae ac maleficae|}}</ref>