Ugolotto Biancardo: differenze tra le versioni

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Nacque da nobile famiglia [[Parma|parmense]], figlio di Antonio e di Caterina [[Meli Lupi|Lupi]] di [[Soragna]]. Il suo nome compare per la prima volta in un documento del 3 marzo [[1363]]: in quella data era [[chierico]] e ricevette dallo zio Giovanni Lupi, canonico della [[cattedrale di Padova]], un beneficio.
 
La successiva attestazione, del 5 dicembre [[1378]], lo mostra ormai completamente impegnato nel mestiere delle armi, allorché, assieme al condottiero [[Alberico da Barbiano]] (suo maestro), ratificò nei pressi di [[Mantova]] l'assoldamento della [[compagnia di San Giorgio]] alla [[Repubblica di Venezia]]. Successivamente lo si ritrova in [[Toscana]], sempre con la stessa milizia, dove si impegnava a non attaccare la [[Repubblica di Firenze]] insieme allo zio, anch'esso condottiero [[Bonifacio Lupi]], marchese di [[Soragna]].
 
Nel [[1380]], al servizio di [[Francesco I da Carrara]], signore di [[Padova]], fu inviato in [[Friuli]] dove infuriava la [[guerra di successione al Patriarcato di Aquileia]]. Nel [[1386]], a causa dell'estendersi del conflitto, fu richiamato in [[Veneto]] e partecipò alle battaglie di [[battaglia di Castelbaldo|Castelbaldo]] e [[battaglia di Castagnaro|Castagnaro]].
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Nell'ottobre [[1387]] Verona era caduta e gli [[Scaligeri]] sconfitti. I cittadini di [[Vicenza]], per non subire l'occupazione padovana, preferirono darsi al Biancardo quale rappresentante del Visconti. Il condottiero accettò, incurante delle proteste del Carrarese che invocava i patti sulla divisione dei domini ex scaligeri. Ne seguì, come prevedibile, un conflitto in cui combatté contro il suo antico signore, partecipando alla presa di Padova del [[1388]]. Poco dopo, su invito di [[Jacopo dal Verme]] capo dell'esercito visconteo, prese possesso di [[Treviso]] e qui venne perdonato da Francesco da Carrara.
 
Nel [[1389]], essendosi acuite le tensioni tra Milano e Firenze, fu inviato in [[Romagna]], ma venne richiamato già l'anno successivo in quanto Padova si era sollevata cacciando gli occupanti viscontei. Prima però passò per [[Verona]], anch'essa ribellatasi sull'esempio della città euganea, la riconquistò il 26 giugno e lasciò che le proprie milizie la saccheggiassero (vennero fermate su intervento di [[Caterina Visconti]]).
Si rivolse poi a Padova ma non riuscì a domarla, anzi subì alcune sconfitte nel contado circostante. Attestatosi nel [[Bologna|Bolognese]] tra la fine del [[1390]] e l'inizio del [[1391]], fu successivamente richiamato a Verona per tornare ad operare contro i Padovani. Alla morte dello zio [[Bonifacio Lupi]], ne eredita le insegne con diritto di usarle nelle sue attività militari.
 
Si rivolse poi a Padova ma non riuscì a domarla, anzi subì alcune sconfitte nel contado circostante. Attestatosi nel [[Bologna|Bolognese]] tra la fine del [[1390]] e l'inizio del [[1391]], fu successivamente richiamato a Verona per tornare ad operare contro i Padovani. Nel frattempo divenne capitano generale di Gian Galeazzo con [[Jacopo dal Verme]].
 
Negli anni successivi abbandonò la lotta contro i Carraresi e, sempre al servizio del Visconti, combatté altrove: nel [[1391]] era nell'[[Alessandrino (territorio)|Alessandrino]], dove contribuì alla disfatta di [[Giovanni III d'Armagnac]], mentre nel [[1397]] era impegnato contro [[Francesco I Gonzaga]], subendo la [[Battaglia di Governolo (1397)|sconfitta di Governolo]].