Recitativo: differenze tra le versioni

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Questa giustapposizione ebbe un successo totalizzante e pervasivo. Praticamente tutta la produzione di opera italiana dal suo inizio con la Camerata dei Bardi fino al [[melodramma]] romantico si può analizzare come la riproduzione quasi meccanica di questo modello, sia nella produzione [[opera buffa|buffa]] che in quella [[opera seria|seria]], sia con i compositori italiani sia con gli stranieri che scrivevano opera italiana (vedi [[Georg Friedrich Händel|Händel]]).
 
I [[libretto|librettisti]] conoscevano la necessità di questa alternanza e si preoccupavano di versificare con versi per lo più sciolti tutta la materia della storia (recitativi) piazzando nei momenti opportuni generalmente delle quartine e/o delle ottave da far cantare ai protagonisti (arie e pezzi chiusi). Il recitativo delle opere a forme chiuse è stato completamente sostituito verso la metà del XIX sec. da forme [[durchkomponiert]] sviluppate prima in Francia ([[RanieriChristoph de'Willibald CalzabigiGluck|CalzabigiGluck]]-[[ChristophLuigi WillibaldCherubini|Cherubini]]-[[Gaspare GluckSpontini|GluckSpontini]]-[[Hector Berlioz|Berlioz]]) e poi in Germania ([[Carl Maria von Weber|Weber]]-[[Richard Wagner|Wagner]]).
Una forma interessante di recitativo è per esempio il racconto dell'evangelista nelle passioni. Il suo racconto viene interrotto da attori come [[Cristo]] o il popolo che in arie e cori prendono la parola in prima persona. In questi casi siamo di fronte ad un distacco dalla tradizione medievale che aveva dei pregiudizi nei confronti della mimesi in quanto il racconto degli eventi sacri poteva solo essere raccontato ma non mostrato. Possiamo trovare la cantata in stile recitativo anche nell'opera di Beaumarchais e Mozart ossia: Le nozze di Figaro.