Francesco Saverio de Mérode: differenze tra le versioni

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|Sesso = M
|LuogoNascita = Bruxelles
|LuogoNascitaLink = Bruxelles (comune)
|GiornoMeseNascita = 26 marzo
|AnnoNascita = 1820
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Nel [[1848]] scelse però la carriera ecclesiastica: prese gli ordini, e, caduta la breve [[Repubblica Romana (1849)|Repubblica romana del 1849]], partecipò attivamente alla restaurazione dello [[Stato pontificio]]. Cappellano militare dei francesi, si fece notare da [[Pio IX]] che lo creò [[cameriere pontificio|cameriere segreto]] e [[monsignore]], utilizzandolo molto nei rapporti con la Francia del [[Secondo Impero francese|Secondo Impero]], alla quale per nascita e per cultura il Merode era legato.
 
In quegli [[anni 1850|anni '50]]-'60 lo Stato pontificio era "protetto" da [[Napoleone III]] contro le spinte risorgimentali e sembrava ancora possibile la restaurazione del papa-re e una qualche modernizzazione dello Stato della Chiesa. A quest'ultima il Merode era particolarmente interessato, avendo come modello i grandi rivolgimenti - e i grandi affari - che [[Barone Haussmann|Haussmann]] stava apportando a [[Parigi]]. Nel [[1871]] fonda l'Istituto scolastico [[Collegio San Giuseppe - Istituto De Merode|De Merode]], presso il [[palazzo Altemps]], poi trasferito nei pressi di [[Piazza di Spagna]].
 
Col tempo il suo ascendente sul Papa crebbe, nonostante il conflitto sempre vivo<ref>Martina Giacomo, ''I segretari di Stato di Pio IX'', MEFRIM: Mélanges de l'École française de Rome : Italie et mediterranée : 116, 1, 2004 (Roma : École française de Rome, 2004).</ref> con il [[Giacomo Antonelli|cardinale Antonelli]]: questi, man mano che si stringeva l'accerchiamento del Regno d'Italia e si affievoliva la protezione francese, rappresentava nelle gerarchie vaticane le posizioni più moderate e trattatiste, mentre monsignor de Merode - sostenuto dai [[Gesuiti]] - rappresentava le posizioni più conservatrici del potere temporale.
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=== Il politico ===
Merode fu comunque nominato, il 18 aprile [[1860]], vice-ministro delle Armi, incarico che tenne fino al 20 ottobre [[1865]]<ref>Per un'accurata descrizione dell'attività del Merode come "proministro delle armi" si veda il capitolo ''Monsignor Francesco de Merode proministro delle armi in Roma'', in ''Giubileo ai mercenari del settembre 1864 e di altre epoche'', Torino 1865, pp. 135-138.</ref>, sostenendo la guerriglia dei [[Sanfedismo|sanfedisti]] della [[Campagna e Marittima]] ed una politica di dura repressione interna di ogni movimento liberale<ref>Per un ritratto del Merode visto con occhi a lui contemporanei si veda [http://books.google.it/books?id=VcoYAAAAYAAJ&pg=PR5&dq=saverio+de+merode&hl=it&ei=09zDTJLhMMqUswae-8zOCA&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=30&ved=0CLEBEOgBMB0#v=onepage&q=saverio%20de%20merode&f=false Emilio Cardinali, ''I briganti e la corte pontificia'', Livorno 1862] pp. 59-61.</ref>. Notava [[Ferdinand Gregorovius|Gregorovius]] alla fine del 1863:
{{quotecitazione|Alcuni giorni fa i Francesi ad [[Albano Laziale|Albano]] hanno inseguito fino a [[Castel Gandolfo]] 24 [[carabinieri pontifici]] belgi, che commettevano eccessi. Ne hanno uccisi due e feriti 7 [...] Merode si è recato a Castel Gandolfo per assistere alle esequie di questi miserabili, come se fossero caduti sul campo dell'onore. Merode è ancora potente; domina il centro dei legittimisti e fa scorrere verso [[Roma]] i rivoli del denaro. Possiede perciò ambedue le chiavi per il cuore di [[Pio IX]].}}
 
Ma era ormai evidente che il dominio temporale era agli sgoccioli: ci voleva maggior duttilità, per trattare con i governi dei Savoia, e alla fine Merode fu sostituito, proprio su richiesta dei francesi, e con dispiacere del papa, che continuò ad utilizzarlo come proprio rappresentante personale e il 22 giugno [[1866]] lo creò arcivescovo titolare di [[Mitilene]].
 
=== L'immobiliarista ===
Le delusioni politiche non impedirono comunque al Merode di perseguire il proprio progetto di ''"hausmaniser Rome"'', progetto al quale si dedicò anzi totalmente, una volta libero dagli incarichi politici<ref>Incarichi che del resto il monsignore belga aveva sempre saldamente connesso alla intraprendente gestione dei propri affari economici: {{quotecitazione|Ad imitazione del primo ministro [Antonelli] egli conformava le alte vedute di stato alla manìa d'arricchire. In mezzo alle assorbenti sue cure avea tratto a se la fornitura generale di tutte le carceri e delie darsene e tante innovazioni v'introdusse che parea dovessero per la prima volta essere fondate.|op. cit., p. 61}}</ref>.
 
Le sue principali operazioni immobiliari furono condotte nell'area tra le [[Terme di Diocleziano]] e la vallata di [[Basilica di San Vitale (Roma)|San Vitale]]. Alle Terme di Diocleziano il cardinale<ref>"Che aveva interessi nell'area in questione": http://www.rerumromanarum.com/2014/03/via-nazionale.html .</ref> ottenne - ancora regnante Pio IX - di far attestare la nuova stazione centrale di Roma (aperta nel [[1863]]) e acquistò Villa Strozzi, sui cui terreni sorse poi il [[Teatro Costanzi|Teatro dell'Opera]]. Lungo la valle di San Vitale fu tracciato il collegamento tra la stazione ferroviaria e il centro direzionale dell'epoca ([[via del Corso (Roma)|via del Corso]]).
 
Le prime strade urbanizzate in questa zona furono Via Torino, Via Firenze, Via Napoli e Via Modena, e per quest'area il nuovo Comune di Roma fece propria, nel marzo 1871, la convenzione edilizia già stipulata con il Merode. L'urbanizzazione di questa zona fu quindi l'oggetto della prima convenzione urbanistica approvata a Roma dal nuovo Stato sabaudo. L'arteria (oggi [[Via Nazionale (Roma)|via Nazionale]]), fino all'altezza di via dei Serpenti sulla sinistra e di via della Consulta sulla destra, si chiamò per i primi anni, appunto, via de Merode, come tutto il quartiere intensivo costruito attorno<ref>Alvarez Mora Alfonso, ''Centro e periferia nella formazione della città moderna: Roma e Madrid a confronto'', Storia urbana : rivista di studi sulle trasformazioni della città e del territorio in età moderna. Fascicolo 3, 2000.</ref>.